6. Already in second place

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L'ultima cosa che vidi, prima di svegliarmi, fu soltanto buio pesto. E mentre aprivo gli occhi sentii, in lontananza, un sussurro.
Era lieve, sottile, sfuggente, ma allo stesso tempo tanto potente da farmi venire la pelle d'oca e da gelarmi il sangue nelle vene.

Qualcuno morirà stanotte.

L'unica cosa che riuscii a fare, in quel momento di incoscienza e di confusione, fu pregare che non fosse uno dei miei amici. E forse è proprio lì che sbagliai.

Quando mi svegliai, però, quel sogno assurdo parve l'ultimo dei miei problemi. Un dolore lancinante alla testa e al collo mi rendeva impossibile quasi ogni movimento, annebbiandomi la vista.

Ero stesa su un letto che non conoscevo, e Scott e Isaac — seduti al mio fianco — mi stavano fissando.

Mi portai una mano alla fronte, mugolando e socchiudendo appena le palpebre che faticavano a restare aperte.
«Dove siamo?» chiesi.
«A casa» rispose Scott, dopo un istante di silenzio. Impiegai qualche secondo a capire cosa avesse detto.
«A casa?» replicai allora, sorpresa. «A Beacon Hills?»

Lui annuì.
«Sì, siamo a casa mia»fece. «Mia madre ha il turno di notte, tornerà domani a mezzogiorno. Non si accorgerà nemmeno che siamo stati qui. È camera sua, questa.»

Solo in quel momento, lanciando un'occhiata alla finestra alla mia destra, notai che il sole era calato, e mi parve assurdo.
«Che ore sono?» domandai allora, mettendomi lentamente a sedere.
Isaac non ebbe nemmeno bisogno di controllare l'orologio. «Le nove di sera.»

Spalancai gli occhi, incredula. Come diavolo era possibile?

L'Alpha parve leggermi nel pensiero. «Sei stata svenuta per sette ore» disse. «Cosa è successo?» continuò poi.

Io sospirai, guardandolo negli occhi. «Non lo so. Qualcosa mi ha colpito alla nuca e sono svenuta.»
Il moro si morse il labbro inferiore, a disagio.
«Nient'altro?» chiese, con un tono poco convinto e diffidente.
Inarcai un sopracciglio, non capendo. «Di che stai parlando?»
Isaac si schiarì la voce. Poi parlò:
«Hai visto Stiles?»

Mi bloccai, spalancando gli occhi. «Era lì? È stato lui ad attaccarci?» balbettai, sporgendomi impercettibilmente nella direzione del riccio. Lui sospirò, lanciando un'occhiata interrogativa a Scott, che distolse immediatamente lo sguardo e si mise ad osservare le luci della strada oltre il vetro spesso.

«Cosa mi state nascondendo?» domandai allora, sottovoce. Il Beta mi guardò in silenzio, aprendo la bocca per parlare. L'Alpha tirò su con il naso, ma sia io che Isaac sapevamo che non avrebbe detto nulla.

«Hai parlato nel sonno» spiegò allora il biondo. «Hai ripetuto il suo nome per ore intere, senza mai fermarti. L'hai urlato, poco prima di svegliarti. Sembravi disperata.»

Mi abbandonai sul materasso ed emisi un rantolo indistinto, facendo improvvisamente fatica a respirare. Il mio cuore cominciò a battere troppo in fretta, e il lupo di fronte a me se ne accorse. Scott, però, continuava ad ignorarci — ad ignorarmi.

Avevo appena aperto la bocca e stavo per raccontargli della visione, del sogno, di tutto, quando il moro girò la testa di scatto e mi guardò. Aveva gli occhi lucidi.

«Stiles è morto» dichiarò, con voce tremante. Una lacrima gli solcò la guancia. «Chiunque tu abbia visto, non era lui.»
Mi osservò per un ultimo istante, in silenzio. «Non ancora, almeno.»

Bloodshed | Teen Wolf - Stydia Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora