VI ~Marcus~

70 4 4
                                    

Continuavo ad osservare sbalordito quel rossore. Che razza di magia era mai questa? Come poteva quella Rossa bruciarmi?
In tutti i miei secoli da Morsit nulla mi aveva mai scalfito, la parola "dolore" non compariva nel mio vocabolario dalla mietitura.
-"Marcus mio caro, come ti senti? Ho letto il tuo rapporto sulla missione pochi minuti fa".
-"Signore! Mi dispiace" dissi balbettando e sovrappensiero.
-"Non preoccuparti. Ero sicuro che il risultato fosse questo" affermó con un ghigno soddisfatto.
Una risposta insolita per una missione non conclusa che mi svegliò di colpo dall'oblio in cui m'ero perso e la curiosità fece capolino senza ulteriori indugi.
-"Non capisco. Cosa intende, Signore?" dissi punto nell'orgoglio per la mancanza di fiducia nelle mie doti di predatore.
Avevo osato chiedere delucidazioni in malo modo all'uomo più potente di tutta l'agenzia, colui che tutti, inclusi i bambini, chiamavano l'Invicibile Ermes.
-"Seguimi riceverai ulteriori spiegazioni nel mio ufficio, sono informazioni riservate."
Con passo celato seguii quel Morsit all'apparenza indifeso ma micidiale nel suo completo Armani. L'essere più vecchio di tutta la nostra razza che dimostrava poco più di vent'anni. Un volto angelico che nascondeva un assassino esperto. Il suo cosiddetto "ufficio" era da tutti chiamata la Stanza dei Trofei. Entrai quasi in punta di piedi osservando ogni piccolo dettaglio di quella stanza a cui solo pochi eletti era stato concesso l'onore di entrare. C'erano crani all'interno di teche di vetro con etichette di bronzo che riportavano il nome del poveretto che aveva avuto la sfortuna di incontrare lo stesso uomo che in quell'esatto momento mi osservava schivo poggiato alla scrivania. Spade vichinghe, maschere africane, disegni ad olio, bussole d'ogni tipo, perfino gioielli di re e regine caduti preda del fascino di Ermes. Migliaia di foto ornavano le pareti altrimenti spoglie, ritraendo Ermes abbracciato a personaggi noti di ogni epoca possibile. Vi erano perfino parti anatomiche imbalsamate poste vicino alla sua scrivania, posizionati come un dirigente orgoglioso che desidera mostrare al prossimo il proprio trofeo vinto al college. Un brivido mi colpi quando la sua voce angelica mi parlò da dietro le spalle.
-"L'angelo sterminatore." E rise di gusto. Una risata profonda e crudele. Sempre con questo tono proseguì: -"Era il mio soprannome. In ogni epoca in cui ho vissuto ogni uomo, donna o bambino che fosse, qualsiasi lingua parlassero arrivavano tutti allo stesso nomignolo. Che razza stupida questi umani. Basta possedere un bel visino e nessuno penserà mai a te come a un pluriomicida. Ma passiamo ai nostri affari, mettiti pure comodo Marcus la storia è lunga" disse indicando la poltrona, raggiungendo egli stesso il suo maestoso trono posto dietro la scrivania in mogano. Sbottonando con eleganza la giacca scura iniziò il racconto.
-"Come sai ognuno di noi ha il compito di catturare un umano e di procreare almeno un figlio"
-"Certo Signore ne sono al corrente. Dobbiamo formare un esercito per combattere le battaglie che ogni secolo ci infligge. Abbiamo il diritto e il dovere di proteggere la nostra razza" dissi come se ripetessi la sacra Bibbia.
Ermes era soddisfatto di sentir ripetere il credo che aveva instillato col fuoco su ogni singolo Morsit del mondo.
-"Eccellente. Sei a conoscenza che da secoli i nostri più grandi nemici sono i membri dell'ordine del Sigillo delle Anime. Sono i soli a poterci eliminare".
-"Si Signore. È per questo motivo che anni or sono furono tutti eliminati. Partecipai io stesso alla missione delle Valchirie".
Per un momento mi parve di scorgere del dolore nel volto infallibile di Ermes, ma quel piccolo guizzo scomparve velocemente così come era apparso.
-"Non esattamente. Credevamo che per proteggere la nostra razza bastasse uccidere solo gli eletti, fu un madornale errore da parte mia. Era risaputo che il KALAN comparisse solo dall'unione di veri eletti. Sangue puro. Di razza insomma. Mi spiego meglio. Un figlio nato tra due eletti avrebbe per forza posseduto il KALAN, ma tutti, l'ordine compreso, era certo che un discepolo non potesse concepire un eletto o almeno in teoria così si credeva. A questo punto della storia entra in gioco John. Tutta l'organizzazione conosceva la moglie del nostro generale John McQueen, una giovane alquanto graziosa a parer mio. Da questo matrimonio sono nati due splendidi figli in salute".
-"Certamente, ne sono a conoscenza" dove diamine vuole andare a parare.
-"Ma quello di cui nessuno è a conoscenza e che Dalia, la moglie di John, era un discepolo dell'ordine." 
-"Un discepolo?!"
-"Secondo la legenda, dalla relazione di un discepolo e un Morsit non potrà mai nascere un eletto, ma ordinai comunque a John di eliminare sua moglie. La situazione era diventata ingestibile in quel periodo. John si era innamorato a tal punto di Dalia da mettere in discussione la sua stessa razza e l'unico modo per farlo rinsavire era eliminare del tutto il problema. Ma ciò che ottenni fu la reazione contraria, John non rispettò gli ordini. Affermava di amare troppo quella femmina da non riuscire ad adempiere ai suoi doveri. Si presentò in questo stesso ufficio a implorare di salvare la vita alla sua dolce metà, rimasi sconcertato da come quella deliziosa creatura avesse piegato un generale così caparbio e distruttivo. John era stato al mio fianco per millenni, era una macchina da guerra infallibile ma da quando aveva sposato Dalia si era ammorbidito. Decisi di graziarlo, ero certo che prima o poi si sarebbe stancato di quella creaturina così gracile. Contro ogni previsione il loro matrimonio divenne sempre più solido con il passare degli anni, così diedi il mio benestare affinché quella sceneggiata potesse continuare, dalla loro unione nascevano esemplari magnifici di Morsit quindi perchè intromettersi. Pensa che durante il campo estivo la figlia aveva ottenuto i punteggi più elevati da secoli in tutte le discipline di logica e ingegno. Aveva totalizzato un QI superiore alla media, ma non era ancora del tutto pronta alla mietitura, eravamo sicuri che all'età di venticinque anni il Mens Mentis avrebbe bussato alla sua porta." 
-"Capisco solo adesso l'importanza della missione che mi è stata affidata. Mi dispiace non aver portato a termine il mio incarico" dissi alzandomi di scatto e facendo una riverenza.
-"Non è questo il motivo per cui voglio che catturi Selene. Siediti Marcus e ascolta bene, le informazioni che da adesso in poi condividerò con te dovranno rimanere segrete. Nessuno all'infuori del sottoscritto è a conoscenza di questi fatti" disse duro e con un movimento impercettibile ripresi il mio posto e feci un cenno di assenso.
-"Può fidarsi di me".
-"Bene. Allora dove eravamo. Ero curioso riguardo a quella ragazza, Selene. Cominciai a farla seguire ma nessuno degli agenti aveva riscontrato anomalie nel suo comportamento, fu allora che decisi di prendere in mano la situazione. Mi presentai alla porta della famiglia McQueen senza preavviso e così fu anche nei giorni successivi. Cominciai pian pianino ad entrare all'interno di quel nucleo familiare cercando di non far trapelare il mio interesse verso la fanciulla. Ovviamente nessuno dei due figli era a conoscenza della mia vera natura e del mio ruolo all'interno dell'organizzazione, secondo John era meglio tenerli all'oscuro dal mondo dei Morsit, almeno fin quando non si fosse rivelata la loro vera natura. Il generale credeva che i suoi due figli non potessero possedere il gene, non mi ha mai spiegato il motivo di tali supposizioni. Credo sperasse con tutte le sue forze che non fossero dei demoni come lui, in quel periodo il generale nutriva dei dubbi sulla sua vera natura di predatore. Ma quella è un'altra storia. Comunque il caso volle che un giorno fossi presente alla rivelazione che avrebbe cambiato le sorti di tutti noi".
-"Quale rivelazione?"
-"Selene era un eletta. Avevo visto il suo Kalan".
- "Ma questo non è possibile".
-"Ero a casa dei McQueen quando chiedendo la macchina alla madre, la figlia maggiore, esplose in un usuale eccesso di rabbia adolescenziale. Fu così che lo vidi, proprio li sul suo polso, comparve e poi sparì. Chiesi spiegazioni a John ma insisteva nel dire quanto fossi paranoico. Iniziai a pedinarla senza sosta, giorno dopo giorno finché non trovai le prove. Selene era un eletta, era per metà Morsit quindi il suo KALAN era perfettamente visibile anche a noi. Parlai con diversi esperti e discepoli che collaboravano con il nostro dipartimento, tutti concordarono con la mia tesi. Così presi la decisione, John doveva uccidere sua moglie e portare i suoi figli da me per ulteriori analisi. Selene poteva essere un arma micidiale se avesse collaborato con la nostra agenzia, ma non potevo rischiare che Dalia consegnasse sua figlia all'ordine, ci avrebbe distrutto".
-"Quindi John ha rispettato gli ordini ma è stato fatto fuori" dissi concentrato e Ermes con un cenno d'assenso continuò.
-"Spiegai tutto a John e per fortuna rinsavì. Decise di portare egli stesso a termine il lavoro, non voleva che fossero altri ad adempiere all'incarico così accettai la sua proposta di sbarazzarsi egli stesso della moglie. Si sentiva tradito, Dalia sapeva del KALAN della figlia ma non gli aveva rivelato nulla. Purtroppo Selene ha sprigionato il suo potere al momento sbagliato e ha ucciso involontariamente suo padre alla vista del cadavere di sua madre. So da fonti attendibili che adesso il suo KALAN è diventato permanente e che in questo momento si trova a casa di un discepolo di nome Zaccaria. Il tuo compito è di catturare Selene e Sammuele. Se quel discepolo intralcia il tuo lavoro uccidilo pure".
-"Perchè ha scelto me Signore"
-"Perchè voglio che Selene lavori per noi. Deve collaborare con la nostra organizzazione volontariamente e solo in questo modo riusciremo a creare altri esseri come lei. Con la forza non ha funzionato dobbiamo essere più astuti. Tu sei uno dei Morsit più interessanti della base, astuto e intelligente ma sopratutto molto affascinante. Alcuni ti reputano un vero don giovanni, un amatore coi fiocchi. Ho definito un piano basandomi su queste tue caratteristiche. Il tuo compito è farla innamorare di te. In questo momento ha paura, è sola ad affrontare situazioni assurde, offrile la tua protezione, conquistala. Ho visto il video della sorveglianza sul vostro primo incontro, c'era qualcosa di magnetico fra voi due, quasi attrazione. So che è il tuo modus operandi di routine: utilizzare il tuo charme per acciuffare gli obiettivi. Questa volta ti chiedo di andare oltre, di fare in modo che si fidi completamente di te".
-"Signore sono onorato della fiducia che ripone in me ma non penso di essere all'altezza di questa missione, vede io ... " dissi ma Ermes mi zittí di colpo e mi si fece vicino in un batter d'occhio. Si tese verso il mio orecchio e bisbigliò.
-"Marcus tu lo farai. Se vuoi rivedere Savanna dovrai obbedire ai miei ordini".
-"Signore avevamo un accordo. La prossima settimana doveva essere scarcerata" dissi infuriato ma rimanendo al mio posto, ogni muscolo del corpo era teso come una corda di violino.
-"Sono io che comando qui e posso decidere di liberarla quando più mi aggrada. Portami Selene e ti consegnerò tua sorella. Mi sembra uno scambio equo".
-"E Sammuele e Zaccaria?"
-"Se riesci a portare a termine l'intera missione sarebbe grandioso ma per adesso ciò che mi preme di più e avere la ragazza" disse allontanandosi e riprendendo possesso del suo posto dietro la scrivania. A un suo solo cenno due scagnozzi entrarono e aprirono la porta. Mi alzai cercando di mantenere la calma e di trattenere il mio istinto omicida contro quel megalomane, tutti coloro che si erano opposti a Ermes non erano più stati in grado di parlare o muoversi ... Perché vi chiederete ... perché sono semplicemente tutti morti.

L'eletta Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora