5 ovvero la Via Nuova

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Lian e Cao avevano deciso di sposarsi e di gestire insieme il ristorante per poter stare sempre uno vicino all'altra; avevano scelto insieme anche il nome definitivo della loro attività: "Vita Nuova". Per entrambi quell'incontro sui banchi di scuola di italiano aveva rappresentato l'inizio di una nuova vita, una vita di sogni e amore. E allora perchè non dedicare a questa vita anche il loro ristorante? Peccato che la ditta che realizzò l'insegna prese alla lettera quello che Cao aveva scritto nel suo italiese ( italiano + cinese) che a volte perdeva qualche pezzo per strada. In questo caso si perse una T e la Vita Nuova diventò una Via Nuova.

"Vabbè,pazienza!" esclamò Lian, "è quasi uguale! e poi la Via è più lunga di una Vita!". Forse non si rese conto di essere stata profetica e menagrama, neanche ci aveva pensato al fatto che la Vita poteva essere una delle loro. Comunque, nel senso generale, una via effettivamente poteva essere più lunga di una vita. E quindi si tennero la Via Nuova. Che aprì i battenti e iniziò a fare soldi in men che non si dica. Spesso ci andavamo anche noi a prendere la cena per portarcela a casa: Trupp adorava il "PoLo fLitto co gambeLi in saSSa agLodoCCe" mentre io non potevo più fare a meno della loro "ToTta cinese cipoLa". E siccome eravamo entrati in confidenza con Lian e Cao, ci sembrava brutto farci consegnare la cena a domicilio, quindi scendevamo a prendercela con largo anticipo così da poter fare due chiacchiere, fai anche quattro, mentre la cucina impacchettava le vaschette di alluminio con la cena.

E non eravamo gli unici ad aver fatto amicizia con loro: anche Salim, che era nel quartiere da molto tempo, anche se mangiava tutt'altro, era diventato presenza fissa alla Via Nuova. E proprio da questa amicizia era nata una curiosa collaborazione commerciale e alimentare: per dare una marcia in più al suo ristorante, Lian decise di comperare tutto quello che era possibile da Salim, così avrebbe avuto sempre materie prime fresche e senza doversi scomodare troppo, visto che gli stava qualche serranda accanto.

Poi dopo qualche tempo le cose ingranarono bene e Lian si prese il lusso di cercarsi una nuova attività, lasciando a due nuove arrivate dal continente Cina il compito di spadellare e impacchettare e fare scontrini e dare gli "omaCCi" a chi spendeva più di 20 euro. Intendiamoci: si trattava di orrendi accendini con i pesciolini stampati o ventagli di carta di riso, o, peggio ancora, durante le feste, il calendario di bambù che si srotolava con la gigantografia dell'animale dello zodiaco cinese che dominava l'anno a venire.

L'opportunità offerta a Lian si presentò una sera sotto forma di Antonietta. Mai entrata in vita sua in un ristorante cinese, aveva ricevuto l'incarico dai signori Scarocchi, torinesi, di origine, trapiantati a Roma dagli anni '70, di passare a ritirare "una cosina" per la cena che i figli stavano organizzando con i dirimpettai sul pianerottolo. Cosa che Antonietta non riusciva a condividere: lei, che avrebbe armato un esercito di cuochi in casa propria, con lei in capo, si intende, pur di preparare tutte cose genuine "bone come quelle che mi magnavo da regazzina!" ed evitare che il gemellaggio adolescenziale sul pianerottolo si trasformasse in un attentato al fegato "che sono solo monnezze, che v'andate a comprà!".

Vabbè, cosa fatta. Antonietta entrò alla Via Nuova e reclamò l'ordinazione. "CCaLocchi?" replicò Cao. "Ecco, si, oLa pLonto. Moglie oLa finito dolce di Liso con Nutella"

Le pile all'uranioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora