Quattordici

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Danni


Lunedì mattina di relax, finalmente. Dopo tanti giorni di studio e lavoro ho deciso di prendermi qualche ora per me, una volta tanto, e non fare assolutamente niente. Accoccolata sul divano del mio appartamento continuo la lettura di Crypto, più avvincente di quanto mi fossi aspettata, con il gatto a scaldarmi in grembo, che si muove appena di tanto in tanto, preda dei sogni. Sfoglio una nuova pagina, sempre più presa dalla lettura. Sono arrivata ai capitoli cruciali, il responsabile sta per essere svelato e io non vedo l'ora di scoprire se il mio sospetto è fondato o meno. Ma il campanello di casa suona improvvisamente; sia io che il gatto sussultiamo, strappati entrambi dalla profondità di lettura e sonno in cui eravamo precipitati. Mi alzo controvoglia, dirigendomi al citofono.

«Chi è?» chiedo, afferrando l'apparecchio.

«Sono Jenna» è la risposta.

Le apro la porta sorpresa e rimango a osservare, dall'alto delle scale, la mia amica che entra in casa, si sfila la giacca e posa l'ombrello bagnato sullo straccio che preparo sempre per l'evenienza.

Solleva la testa:

«Ehilà» mi saluta, iniziando a salire le scale.

«Che ci fai qui?» le chiedo come mi raggiunge.

«Ero nei paraggi e ho pensato di passarti a trovare» risponde, facendosi strada verso il mio soggiorno e salutando il gatto con qualche carezza. La guardo di traverso, sospettosa. Le improvvisate di Jenna in casa mia hanno sempre un secondo fine; di rado passa a salutarmi solo per il gusto di farlo. Si siede sul divano, il gatto le si avvicina per accaparrarsi qualche altra carezza.

«Solo per questo? Sei passata così, giusto per un saluto» la incalzo, il tono volutamente diffidente.

Lei si stringe nelle spalle, lo sguardo vivace, tenta di reprimere un sorriso, ma invano.

«Com'è andata ieri sera?» domanda, esaltandosi.

Sapevo che c'era dell'altro nella sua visita a casa mia, conosco Jenna fin troppo bene. Le avrei raccontato più tardi di ieri sera, più o meno mentre mi sarei preparata il pranzo prima di dirigermi a lavoro. Ma la curiosità l'ha sconfitta anche questa volta, la sconfigge sempre.

Vuole sapere della mia uscita con Matt, la secondo in una sola settimana. Dopo che martedì scorso sono riuscita a rilassarmi, a smetterla di farmi domande, problemi e quant'altro, il tempo è trascorso nel migliore dei modi. Io e Matt abbiamo parlato di quante più cose possibili, affrontando le conversazioni più disparate e rimanendo insieme fin dopo la mezzanotte. Nel nostro consueto rientro a casa del giovedì sera, Matt mi ha chiesto se mi andava di replicare la serata di martedì, magari di domenica, e ho detto di sì. Così ieri siamo usciti di nuovo e tutto è stato una perfetta e piacevolissima imitazione dell'uscita precedente. Nelle due intere serate che ho trascorso con lui sospetto di aver fatto chiarezza sui dubbi che continuavo a pormi dopo che Jenna era riuscita a instillarli in me. Matt è un ragazzo sorprendente, simpatico, alla mano e umile; è un ottimo amico e non penso di vederlo in un modo differente da questo. Così come sospetto di essere vista in uguale maniera da lui. Non c'è malizia nel modo in cui si rivolge a me o negli sguardi che mi lancia e non ha mai compiuto alcun atto che possa lasciare intendere che io gli interessi in quel senso. Ovviamente Jenna non è minimamente d'accordo. Per lei io e Matt siamo fatti per stare insieme – anche se nessuno dei due l'ha ancora capito – e abbiamo solo bisogno di tempo.

«Cosa vuoi sapere, esattamente?» le chiedo infine, dopo aver lanciato un lungo sospiro, per niente di nascosto. Mi siedo accanto a lei.

«Beh, direi tutto» è la risposta. «Devi raccontarmi che cosa è successo, che vi siete detti, come vi siete salutati quando ti ha riaccompagnata a casa»

Cenerentola non lucidava palloni da rugbyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora