CAPITOLO 9

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2 mesi dopo...
"Char sei pronta? Carl ci sta aspettando!" La voce di Matt mi distolse dai miei sogni ad occhi aperti.
"Un momento! Finisco di vestirmi!" urlai di rimando.
Oggi avevo un'altra visita dal ginecologo. Ma non di quelle normali! Se fossi stata fortunata avremmo saputo il sesso. Dire che ero emozionata è un eufemismo. Mi guardai allo specchio nascosto all'interno dell'armadio. Di profilo si notava già la pancia. Però non assomigliavo a un pallone gonfiato. Almeno per ora. Ero solo al quinto mese!
Nelle settimane precedenti, Carl non mi ha fatto lavorare praticamente per niente. Ero diventata popolare all'interno dello studio e ogni volta che portavo qualcosa in mano, ecco che compariva una persona che mi ribadiva di non portare cose pesanti, di non affaticarmi molto e le solite cose. Non che non mi facesse piacere, però sembravo più una malata che una donna felicemente incinta di due gemelli. Mi aveva ridotto anche l'orario, ma lo stipendio era sempre lo stesso. Avevo provato a ribattere sul fatto che non fosse giusto, ma Carl non ne aveva voluto sapere. Era arrivato anche a minacciarmi di non farmi lavorare per niente. Di fronte a questo bivio, avevo scelto la prima possibilità. La meno peggio!
Caroline era,invece, al settimo mese e il pancione, aggiunto alla piccola statura e ai capelli neri corti, la fecevano diventare ancora più tenera. Sfortunatamente, a causa degli impegni di entrambe, non siamo riuscite a vederci molto, ma il nostro rapporto non ne risentiva per nulla.
Con Matthew, al contrario, era tutto un mistero. Litigavamo spesso, molte delle volte per la mia testardaggine. Non mi facevo aiutare mai, sopratutto con lui. Se mi chiedete il motivo, non saprei come rispondere, sinceramente. Ha continuato ad accompagnarmi dappertutto, nonostante i miei continui rifiuti. A lavoro, tutti mi chiedevano se fossimo una coppia e senza aspettare una mia replica, ci facevano i complimenti. Per i primi tempi, smentivo, ma dopo un po' , ho lasciato che la gente credesse ciò che voleva. Dopotutto, come dare loro torto: sembravamo veramente una coppia! Stavamo sempre insieme e eravamo entrati molto in confidenza. Spesso ci tenevamo anche la mano. Poi, quello che lui facesse quando non era in mia compagnia, non mi interessava minimamente. Cioè, che continui a fare sesso senza amore non mi piaceva molto, ma chi ero io per dirgli di smetterla?
"Charlotte!!" gridò di nuovo.
Sbuffai. "Arrivo! Un po' di camomilla, no?"
"Finiscila e scendi, mi sto arrabbiando!" Capii che era accaduto qualcosa, quindi decisi di correre il rischio di essere mandata gentilmente a quel paese.
"A parte il fatto che sei già arrabbiato, cos'è successo?"
Non arrivò alcuna risposta, così dopo aver fatto due, tre respiri profondi scesi traballante. Dire che ero instabile era niente rispetto alla realtà. Odiavo il fatto di essere così goffa e maldestra. Avevo fatto fuori cinque bicchieri in due settimane e due piatti, uno fondo e uno piano, in tre giorni! Evitavo sempre di prendere in mano cose troppo fragili e delicate, altrimenti in meno di due minuti di trovavano in mille pezzi sul pavimento. Matt si piegava sempre in due dalle risate quando veniva a conoscenza di queste mie "piccole avventure", come le chiamava lui. Mentre io le denominavo "grandi inconvenienti", nei rari momenti in cui non ero volgare. E ci tengo a sottolineare "rari"! Un rumore proveniente dal salone mi sollecitò a scendere più in fretta. Però, la sfortuna che da qualche tempo incombeva minacciosa su di me, si abbatté per l'ennesima volta sul mio povero corpo, facendomi inciampare e rotolare per i restanti tre scalini. Lanciai una serie di parolacce e controllai che non avessi niente di rotto. Per fortuna, anche la pancia era al suo posto! Risi per lo spavento che mi ero presa. Stavo diventando paranoica! Velocemente, mi alzai e raggiunsi la stanza dove si stavano sentendo strani rumori. Entrai per poi rimanere di stucco, notando che Matthew aveva preso tutte le bottiglie di liquore, che si trovavano in una vetrinetta sopra la televisione, e una ad una le stava violentemente scaraventando verso un punto di fronte a lui. Mi voltai, cercando di capire cosa di trovava sotto tutto il denso miscuglio rossiccio tendente al marrone e la grossa quantità di vetri infranti. Il suo cellulare! L'aveva distrutto! Non che mi interessasse molto, non era mio! Mi interessava conoscere invece la ragione per cui il mio adorato amico si stava comportando in questo strano modo. Scrutai attentamente il suo volto e riconobbi molte emozioni: disperazione, rabbia e dolore. Mi avvicinai cautamente, cercando disperatamente una qualche frase che non lo facesse infuriare di più. Mi impaurì il suo stato.
Lo chiamai con voce debole, proprio nel momento in cui un'altra bottiglia si distrusse in mille pezzi. Non sentì. Riprovai, ma sembrava proprio che non si rendesse conto di cosa accadesse attorno a lui. Quando fece cadere un bicchiere di cristallo regalatomi da Carl, mi indignai tanto che senza temere la sua reazione, lo schiaffeggiai. Per tutta risposta, lui mi scaraventò contro una bottiglia (piccola) e feci in tempo ad abbassarmi prima che vecchi ricordi mi affollassero la mente.


***

Ed eccoci di nuovo con un altro capitolo.
Siamo arrivati al punto in cui Charlotte rammenta qualcosa... Ma cosa?
😊

A proposito, ho pubblicato un'altra storia e, come 'Un sogno a occhi aperti', anche questa ha dei protagonisti delle superiori. È intitolata "Un'intrigante scommessa", e mi piacerebbe se la leggeste. Tante grazie ✌

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