CAPITOLO 4

2.1K 99 3
                                    


Il giorno successivo, ero in preda a continue vertigini. Il buonsenso mi diceva di disdire l'uscita con Matt, ma un'altra parte di me non voleva rinunciarci. In fine, ignorai il primo e mi preparai.
Optai per dei jeans strappati sul ginocchio e un top in pizzo antico con delle francesine aperte sul davanti. Raccolsi i capelli in una coda morbida e applicai del lucidalabbra rosso, il mascara e l'ombretto panna. Conclusi il tutto con un trench e un foulard, entrambe in stile vintage. Ero pronta! Anzi no, mancava la borsa!
Matt suonò esattamente alle 16:59, stupendomi non poco. Le mie supposizioni negative sul suo conto erano infondate, a quanto pare. Purtroppo, avevo il cattivo vizio di prendere in antipatia le persone, senza conoscerle a fondo. Tutti i miei tentativi di correggermi erano risultati inutili, così alla fine ci avevo rinunciato. E poi, com'è che si diceva? L'anima gemella non ti accettava per quello che sei? Compresi i difetti? In un remoto angolo del mio cuore, sapevo che la ragazzina romantica, con la libreria sempre traboccante di romanzi rosa, esisteva ancora e reclamava la sua libertà di uscire allo scoperto. Ma io la tenevo a freno, non volevo ulteriori complicazioni e uscire allo scoperto con quella mia personalità sognante e perennemente con la testa fra le nuvole lo sarebbe stato. Forse, quando e SE avessi sconfitto i fantasmi della mia infanzia, avrei deciso di lasciarmi andare e gridare un bel vaffanculo a tutti i criticoni che avrebbero commentato malignamente quel mio cambiamento.
Il campanello mi destò dall'intricato labirinto di pensieri e resami conto di essermi estraniata un po' troppo tempo dalla realtà, mi precipitai ad aprirgli la porta.
Appena aprì la porta mi sentì invadere da un buonissimo profumo maschile.
"Hollister?"gli chiesi. Mi guardò confuso.
"Cosa?"
"Il profumo? É di Hollister?"
Annuisce, ma non mi chiese il motivo per il quale lo sapevo. Strano. Forse era solo un po' stanco, date le occhiaie sotto gli occhi.
"Tutto bene?"
"Sisi, solo un po'... Senti, sarò chiaro!"
"Spara!"lo incitai.
"Ma si può sapere come fate voi donne a essere così manipolatrici? Certe volte mi viene da pensare che voi siete delle piccole streghette con mille assi nella manica!"
"In senso buono, vorrei sperare!" Un vago accenno di irritazione mi prese la bocca dello stomaco. Non lo diedi a vedere, altrimenti Matthew avrebbe fatto marcia indietro e il mio tentativo di scoprire un po' di più sul suo conto sarebbe sfumato in tempo record.
"Tutt'altro. Siete delle sporche puttanelle, disposte a tutto pur di cacciare nella vostra tela gli uomini più innocenti che vivono su questa faccia della terra!" Era proprio arrabbiato, ma anche io stavo facendo i salti mortali pur di reprimere la mia di rabbia che stava crescendo a ogni parola che pronunciava.
"Vuoi qualcosa da bere, intanto? Ho della birra, succo e acqua. Non sono molto fornita ma sempre meglio di niente..."
"Birra, grazie." Tornai in salone, dove intanto lui si era seduto sul divano, con la sua bevanda in mano e gliela porsi educatamente.
"Tu niente?" mi domandò, dopo aver trangugiato mezza bottiglia tutta d'un fiato.
"No, io..." Lanciai un occhiata significativa al ventre. "non posso bere alcolici." Ricordavo l'ammonimento di Carl. Era sempre premuroso quell'uomo con me. Se non fossi stata tanto incasinata, magari ci avrei anche fatto un pensierino. Tuttavia, però, sentivo che non era la mia anima gemella. Posai lo sguardo nuovamente su Matt che ora mi guardava con diffidenza e parve pensieroso, poi disse a mezza voce: "Giusto, sei incinta e non sai nemmeno chi sia il padre" Si sentiva a tre metri di distanza la tensione che aleggiava, quasi palpabile, tra di noi. Il suo discorso nascondeva un'accusa che fece arrivare al culmine la mia pazienza, tanto che,alzandomi di scatto dalla poltrona, sbottai:" Se mi credi una puttana tanto vale dirlo chiaramente, non pensi? Invece di nasconderti dietro a delle sporche insinuazioni!" Un senso di vertigini si impadronì di me, seguito poi da uno di nausea, il quale mi fece correre in bagno, giusto in tempo per rimettere il misero pranzo della giornata. Trovai patetica l'immagine di me che vomito nel water e lui che mi tiene la fronte. Mon dieu, che vergogna!
Dopo aver bevuto un bicchiere d'acqua e lavato i denti,lo raggiunsi. Mi bloccai vicino alla porta. Lui stava seduto sul divano e aveva la testa fra le mani, sicuramente perso tra i suoi insulti per le donne. I capelli
leggermente lunghi gli ricadevano sulla faccia perciò non potevo vedere bene la sua espressione, ma notai a malapena la fronte corrucciata. Entrai in silenzio e mi lasciai cadere pesantemente al suo fianco. Il silenzio fu rotto dalla voce di lui:" Perdonami, ti ho fatto agitare. Solo che c'è una persona..."
"Donna?"
Annuì e alzò il capo. Vidi lo sguardo pieno di apprensione e fui tentata dall'abbracciarlo. Fortunatamente però, questa volta, diedi ascolto al buonsenso e mi limitai a parlare.
"Dispiace anche a me, non me la sarei dovuta prendere con te, solo che non... Fa niente, piuttosto se ti andasse ti parlare con me riguardo i problemi che ti assillano, sono a tua completa disposizione, remember it."
Mi sorrise calorosamente, rivelando due fossette dolcissime. Non le avevo notate prima, ma mi piacevano molto. Mon dieu! No! Devo essere malata, se penso queste cose.
"Che facciamo? Andiamo a vedere questi vestiti puffosi?" mi disse, alzandosi in piedi e porgendomi la mano. L'accettai e ridemmo per l'aggettivo.
Venti minuti dopo eravamo alla Chicco. Ero andata lì già due volte e avevo fatto amicizia con una commessa, Caroline. Anche lei incinta e, a differenza mia, era felicemente sposata e al quinto mese di gravidanza. Si era avvicinata a me quando ero intenta a scovare delle tutine. Era stata molto cordiale. Alla prima visita ci eravamo limitate ad un'amichevole conversazione. La seconda volta,invece, dopo due ore di chiacchiere ci eravamo scambiate il numero.
Entrai nel negozio e un senso di pace mi invase. Era questo l'effetto che mi faceva andare a fare shopping per il mio bambino. Subito, notai Caro e le feci un cenno con la mano, dato che era impegnata a servire una cliente. Il suo sguardo si posò prima su di me e mi regalò uno splendido sorriso, poi su Matt e spalancò gli occhi. Sapevo che si stava chiedendo se fosse il padre, perciò scossi la testa e come previsto lei capì.
"Cos'è questa? Una conversazione criptica? Per caso state facendo pensieri erotici su di me?" si intromise lui, con il solito fare "Ehilà ragazze, sono io. Il re del mondo!". Non sopportavo questo comportamento, quindi mi limitai ad alzare il dito medio. Lui ridacchiò.
"Allora, dove sono?"
"In quel reparto. Probabilmente hanno anche fatto rifornimento. Meglio così." e ci avviammo, io davanti e lui dietro. Sento il suo sguardo che brucia sulla mia schiena e tutto d'un tratto mi sentii imbarazzata. Ma appena vidi un pigiama rosa con un orsacchiotto sul davanti che stringeva un cuore, dimenticai inibizioni varie e lo mostrai al mio accompagnatore.
"Non è un amore?"
"Carino." Non voleva darmela vinta, lo capii dai suoi occhi color cioccolato che sprizzavano dolcezza da tutti i pori. Continuammo così per dieci minuti interi e al trentasettesimo tentativo lui cedette.
"Ho capito! Sono belli, ma il tuo sorriso lo è di più. Si potrebbe dire che sia uno splendido sole in una giornata di pioggia."
Mi spiazzò. Stemmo qualche secondo a guardarci intensamente poi mi svegliai dal mio stato incosciente, mi avvicinai a lui con aria minacciosa e, puntandogli un dito sul suo petto, gli dissi:" Brutto bastardo, non credere che farmi un complimento basti a farmi entrare nel tuo letto. Non ho bisogno di entrare nella cerchia "Oh, Matthew mi ha scopato e mi ha rubato il cuore" e magari anche qualcosa altro! Non ho bisogno di ulteriori complicazioni, e tu saresti solo una di esse!" Scandii bene ogni parola affinché il messaggio arrivasse dritto e chiaro.
Sembrò abbattuto.
"Capito"
Il silenzio cadde su di noi, finché arrivò Caro che mi abbracciò calorosamente. Matt ne approfittò per allontanarsi e io rimasi con la mia amica che mi guardava con una strana espressione.
"Che c'è? Lo so che stai pensando qualcosa."
"Char, chi é lui?"mi chiese.
"Un bastardo rubacuori"
"E...?"
"Non mi piace. L'ho portato qui solo perché mi aveva preso in giro riguardo questo!"e indicai ciò che mi circondava.
Non era convinta.
"Ehm, e sapresti dirmi anche il motivo per il quale stavate a un palmo di naso? Due centimetri, solo due piccoli centimetri e le vostre labbra si sarebbero incontrate. Non mi sembravate proprio per niente dei normali amici!"
"Va bene, ho capito. È un bell'uomo, ma è vero anche che si è fatta mezza Parigi!"
"Adesso non posso ribattere, perché non lo conosco. Però potremmo organizzare un'uscita a quattro. Si, sarebbe magnifico! Andiamo a dirglielo."
La bloccai proprio nell'istante in cui lo stava chiamando. Non avevo alcuna intenzione di attuare il piano di Caro.
"Stop! Stai correndo troppo. Abbiamo appena litigato e non penso che voglia uscire con me! Le persone potrebbero fraintendere. Magari lui mi darà la colpa quando le donne non gli si butteranno sopra perché potrebbero pensare che sia impegnato con me. Veramente, non penso si farebbero scrupoli a mettere quelle loro luride manine su di lui, ma meglio non scherzare con il fuoco!"
Non mi ascoltava più, stava fissando sbigottita un punto imprecisato dietro le mie spalle.
"Che hai visto? Un asino che vola, per caso?" Non rispose e né diede cenni di vita, così fui costretta a voltarmi. Restai di stucco quando vidi Matt che si stava baciando con una donna che dire fosse vestita era un eufemismo. Che spudorati! Come potevano infilare la lingua in un negozio di bambini?

***

Ciao! Com'era?
Chissà come reagirà Charlotte al bacio di Matthew con un'altra donna...
Se volete scoprirlo, leggete il prossimo capitolo, non privo di colpi di scena! 😊

Sei sempre nel mio cuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora