-"Adesso mi credi?" disse Zaccaria quasi leccandosi i baffi.
-"Purtroppo si" risposi delusa al suono della mia disfatta.
-"Sorellona è fichissimo. Sei un mostro sputa fiamme" disse ridendo di gusto.
-"Grazie Sammy, sei sempre gentilissimo" e gli tirai un pugno sulla spalla. Come un grande attore precipitó al suolo colpito a morte, ci scambiamo un sorriso sornione ma non appena incrociai gli occhi del discepolo tornai seria.
-"Zaccaria ho un piccolo dubbio su quanto hai detto" dissi attendendo una risposta ma il discepolo rispose con un semplice cenno del capo. Cosi continuai con il mio ragionamento.
-"Se quello che hai raccontato è vero, in teoria solo i discepoli possono vedere il KALAN, come fa Sammy a vederlo? É un discepolo?"
-"No. Possiedi per metà il DNA di un Morsit e per metà quello dell'ordine. Quindi non essendo pura al cento per cento il tuo KALAN è visibile a tutti, anche a un semplice Morsit come tuo fratello".
-"Mia madre era un membro dell'ordine?"
-"La più scaltra oserei dire" disse con un sorriso complice rievocando qualche ricordo a noi celato e continuò:
-"L'eletto nasce solo tra l'ordine, ma di solito è un puro sangue. Tu invece ..."disse non concludendo la frase.
-"Sono un meticcio praticamente"
-"Perché nostra madre non ha mai nominato neanche per sbaglio tutta questa storia!?"disse Sammuele adirato, indicando me e Zaccaria come se fossimo un circolo privato al quale non era ammesso.
-"Vostra madre era una gran donna ma aveva concesso il suo cuore all'uomo sbagliato. Era convinta che nessuno di voi due potesse possedere il marchio. Così..."
-"Così ha preferito tenerci all'oscuro di tutto. Poteva metterci in guardia da tutto questo schifo. Selene è una mutante con poteri magici e io un dannato, stupido, mostro, succhialinfa. È questo che stai cercando di dirci?" disse Sammy con le lacrime agli occhi "Non bastava essere orfano e assistere all'omicidio di mia madre sapendo che l'assassino è colui che mi ha insegnato a nuotare. No. Alla lista mancava essere un obbrobrio omicida come lui?" disse quasi urlando.
Non riuscivo a credere ai miei occhi. Pensavo alla storia dei poteri e a una madre shadowhunter tanto da trascurare l'enorme dettaglio che mio fratello era un demone succhialinfa. Dannazione. Cosa potevo fare. Guardavo i suoi occhi e dentro di me soffrivo tanto quanto lui. Odiavo i miei genitori per quello che ci stava accadendo. Fino a ieri il dilemma più grande era scegliere l'argomento della tesi. Adesso era cosa fare per salvarci la vita ma soprattutto come aiutare mio fratello. Ero la sorella maggiore e l'unica famiglia che possedeva, dovevo prendermi cura di lui come avevo fatto fino ad ora. Il fatto che lui fosse un Morsit era indifferente, era il mio fratellino, lo stesso bambino che fino a qualche tempo fa aveva riempito la vasca di fango per far giocare le sue rane, lo stesso che si nascondeva nel mio letto quando fuori tuonava perché impaurito dal temporale. Era Sammy e dovevo far in modo che fosse al sicuro. Tutti quei succhialinfa che s'erano presentati alla nostra porta, uno dopo l'altro, affermavano sempre di essere la nostra famiglia. Se dovesse cadere nelle loro mani lo perderei per sempre, diventerebbe un assassino.
Non riuscivo più a sopportare quella distanza fra noi. Gli corsi incontro, ma Sammuele fece un passo indietro come se avesse paura di me.
-"Selene stai lontana! Potrei farti del male anche non volendo".
Fu come ricevere una pugnalata al cuore. Non avrei permesso a quei farabutti di rovinarlo. Con due veloci falcate annientai la distanza abbracciandolo cosi stretto da non farlo respirare. Mi sentivo morire dentro. Eravamo due vasi in frantumi. Adesso l'importante era allontanare mio fratello da questa situazione altrimenti non saremmo sopravvissuti, nessuno dei due.
-"Sammy non dire assurdità. Non sei un mostro e ne tanto meno un Morsit. Sei semplicemente Sammy, il mio rompiscatole e stupidotto fratellino".
-"Be tecnicamente sei un succhialinfa" disse Zaccaria.
-"ZACCARIA!" dissi fulminandolo con lo sguardo.
-"Voglio dire un succhialinfa buono ovviamente" si corresse il discepolo stampandosi un sorriso sulle labbra.
-"E anche se fosse non sarai mai come loro. Cosa dicevo quando eravamo piccoli"
-"Che le debolezze sono la nostra più grande forza se sappiamo come usarle"
-"Esatto. Noi troveremo una soluzione, ci sarà sicuramente qualcosa da fare, vero Zaccaria?"
-"Cosa mi stai chiedendo esattamente" disse dubbioso.
-"I Morsit non sono comparsi dal nulla. Ci sarà stato un fattore scatenante che ha causato la loro presenza e diffusione nel mondo, quindi ci sarà un modo per sovvertire la situazione"
-" ... "
Zaccaria non proferiva parola ma conoscevo quello sguardo, ambiguo e misterioso. Celava informazioni di vitale importanza ne ero certa. Lo conosco da quando sono nata, nasconde qualcosa.
-"Zaccaria posso non conoscere molto, mi correggo NULLA, sul mio potere, ma sono sicura che all'ordine serve la mia collaborazione. Correggimi se sbaglio, sono una delle poche elette nate negli ultimi tempi se non l'unica in questo momento. Quindi se volete che vi aiuti a liberarvi dei Morsit devi dirmi se c'è un modo per cambiare la situazione di Sammy" dissi sicura.
-"Sei uguale a tua madre" affermò con un sorriso spento che gli morì tra le labbra. "D'accordo. C'hai preso su tutta la linea, ma se aiuto Sammy verrai con me dall'oracolo senza tante storie e aiuterai la mia gente"
-"Solo dopo aver risolto il piccolo problema di Sammy"
-"Non lo definirei piccolo. Tutt'altro. Tuo fratello compirà tredici anni fra due settimane, dovremmo riuscire a fermare il propagarsi del gene prima del Mens Mentis."
-"Cos'è?" disse Sammuele preoccupato asciugando le lacrime con il dorso della mano.
Il discepolo deciso a svuotare il sacco si accomodò sulla sedia e quasi ricordandosi solo in quel momento del naso rotto in una mossa repentina lo rimise in sesto.
-"Ogni Morsit che crea una discendenza ha il cinquanta per cento di probabilità di avere a sua volta un Morsit. Di solito il gene si presenta all'età di tredici anni e non appena compare, il giovane viene mietuto"
Capendo la nostra ignoranza in materia di mietitura ci spiegò il suo significato.
-"Il ragazzo o la ragazza in questione viene mandato una settimana prima del suo tredicesimo compleanno presso un campo estivo o almeno cosi vi si fa credere. Durante questa summer school siete sottoposti a prove di abilità, forza e quant'altro ma vengono svolte anche delle analisi. Solo in questo modo si comprende se si è Morsit o no. Chi possiede il gene è mietuto, significa essere prelevato e allontanato dai propri genitori a causa del Mens Mentis. È una sorta di amnesia, si dimentica tutto, la famiglia, gli amici, dimentichi tutta la tua vita. Tutte queste informazioni sono sostituite dalla voglia irrefrenabile di uccidere".
A quelle parole Sammy mi stritolò la mano ma con coraggio disse:
-"Prosegui con la spiegazione"
-"Vieni trasferito in una struttura per contenere i tuoi istinti omicidi, vieni addestrato o forse è meglio dire torturato affinché tu possa controllare il tuo "potere" e indirizzarlo verso la preda giusta. Alle volte però il gene non si presenta a tredici anni ma a venticinque e a quell'età si eseguono ulteriori esami e si comprende definitivamente da che parte stai".
Quella spiegazione aveva lasciato senza parole sia me che Sammy. Anch'io a tredici anni fui spedita presso un centro estivo e ricordo bene quanto somigliasse a una caserma di commilitoni più che a un centro ludico per bambini. Ricordo una ragazzina di colore che indossava sempre delle ballerine con un fiocco rosso a pois, era agile come un ninja. Riusciva a superare a pieni voti tutte le prove a cui ci sottoponevano con velocità e senza fatica. Ogni insegnante le faceva mille complimenti ma la sera quando rientrava in branda non faceva altro che piangere,si raggomitolava tra le coperte piangendo e chiamando a gran voce la madre che a migliaia di kilometri non poteva sentirla. Una notte piangeva così tanto che andai da lei. Non capivo perché piangesse tanto, cercai di calmarla quando grazie ad una piccola lanterna notai le sue braccia piene di lividi e tagli. Gli stessi insegnanti che la lo lodavano, ogni sera la picchiavano e ferivano per vedere in quanto tempo si rigenerasse. Quella stessa notte cercai di aiutarla addormentandomi nella sua branda ma la mattina seguente era sparita.
Continuavo a pensare senza sosta a quel ricordo che era rimasto sepolto per anni nella mia mente quando sentii Sammuele tremare. Non poteva succedere a lui quello che era accaduto a quella bambina. Assolutamente No, non sarebbe accaduto.
-"Bene, abbiamo un due settimane prima che tutto questo accada. Cosa dobbiamo fare per contrastare questo gene"dissi con forza.
-"Quello che dovrai fare tu mia cara Selene. Se vuoi aiutare tuo fratello devi conquistare la fiducia di Ermes e rubare dalla sua sala trofei le ceneri di sua sorella Sophie"
-" Non penso di aver capito"
-"oh hai capito benissimo. Devi entrare nelle grazie del direttore dell'organizzazione segreta dei Morsit, rubare le ceneri di sua sorella e tornare da me e Sammy per preparare la pozione che potrebbe aiutare tuo fratello"
-"potrebbe? Non è neanche una certezza?"
-"L'unica che sia riuscita a rinunciare al suo gene di Morsit è stata la sorella di Ermes. Odiava a tal punto vedere sua madre uccidere la gente che divenne pazza per cercare una qualsiasi soluzione affinché ne lei ne suo fratello diventassero un Morsit. Girò il mondo per riuscire nella sua impresa, la sua traversata si ultimò in Africa dove incontrò uno sciamano che le regalò una polvere concessa a loro dagli antichi spiriti per difendersi dal male delle tenebre"
-"Allora Ermes non è un Morsit" dissi sorpresa.
-"Invece si. Sophie provò la polvere su di se prima che il suo gene si mostrasse e riuscì a salvarsi ma per Ermes era troppo tardi, era già stato mietuto prima del suo ritorno. Sua madre non le aveva mai raccontato per intero la storia della mietitura. Sophie aveva ventiquattro anni quando aveva intrapreso il viaggio è suo fratello dodici. Convinta che il gene si presentasse a venticinque anni pensava di avere molto tempo a sua disposizione per aiutare il fratello, ma non fu così. La bella fanciulla visse una vita felice ma prima di morire diede disposizioni che le sue ceneri fossero spedite al fratello insieme ad una lettera. Ermes non ricordava più la sorella a causa del Mens Mentis ma dopo aver letto la lettera di Sophie e aver visto la foto di loro due bambini ebbe come un ripristino della memoria. Ricordava tutto. Sophie gli aveva donato le sue ceneri perché solo cosi Ermes poteva salvare i suoi figli dallo stesso morbo in cui era caduto. Ma per fortuna o sventura che fosse il direttore dell'agenzia a distanza di secoli non è mai riuscito a procreare un Morsit, solo umani".
Zaccaria si alzò e versandosi un abbondante porzione di brandy, tranguggió l'intero contenuto senza osservarci. Raccontarci quella storia era stato difficile per lui, come se avesse sacrificato una grossa parte di se rivelandoci quelle informazioni.
-"Bene se c'è anche solo una piccolissima possibilità che queste ceneri possano aiutare Sammy andrò da Ermes" dissi.
-"Sei proprio uguale a lei" sussuró Zaccaria quasi parlando tra se e se.

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