XVI

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-"Marcus torna indietro" dissi strattonando la manica del suo completo.
-"Quel lurido abominio la pagherà cara" affermò digrignando i denti e attraversando l'ingresso del palazzo.
-"Marcus!" tuonai minacciosa "Preoccupati di Savannah non di Ermes. Finiremo tutti nei guai se irrompi furibondo nella sala principale e cerchi di far fuori il capo supremo ben protetto da almeno un centinaio se non migliaia di demoni. Tua sorella è accasciata sul ciglio della strada più morta che viva. Dovresti pensare a curare le sue di ferite e non a quelle che vorresti infliggere" il mio tono divenne molto più incazzato di quanto volessi.
-"Dannazione Rossa! È una morsit! Dimentichi che nel giro di due minuti al massimo le sue ferite guariranno"continuò dritto verso la sua meta trascinandomi con se. Non mollavo la presa e continuavo inutilmente a trattenerlo.
-"Sei un fratello maggiore di merda. Tua sorella è stata torturata! Non esiste solo il dolore fisico ma quello mentale e ti assicuro che non esiste nessun superpotere demoniaco che possa cancellare dalla sua mente un tale orrore. Io ne so qualcosa."
Quasi la sussurai quell'ultima frase.
Di colpo Marcus si fermò e in un attimo fece dietro front senza proferir parola e io da brava umana lo seguivo come un cagnolino al guinzaglio lasciando finalmente la manica ormai stropicciata.
Sollevando la sorella dal ciglio della strada raggiunse la macchina in poche veloci falcate.
Non riuscivo a distogliere lo sguardo dalla scia di sangue che aveva lasciato Savannah. Il paragone con la pozzanghera dal forte tocco vermiglio di mio padre fu inevitabile. Il sangue di un rosso acceso e brillante quasi accecante mi aveva destabilizzata ma ancora più sconvolgente fu l'intenso e inatteso bruciore che invase nuovamente le mie terminazioni nervose ricordandomi il giorno in cui avevo ucciso uno dei miei genitori.
"Selene andiamo!" urlò Marcus e di corsa salii in auto.

Savannah s'era appisolata dopo le prime miglia sotto il ronzio del motore della Mercedes, non aveva aperto bocca, aveva solamente sorriso al fratello e poi la vettura piombò in un assordante silenzio. La fissavo attraverso lo specchietto retrovisore sperando che fosse ancora viva, le ferite erano scomparse del tutto ma vedere la sua cassa toracica muoversi mi rincuorava. Respirava ancora. La mia vocina mi dava della stupida.
'Selene insomma è una morsit, non è cosi facile ucciderla'.
Ma chiamala come vuoi, paranoia o debolezza umana, vedere Savannah respirare mi rassicurava. Non potevo dire lo stesso di Marcus che osservavo di sottecchi. Il suo sguardo assente era fisso sulla strada e non mi rivolgeva neanche una minima occhiata. Neanche un occhiataccia diamine. La strada buia proseguiva senza troppi intoppi nell'inesorabile mutismo di entrambi. Ogni tanto qualche piccolo lampione illuminava l'abitacolo solo per mostrare il gelo che s'era creato fra noi. Abbassaii di colpo il finestrino per cambiare aria o forse per respirare ancora. Disfai l'acconciatura ormai in bilico e con un braccio fuori dall' abitacolo sentii un brivido percorrermi la pelle.
-"Prenderai un raffreddore" elargí il guidatore.
-"Poco importa"
-"A me importa. Odio dormire con chi starnutisce per tutta la notte" disse tirando su il vetro e quasi tranciando via il mio arto.
-"Dormiró in salotto. Problema risolto" risposi premendo l'interruttore e sentendo la brezza notturna tra i capelli.
-"Sei davvero fastidiosa"
-"E tu sei un gran cretino" esordii senza neanche guardarlo in faccia ma potevo sentire il suo sorrisetto famelico dipinto sul volto.
Di nuovo nessun segno di vita. Nessuno scambio di battute di alcun genere. Respirai rumorosamente e chiusi il finestrino tornando a fissare la linea continua che divideva la carreggiata.
-"Parlami" disse d'un tratto.
-"Cosa vuoi che ti dica?" affermai sottovoce liberandomi dai tacchi.
-"Perché mi hai cacciato?" rispose risentito.
-"Non ti ho cacciato. Stavo cercando di salvare la nostra unica via di uscita"
-"Il piano non era quello" ringhió.
-"I piani cambiano. Dovresti saperlo! Non sei il super agente in carriera di cui tanto tessi le lodi?"
-"Avevamo un patto!" continuò piatto.
-"L'ho rispettato. Tu hai tua sorella e io posso salvare il mio di fratello"
-"Il patto non era quello"
-"E qual era mio caro Marcus? Scendere al piano inferiore e dare una bella ripassata alle prime fanciulle mezze svestite che ti capitavano sotto mano? O farsi massaggiare il pacco al centro della pista? Dimmi Marcus, dimmi pure. Qual era il piano?" slacciai la cintura e lo guardai dritto negli occhi alzando la voce. Marcus accostó di fronte l'ingresso dell'appartamento e il motore si spense di colpo.
-"Invece chiudersi in uno studio inespugnabile con un demone millenario che non fa altro che allungare le mani era la linea base del nostro piano?? Mi sarò perso questo passaggio mentre ... " senza trattersi continuó "giuravi che non saresti rimasta neanche un secondo da sola con lui"
-"Cosa diavolo volevi che facessi? Era l'unica tattica possibile per non mandare tutto a puttane"
-"Avrei trovato un altro modo per entrare nella sua stanza dei trofei"
-"Ovviamente. Cosa ti rode di più Marcus che possa essermi concessa al tua capo o che sia riuscita da sola a portare a termine la missione senza il tuo aiuto" dissi con enfasi uscendo dalla macchina scalza e sbattendo la portiera. Marcus incazzato uscì dall' abitacolo seguendomi davanti la porta d'ingresso.
-"Non hai snobbato il mio aiuto quando quel ragazzetto di poco conto ha cercato di approfittare di te" disse cercando la toppa della serratura per inserire le chiavi senza distogliere lo sguardo dai miei occhi.
-"Forse non si stava approfittando di me, forse volevo andare a letto con lui. Questo non l'hai pensato?"
-"Allora cosa ci fai ancora qui"
-"Hai ragione cosa ci faccio ancora qui" affermai furibonda entrando in casa " Raccolgo le mie cose e ti libero dalla mia presenza. In fin dei conti il nostro accordo è concluso e non devo più fingere di sopportarti"
-"Stanotte non sembrava fingessi" urlò dietro le mie spalle.
-"Ogni donna sa fingere un orgasmo tesoro. Sei uno stolto se credi che ogni donna con cui sei stato a letto non abbia mai finto"
-"Approvo la mozione" disse Savannah entrando nell'appartamento stiracchiandosi e lasciando Marcus sulla porta. "La prossima volta che voi piccioncini litigate assicuratevi che nessuno stia riposando nelle vicinanze. La vostra voce perfora i timpani".
A quel punto Marcus chiuse la porta e tornando indietro mi fermai di fronte a Savannah chiedendo scusa.
-"Mi dispiace sono stata indelicata. Come ti senti?"
-"Non preoccuparti, non è niente che una bella dormita non possa sistemare. Grazie Selene so che il mio rilascio è merito tuo"disse abbracciandomi di slancio e sbadigliando.
-"Non ho fatto nulla in verità"
-"Ermes dice il contrario" e poi imitando la voce del capo dell'agenzia disse:
-"Ho passato una serata strabiliante e per sdebitarmi con la persona che ha reso possibile ciò, farò un piccolo favore al suo ragazzo" e continuando con la sua voce reale e sinuosa:
-"Ed eccomi qui mia cara. É meglio che vada, faccio una doccia e mi riposo un po" e con un enorme sorriso a trentadue denti si concedó raggiungendo a grandi falcate la parete dietro al pianoforte. Toccó una microscopica incisione e una porta nascosta si aprii.
-"Ma che diavolo!" imprecai "avevi detto che non c'erano camere per gli ospiti"
-"Infatti quella è la camera di Savannah" sbiascicò Marcus.
-"Dio fratello, usi ancora la tattica del non ci sono altri letti disponibili per portarti a letto una donna! Quanto sei triste" rise Savannah.
-"Be è triste chi ci casca" rispose con un ghigno guardandomi.
-"Ma quanto diavolo sono idiota" urlai lasciando la stanza non prima di udire un piccolo scambio di battute tra i due demoni.
-"Fratello ti conviene seguirla perché stavolta l'hai combinata grossa"
-"E a te cosa importa?"
-"Mi piace. È insolita e poi riesce a tenerti testa, non c'è mai riuscito nessuno"
-"Non la conosci neanche"
-"Neanche tu. Ma ti sei innamorato per molto meno" disse e scomparve dietro la porta.

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