9 ovvero la sventura

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Lian era davvero abile, almeno da principio, nel riuscire ad evitare che si notasse la sua assenza per il tempo che trascorreva a casa Picchiacci. E dal canto suo Cao le facilitava il compito: preso com'era dai suoi numerosi hobby che lo portavano a destra e a sinistra, dal ristorante e dalle sue mille incombenze. E poi, come se non bastasse, il continuo andirivieni di parenti che stazionavano a casa sua, contribuiva a dare a Lian l'occasione di facili e dissimulate fughe. Ma questo non poteva durare a lungo! Più tempo trascorreva nel suo nuovo posto di lavoro, più Lian assumeva strani atteggiamenti legati alla sua cura personale, giorno dopo giorno sempre più intensa. Prima il trucco, poi un accecante profumo, certamente non gradito nelle stanze padronali di casa Picchiacci e, ancor più stonato, al naso di Cao! Che sulle prime non ci faceva molto caso, convinto che fosse uno dei tanti regali portati dai familiari in visita che Lian, per non risultare scortese, aveva preso ad usare. Ma poi, a ben vedere, cominciavano ad essere troppe le accortezze e gli aggiustamenti. E Cao era distratto, si, ma non stupido!
Una mattina di buon ora Cao si stava preparando per andare a fare rifornimento di tovagliolo di carta, bicchieri di plastica e altre stoviglie per il take away; Lian avrebbe atteso qualche minuto prima di iniziare a prepararsi per uscire di casa e andare al lavoro. Sfortuna volle che Cao trovó chiuso il rivenditore per mancanza di corrente elettrica e dunque fu costretto a tornare indietro molto prima del previsto. Non trovando a casa la moglie, pensó che fosse andata al ristorante o, in alternativa, che fosse uscita a fare qualche commissione. Ad ogni modo decise di informarla dell'accaduto; quindi non si fece alcun problema a chiamarla al cellulare. Lo squillo del telefono fece sobbalzare Lian: non succedeva quasi mai che Cao la chiamasse; d'altronde trascorrevano così tanto tempo insieme che raramente ce n'era bisogno. Altro errore: decise di non rispondere. Iniziava il conto alla rovescia per l'ora della verità.
Appena sentì la chiave nella toppa, Cao scattó in piedi e andó incontro a Lian a metà fra l'ansia per il timore che le fosse successo qualcosa e la rabbia per non avere ricevuto risposta alla chiamata.
Circa mezz'ora dopo ogni inganno celato era stato svelato. Cao non si arrabbió per la scelta di Lian di cercarsi un nuovo lavoro, anzi! Pensó che era un'ottima occasione per far conoscere il loro ristorante attraverso i signori Picchiacci. E questo era certamente un fatto molto positivo.
Ma perché non dirglielo? Cao era furibondo per questo piccolo segreto che non aveva alcuna giustificazione. Era solo un brutto segnale di sfiducia nei suoi confronti: e lui ci vide un presagio di sventura!

Le pile all'uranioDove le storie prendono vita. Scoprilo ora