Capitolo 22

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Manca poco che svengo, davanti a me ci sono i miei genitori, non li vedo da circa tre anni. Mi fissano come io fisso loro, esterrefatti, mia madre mi guarda con le lacrime agli occhi, non so che fare mi sento come se mi avessero tirato una secchiata di acqua gelata, non riesco a muovermi e così rimango lì impalata a fissarli.
-perché ci stai.... Oh- esclama mio fratello venendo verso di noi.
- ciao mamma , ciao papà - li saluta abbracciandoli, si sposta per farli entrare in casa ed io sono ancora ferma sulla porta come un imbecille sotto shock. Li conduce in salotto dove ci sono Valerio e Gianni intenti a chiacchierare.
- questi sono i miei genitori- dice Tommaso; alla parola "miei" resto del tutto indifferente come se dentro di me fosse tutto normale, quando so benissimo che non è così. Vedo i miei amici girarsi , Valerio fa per alzarsi , ma gli faccio cenno di restare fermo. Esco dalla stanza per andare in camera mia a vedere se la mia bambina dorme sempre. Aprendo la porta vedo Alessia seduta sul letto che si guarda in torno spaesata.
- Eii amore!- le dico sedendomi sul letto, lei è l unica persona in grado di darmi felicità nei momenti più bui ed è sempre stato così da quando è nata. Si sente un leggero bussare alla porta e sento una strana sensazione invadermi il corpo,
- chi è? - chiedo titubante , la porta si spalanca ed entra il moro in tutto il suo splendore.
- ti avevo detto di restare di lá- lo rimprovero,
- veramente non me lo hai proprio detto , hai fatto solo un gesto con la mano- sorride , cerca di tirarmi su il morale, ma questo non mi sembra proprio il momento adatto;
- ti sembra questo il momento di scherzare??- la mia voce assume un tono più severo, lo vedo tornare serio poi aggiunge,
- scusa, volevo essere sicuro che stessi bene!- si siede dall'altra parte del letto ed inizia a giocare con i capelli di Alessia . Nella stanza cala il silenzio tranne per qualche risata da parte della piccola.
- andiamo di là - propone il moro,
- non ne ho voglia- mi lamento, tenendo lo sguardo fisso sulla parete davanti a me,
- quando fai così sembri proprio una bambina!- esclama
- non darmi della bambina! Tu non sai un cazzo di come mi sento!- gli urlo contro. Mi giro verso di lui. Prende un respiro per calmarsi,
- Michela si trasferiscono qui il mese prossimo non puoi evitarli per sempre- il suo tono è tornato normale e mi sento in colpa per avergli urlato contro, in fondo lui non c'entra niente con questa storia.
- non è colpa mia, hanno scelto loro di allontanarmi.- riprendo in tono acido.
- si ma non puoi evitarli per sempre!- forse ha ragione lui. Si sporge verso di me dandomi un piccolo bacio sulla fronte.
- ci sono io- mi sussurra all orecchio, a quelle parole mi salgono le lacrime agli occhi, abbasso la testa per non farmi vedere, ma il mio tentativo fallisce.
- per quale motivo stai piangendo?- la sua voce è premurosa e dolce,
- perché so che è una grandissima cazzata, dite tutti così ma poi quando si tratta di fare i fatti sparire tutti- dico tra un singhiozzo e l altro. Piango anche perché dopo tre anni rivedere i miei genitori fa un certo effetto e non ce la posso fare a tenermi tutto dentro. Non sono arrabbiata con loro, sono solo delusa che loro mi abbiano abbandonato in mezzo a tutto questo casino; ma se potessi tornare indietro non cambierei una virgola. Mi asciugo le lacrime e mi sistemo i capelli;
- ok andiamo di là - Valerio prende Alessia in braccio poi mi alzo anche io
- andiamo a mangiare?- chiede il moro ad Alessia.
- ma tu pensi sempre a mangiare?- domando io. Non fa in tempo a rispondere che Alessia urla
- siiii- lo abbraccia , rido questa scena è troppo dolce. Usciamo dalla stanza ed entriamo in cucina, Alessia si guarda intorno
- mamma dobe zio?- chiede
- la zio è in salotto adesso vai con Valerio a chiamarlo va bene?- Valerio mi fulmina con lo sguardo ma io lascio correre come se niente fosse.
- si Bale bai- lo incita lei , gli sorrido divertita. Di malavoglia il moro esce dalla stanza con Alessia in braccio , chissà come finirà questa storia. Mentre aspetto che loro tornino tiro fuori dalla dispensa la Nutella, poi prendo il pane e c'è la spalmo sopra , da qualche parte ho letto che la Nutella fa male hai bambini , ma io non sono più una bambina quindi felice di mangiarla. Per Alessia tiro fuori uno yogurt dal frigorifero. Inizio a mangiare il panino , ingrasserò ma chi se ne importa. Mio padre e mia madre entrano in cucina accompagnati da Alessia che tiene stretta la mano di mia madre lei sorride , questa scena mi riempie il cuore.
- mamma guadda quetta nonna!- esclama la mia piccola ancora appiccicata a mia madre.
- Valerio!!!- urlo sperando che mi senta ; poco dopo lo vedo entrare dalla porta
- dimmi- sono sicura che è colpa sua se mi trovo in questa situazione .
- Alessia vuoi andare a giocare con le bambole? Valerio gioca con te- così siamo pari. Mi trucida con lo sguardo e io gli sorrido . La mia piccola annuisce contenta tirando Valerio per la maglietta , lui mi fa un gestaccio che io ricambio molto volentieri poi insieme escono dalla stanza. In cucina cala il silenzio ed io torno a mangiare il mio panino, non ho intenzione di fare la prima mossa , io ho chiesto scusa tanto tempo fa e adesso tocca a loro.
- Michela noi....- inizia mia madre, ma non le lascio il tempo di finire ho bisogno di dire ciò che penso;
- non importa ormai ho accettato la vostra decisione- affermo con nochalance , tornando a fare quello che stavo facendo poco prima.
- veramente noi...- la interrompo di nuovo.
- non importa mamma ho imparato a cavarmela da sola- sto dicendo una grandissima cazzata, si ho imparato a cavarmela da sola ma una mano non mi dispiacerebbe.
- posso ancora chiamarti mamma vero?- chiedo in tono acido, ok sono una stronza; ma come mi vengono in mente certe domande? I miei mi guardano allibiti poi mia madre prende parola.
- certo che puoi chiamarmi mamma- ha gli occhi lucidi, è sul orlo del pianto, ripeto sono veramente una grandissima stronza!, forse ha ragione mio fratello mi sta per venire il ciclo.
- Michela ascolta e non mi interrompere- interviene mio padre , mi sistemo sulla sedia ed aspetto che lui parli.
- allora prima che tu facessi la stronza...- si ferma per cercare le parole giuste , mio padre è sempre stato molto protettivo nei miei confronti , ma a quanto pare è diventato anche molto esplicito.
- io e tua madre eravamo venuti a chiederti scusa, abbiamo capito che abbiamo sbagliato a trattarti in quel modo - riprende fiato poi continua;
- secondo te come ci siamo sentiti quando ci hai annunciato che eri incinta!, avevi solo quindici anni, solo una matta come te rinuncerebbe alla sua vita per quella di qualcun altro, ma tu sei tu e fin da subito sia io che tua madre avremmo dovuto accettare la tua decisione , ci dispiace- conclude così il suo discorso, mia madre piange da quando mio padre ha aperto bocca. Non so che fare, resto ferma a fissarli. Senza dire una parola mi alzo dalla sedia e abbraccio mia madre che prontamente ricambia.
- mi siete mancati!- esclamo staccandomi dal abbraccio.
- anche tu e non sai quanto- sorridono
- quella piccola creatura è bellissima- continua mia madre riferendosi ovviamente ad Alessia.
- tutta la madre- mi vanto io.
- ma se non ti assomiglia per niente! - esclama mio padre.
- grazie mille papà - dico ironica facendo la finta offesa.
- è la verità - afferma convinto, senza aggiungere altro abbraccio anche lui.

Ho sbagliato e continuerò a sbagliareDove le storie prendono vita. Scoprilo ora