Ventidue

13.9K 530 17
                                    


Danni


Jenna mi sta mettendo fretta; e ansia, molta ansia. Continua a farmi segno di raggiungerla e di darmi una mossa nel farlo, ma io continuo a temporeggiare guardandomi intorno, quasi facendolo apposta.

Dopo che ieri, nel nostro consueto pranzo del martedì, le ho raccontato per filo e per segno le ultime cose che ci siamo detti io e Matt – ovviamente la sera di venerdì ho avvertito subito la mia amica dell'invito del giocatore, così da evitarmi possibili minacce verbali – Jenna ha insistito affinché andassimo alla ricerca insieme dell'abito che dovrei mettere alla cena del 22, ovvero fra soli tre giorni.

Non sono mai stata una fan dello shopping, ma è anche vero che in casa mia non ho abiti da serate formali, eccetto quello che ho indossato il giorno del matrimonio di Rachel – e che con molta probabilità non mi entrerà neanche più dato che all'epoca avevo sedici anni.

Raggiungo Jenna.

«Questo negozio è perfetto. Non costa troppo e ha bellissimi modelli. Sono sicura che troveremo l'abito giusto» dice, spingendomi oltre l'ingresso.

Tutta questa storia l'ha fatta esaltare. Quando venerdì al telefono le ho detto dell'invito di Matt mi ha letteralmente sfondato il timpano, dicendomi di non prendere la cosa sottogamba e che un invito del genere non si fa a una persona qualsiasi: secondo lei Matt è davvero interessato a me. Io non so se sia vero o meno, certo è che questa cosa non mi aiuta a tranquillizzarmi. La settimana scorsa l'idea di partecipare alla cena del terzo tempo mi sembrava la cosa migliore mi potesse capitare, ora invece sono sempre più convinta del fatto che dire di sì a Matt sia stata una pessima mossa. Non so come farò a gestire lo stress e l'ansia di essere in mezzo ai giocatori della nazionale, soprattutto se sono in compagnia di Matt. Mi faranno sicuramente domande e già so che per riuscire a rispondere faticherò un sacco.

«Che ne dici di questo?»

Mi volto verso Jenna, guardandola sorpresa. «Che cosa?» chiedo.

«Di questo, Danni. Ti ho chiesto cosa pensi di questo vestito» risponde, mettendomi sotto il naso l'abito. «Non mi stavi ascoltando, vero?» sbotta.

«Scusami.»

«Dai, che ne dici?» domanda, riferendosi sempre al capo d'abbigliamento.

Lo guardo. «Mio Dio no. Troppo scollato.»

«Non è troppo scollato.»

«Sì, invece. È una cena formale non un ballo di gala. Anche Matt ha detto di vestirsi bene ma non troppo» dico.

Ripenso alle parole del ragazzo, effettivamente erano proprio queste. Ci siamo sentiti lunedì, in serata, via telefono. Mi ha chiamata per informarmi esattamente di come fare per la fatidica cena. Matt era ancora felice per via della vittoria contro le Fiji nel secondo test match – diciassette a tredici per i Dragoni – e abbiamo finito con il rimanere al telefono per quasi un'ora.

Se ci ripenso non mi sembra vero. Tutto quello che mi è successo da settembre non mi sembra vero.

Jenna torna a sistemare il vestito al suo posto. «Va bene, d'accordo» dice. «Però mettiti a cercare qualcosa anche tu. Mi sembra tu abbia la testa da un'altra parte, sbaglio?»

La guardo per un po', senza rispondere. Sa di avere ragione, sono palesemente sovrappensiero. Questa settimana è iniziata in un modo totalmente differente da quello che per me si può considerare abituale. Lunedì sera c'è stata la telefonata di Matt, che per quanto sia stata bella da ricevere ha certamente contribuito ad accrescere la mia tensione per la cena del terzo tempo. Martedì mattina ho finalmente dato il mio esame – che, grazie al cielo, è andato più che bene – e oggi questo, lo shopping, ovvero una delle cose che mi riesce peggio. È ovvio che sia da un'altra parte con la testa; la settimana è iniziata da tre giorni e ognuno mi ha messo addosso più ansia del precedente.

Cenerentola non lucidava palloni da rugbyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora