3~I nuovi arrivati

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Erano ancora le 7.00 del mattino, così decisi che potevo tranquillamente andare a scuola.
Frequentavo il college più prestigioso del Paese, o almeno così si diceva in giro. Io non ero d'accordo con quelle voci: certi professori erano dei veri incapaci! Ma io volevo studiare medicina, era quello l'unico mio scopo, quindi sopportavo anche loro. Anche se la strada era ancora lunga, visto che mi trovavo al primo anno.
Erano appena finite le due settimane di pausa dagli esami ed era tosta ritornare a vivere in una di quelle camere, troppo vicine alla scuola per i miei gusti. Ma ormai ci avevo fatto l'abitudine.

Dopo mezz'ora di strada in corriera arrivai alla stazione più vicina alla mia scuola, nonché ai dormitori. La mia macchina era dal meccanico e in quel periodo cercavo solo di risparmiare dei soldi per comprarmi finalmente un'auto decente che camminasse.

Ci impiegai circa 10 minuti a piedi per arrivare davanti all'edificio dei dormitori femminili. Prima di aprire la porta feci un lungo e profondo respiro. Non ero psicologicamente pronta ad affrontare un altro periodo intenso di studio e zero distrazioni.

Mi piaceva la vita mondana e anche se non ero una di quelle zoccole, mi piaceva andare alle feste, conoscere gente nuova e divertirmi tra amici. Non puntavo ad avere un ragazzo per forza, aspettavo quello giusto: se doveva arrivare bene, ma se dovevo aspettare ancora, bene lo stesso. Per il momento mi concedevo solo ad alcune "distrazioni" anche se poi in realtà non combinavo molto, perché rovinavo il momento con una delle mie frasi poetiche o stupide che siano. Forse le dicevo perché non volevo concedere veramente il mio corpo a quel ragazzo, in attesa di quello giusto, o forse solo per stupidità. Dipende dai punti di vita.

In quel momento però non potevo neanche pensare a quello che mi piaceva fare nel mio tempo libero, perché di tempo libero ne avrei avuto ben poco.

Mi decisi finalmente ad aprire la porta.
Salutai con un cenno di testa o con la mano alcune ragazze che conoscevo dall'inizio dell'anno, o solo di vista. Salii le scale con qualche difficoltà, a causa della valigia troppo pesante, arrivando al secondo piano; in tutto ce n'erano quattro. Tirai fuori le chiavi della mia stanza dalla tasca della felpa e con lo sguardo inquadrai la 124.

Mi fermai alla soglia. Sentivo già musica pop che andava quasi a tutto volume: la mia coinquilina era arrivata prima di me evidentemente.
Aprii la porta: -Salve ragazza che vorrei non conoscere, ma con cui mi ritrovo a condividere la casa- scherzai.

-Ciao Tash!- Melody mi saltò al collo.

-Così ci metti troppo entusiasmo! Mi stai strozzando!-

-Ma cosa vuoi che sia! Se non ti uccide tutto quello studio cosa vuoi che ti faccia un abbraccio troppo stretto dalla tua migliore amica?!- e purtroppo aveva ragione.

-E chi ha mai detto che sei la mia migliore amica?- lei si staccò e io le feci l'occhiolino.

-Okay, ora sono offesa- disse mettendo il broncio.

-No, non fare così, se ti arrabbi con me chi mi cucinerà il pranzo e la cena?- questa volta fui io ad abbracciare lei.

-Sei un'approfittatrice!- mi rispose ridendo.

Melody ed io avevamo insieme solo alcuni corsi, ma essenzialmente i nostri obiettivi non erano poi così diversi. Lei avrebbe desiderato diventare una chirurga...non credo esista questo termine, ma credo anche che sia comprensibile, quindi pace e amen. Lei voleva diventare una chirurga.

Non avemmo il tempo di raccontarci le nostre avventure accadute nelle due settimane precedenti perché dovevamo correre all'assemblea di "ben ritornato" dalle vacanze di metà semestre. Probabilmente l'unica scuola che ce le aveva.

Quindi portai velocemente la mia valigia davanti al mio letto, controllai allo specchio di essere presentabile e corsi al luogo di ritrovo che ci avevano comunicato per e-mail: l'aula magna.

Il patto col DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora