"Matt?" Nessuna risposta. Riprovai.
"Matthew, sei tu?"
"Oui, sono io. Spaventata?" Finalmente mi tolse le mani, per poi appoggiarle sui miei fianchi e mi girò. Mi baciò sulla fronte e vedendo la mia espressione scoppiò a ridere. Ed ecco che fanno la loro apparizione le fossette. Avvicinai l'indice per sfiorarle, ma mi resi conto di quello che stavo facendo appena in tempo per non farmi vedere.
"Si può sapere cosa ci fai qui? Magari hai trovato un nuovo passatempo?" gli chiesi.
"Si, ti farò da autista personale. E non voglio sentire scuse. Una donna incinta alla guida in giro per Parigi non è il massimo."
"Non se ne parla nemmeno. Primo: non voglio disturbarti troppo. Secondo: non ho minimamente bisogno di un'autista. Terzo: sono perfettamente in grado di badare a me stessa."replicai non poco infuriata. Feci per andarmene, ma mi bloccò prendendomi per il braccio.
"Temevo questa tua reazione, ma lasciami spiegare. Per favore."
Cedetti sotto il suo sguardo supplichevole. Purtroppo, ha troppo potere su di me quest'uomo.
"Oggi non ho nulla da fare, così quando mi ha chiamato Carl ha detto che era in pensiero per te, dato che guidi molto veloce e mi ha chiesto il favore di accompagnarti da lui. Io ho accettato anche perché vorrei conoscerti di più. Ricordi quando ti ho accusato di mentire?" Non aspettò che io rispondessi così continuai ad ascoltare in silenzio. "Non so cosa mi era successo, ma posso assicurarti che io non faccio mai cose del genere. Quindi, ho pensato di cogliere la palla al balzo e sapere un po' di più sul tuo conto."
"Wow, che discorso lungo. Mettendola in questo modo, posso anche accettare. Però, ad un'unica condizione!"
"Cioè?"
"Non voglio parlare di me. Se tu vuoi, a me farebbe piacere ascoltare te."
Mi guardò sospettoso.
"Al massimo, potrai farmi solo tre domande. Le altre informazioni le avrai quando mi parlerai di te."
Rassegnata feci un altro vano tentativo.
"Non ho alternative, vero?" Scosse il capo con un ghigno soddisfatto sul viso, che lo rese, se possibile, ancora più affascinante.
"Allora accetto."
Mi aprii la portiera dell'auto e mi fece accomodare. La "me" romantica esultò a questo comportamento, mentre l'altra rimase praticamente indifferente. Lo ringraziai e partimmo in direzione dello studio di Carl. Ero un pochino nervosa, non sapevo quale domanda fare per prima. I genitori? Perché si era abbassato a cambiare una donna alla sera? Che lavoro facesse? O, meglio, quante relazioni serie ha avuto... Ce n'erano un'infinità.
"Come prima domanda ti chiedo dei tuoi genitori." annunciai.
"Mia madre è morta dandomi alla luce, quindi oltre alle foto che conservo non ho niente altro di lei." Si oscurò per qualche momento in viso poi continuò:" Mio padre non è morto molto più tardi. Un po' per il dolore causatogli dalla morte della sua amata moglie e un po' perché era malato di cuore. Non si curò, così gli venne un'attacco di cuore. Fu fatale. Avevo solo cinque anni."
Non potevo fare domanda peggiore! Mi rimproverai da sola e passai alla seconda domanda.
"E a chi fosti affidato?"
"Alla sorella maggiore di mia madre. Era una vedova molto carina. Lì trovai tutto l'amore che mi era stato negato durante i miei primi anni di vita. Però, era anche molto anziana e morì due anni dopo avermi preso con sé. Da quel momento cominciò il mio incubo. Andai all'orfanotrofio, e stetti con moltissime famiglie, però non ero un bambino facile, quindi non duravo più di due- tre mesi."
"Mi dispiace, io non volevo farti tornare alla mente momenti così tristi."
"Non ti preoccupare, è passato molto tempo, piuttosto siamo arrivati."
"Ah, è vero! Tu che fai? Scendi o aspetti qui?"
"Vorrei scendere se non ti dispiace."
"A me? Mi faresti un favore. Sai, sono un po' nervosetta." Mi guardò con un'espressione indecifrabile.
Quando sedemmo sui sedili della sala d'attesa, il mio nervoso crebbe a dismisura. Matt se ne accorse e tentò di distrarmi raccontandomi degli aneddoti divertenti su sua zia Rosie. Riuscì perfettamente nel suo intento.
"Una volta, a colazione in un croissant vuoto mi spalmò la senape al posto del burro. Ed io sono allergico ad quella. Quindi, ti lascio immaginare ciò che accadde nei giorni successivi."
"Parli di lei con molto affetto, devi averle avuto molto bene."
Non fece in tempo a ribattere che la voce di Carl mi chiamò.
"Ti arrecherebbe troppo fastidio entrare con me? Penso di poterti definire come un amico ormai..." Tenni il capo basso in attesa di una risposta negativa, ma quella che ricevetti non fu ciò che temevo.
Lo ringraziai e tenendoci per mano varcammo la porta dello studio. Mi posizionai sulla poltrona e stritolando la mano di Matt guardai il visore.
"Ciao Char, come stai?" mi chiese il mio migliore amico.
"Tutto bene, a parte le nausee mattutine. Tu, invece, che mi dici del mio bambino?"
"Ehm...c'è qualcosa di diverso rispetto all'ultima volta..."
***
Ciao!😄
Vi sta piacendo questa storia?
Purtroppo, a causa della scuola, non avrò più molto tempo libero da dedicare alla scrittura. Ma,state certi che non vi abbandonerò. 😊
Comunque, sto scrivendo e ho da poco pubblicato il prologo e il primo capitolo di una storia d'amore, però questa volta i protagonisti hanno tra i sedici e i diciotto anni. Si chiama "Un sogno ad occhi aperti" e mi farebbe piacere se la leggeste 😊 grazie.
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Sei sempre nel mio cuore
RomanceCharlotte. 26 anni. Infermiera. Calma e professionale. Tutti requisiti per definirla una persona felice. Ma lei non è felice. Ancora vittima del suo passato, quando scopre di essere incinta, non si lascia prendere dal panico, tutt'altro... Sarà arri...