L'esplosione generò un polverone tutto intorno al banco di Pietro, spargendo i resti della plastica che aveva disintegrato sul passaggio antistante e sui due banchi laterali.
Oltre alla nuvola tossica che, per fortuna, non tardò a diradarsi, c'erano pezzi di metallo, fili elettrici e residui di materiali vari, sparsi qua e la. Per non parlare della fastidiosa puzza di bruciato che rese quasi impraticabile per alcune ore la porzione di mercato dove si era verificata l'esplosione.
Lo schermo era in pezzi e Pietro era distrutto: non soltanto aveva perso tutto ciò in cui aveva investito i suoi risparmi, il suo tempo, ma i vicini infuriati minacciavano di farsi rifondere i danni subiti. A dirla tutta non c'erano stati veri e propri danni, la frutta e la verdura esposte avevano subito più trambusto che rovina. Una passata di panno asciutto e tutto sarebbe ritornato come prima. Ma, si sa, l'occasione fa l'uomo ladro, e in tempi di magra, perchè non approfittare?
Ad ogni modo, dopo i primi istanti, passato lo spavento, le persone si resero conto dell'accaduto e partirono all'attacco con le domande:
"Ma com'è successo?", "Stai bene, ti sei fatto male?", "Oddio, il televisore non c'è più! e ora??" "Ehi, ma che c'hai messo dentro 'sto dannato impianto, le pile all'uranio??"
Mai più infelice, veritabile, tempestiva, inopportuna esclamazione ci si poteva aspettare. Mitigata dal fatto che uscisse dalla bocca di Saverio ( tutto fuorché savio) atterró comunque senza freni nelle orecchie di molte persone, scatenando un interrogativo che pervade non solamente la testa di Pietro ma anche quella di Antonietta.
Eh, si, perchè le pile che erano esplose, qualche giorno prima gliele aveva portate proprio Antonietta. Pietro non poteva allontanarsi troppo dal banco del mercato e aveva notato che il volume dell'audio dello schermo tendeva a scendere dopo un certo tempo. Aveva pensato, quindi, che si trattasse delle pile che si stavano scaricando. Dunque, al primo passaggio utile davanti al suo banco, non perse occasione per chiedere un favore; destino volle che si trattasse di Antonietta che stava facendo una commissione per la signora Rachele, la dirimpettaia di Anna.
Proprio Anna, la stessa cara Anna che da qualche tempo trafficava con gli strani siluretti energetici chiamati pile. Quei siluretti tanto utili al suo futuro familiare da averle fatto decidere che si poteva lasciare tranquillamente il lavoro dai signori Picchiacci e iniziare con il marito una vita da signori nel mondo del commercio.
Dunque, Antonietta aveva quasi terminato di sbrigare le commissioni per la signora Rachele e si accingeva a riportarle i bollettini pagati alla posta e la copia fresca di edicola de "la nuova enigmistica per tutti", che già dal titolo si capiva che anche gli analfabeti avrebbero potuto risolvere tutti gli enigmi. Ma non importa. A Rachele Tortelli, di madre bolognese e destino scritto nel cognome, oltre che nel DNA, tanto che passò la vita a lavorare alla rivendita di pasta fresca che si trovava appena in periferia, questo bastava, nei suoi anni tardi.
Dicevamo, Antonietta era di passaggio dal banco di Pietro quando questi la fermò chiamandola ad alta voce:"Antonièèèèèè!!"
"Ma che ti strilli??!! 'gnorante! Guarda che ci sento, sai?!" Rispose Antonietta
" Fammi un favore, mi vai a comperare 8 pile?! Di quelle forti, eh! Che durano! Mi raccomando " chiese Pietro
" Vabbè, tranquillo che fra 'n'oretta te le porto! E manco te faccio spendere troppo. Che c'ho una che le vende a poco e sono garantite che durano!" Lo rassicurò Antonietta