CAPITOLO 13

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Erano passati ben quindici giorni dalla sera nella quale io e Matt non avevamo fatto altro che sbaciucchiarci come degli adolescenti. La sera, anzi la mattina, quando mi ha riportata a casa, l'avevo invitato a restare con me e avevamo dormito abbracciati, anche se devo ammettere che i miei piccoli bimbi era un po' d'intralcio. Ma sta di fatto che è stata la notte più bella della mia vita, e priva degli incubi ricorrenti. Matt aveva detto che lui ci sarebbe stato sempre per me, ma potevo fidarmi completamente di lui? E sopratutto di me? Non sapevo se ero ancora pronta a lasciarmi andare totalmente. Il passato era ancora una ferita che bruciava tutt'ora. Mia madre, chissà se era morta in tutti questi anni! Non che io volessi, dopotutto era sempre mia madre, e prima che mio padre morisse era una donna dolce e premurosa. Rammentavo ancora quel giorno... Quel dannato giorno in cui tutto cominciò la mia tortura. Avevo solo tredici anni, ero poco più di una bambina. E quel giorno piovoso mi aveva stravolto per sempre la mia vita. Sentii gli occhi che bruciavano e dato che mi trovavo da sola in casa, sotto le calde coperte del mio grande letto matrimoniale, lasciai che le lacrime uscissero dal loro eterno nascondiglio. Sarà che gli ormoni erano impazziti, ma stavo diventando molto piagnucolona: da quando Matt si era aperto a me, non facevo altro che piangere e piangere, rinvangando nel passato. Più lo facevo, più cercavo di combattere e più le mie speranze si affievolivano, lasciandomi solo con dolore e tristezza. Avrei dovuto chiamare Ella, la mia psicanalista che già tre anni fa avevo contatto per far sparire i fantasmi del mio passato. Non ero guarita del tutto, ma mi aveva fatto almeno dimenticare per qualche tempo. Prima che Matthew scoprisse tutta la mia messinscena! Sotto questo punto di vista lo odiavo, ma dall'altra parte lo amavo con tutta me stessa...Oh. Mon. Dieu. Io, io avevo appena ammesso di amarlo? Che gran pasticcio... Lui aveva detto solo che gli piaccio, ma piacere non è amare. Piacere è una cosa passeggera, amare è tutto tranne che passeggera! Avevo fatto l'unica cosa che non dovevo mai e poi mai permettere che accadesse.

"Charlotte, ora se ti provi a dirglielo sei morta!"mi minacciai da sola. Un po' patetico, lo dovevo ammettere, ma non potevo veramente riferirglielo. Dovevo soltanto fingere che tutto fosse come prima. Il mio cellulare squillò e io pregai che non fosse Matthew, non ero ancora pronta ad affrontarlo, non dopo aver ammesso i miei sentimenti. Sollevata notai che era Caroline. Risposi contenta.

"Ciao Caro! Da quanto tempo!"

Nessuna risposta. Mi allarmai.

"Caro?"

"Ch-...ar. Aiu...to."

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