5~Filosofia

37 1 1
                                    

Ero scalza.
Sotto i miei piedi sentivo punzecchiare i sassolini del ghiaino.
Mi trovavo in una strada bianca a serpentella che conduceva in un posto troppo lontano perché io lo vedessi.
Improvvisamente il sole scemò e il buio si fece strada velocemente, fino a raggiungere i miei piedi, fino ad avvolgermi in una morsa gelida.
Sentivo i piedi dolenti e terribilmente freddi.
Il cielo era limpido, ma senza alcuna stella, senza luna.
Regnava su tutto un fitto buio tenebroso.
Cominciarono poi a scendere dal cielo, cullati dal vento, dei cristalli di un bianco pallido. Sembravano risplendere di luce propria.
Allungai la mano e qualche fiocco di neve atterrò sulla mia pelle calda, sciogliendosi all'immediato contatto con essa.
Nei punti in cui la mia pelle veniva bagnata, un colore azzurro annacquato si faceva strada. Guardavo attenta, ma non allarmata, la visione che mi si proponeva, fintantoché non venni completamente ricoperta.
Il gelo si insinuò dentro me.
Lo sentivo espandersi, partendo dal cuore per poi propagarsi nel resto del corpo, fino a raggiungere le punte delle dita di mani e piedi.
Il gelo si fece più intenso, così tanto che cominciò a bruciare. Avevo fitte di dolore ovunque. Mi accasciai al suolo. Credevo di morire.
D'un tratto il dolore si trasformò in un piacevole calore.
E con esso anche la mia pelle si dipinse di un rosso compreso tra un rosa marcato e un colore più simile al fuoco.
In quel momento il silenzio che mi circondava venne interrotto da una melodia e successivamente una voce maschile l'accompagnava dolcemente: "I thought I saw the Devil, this morning...".
Una sagoma scura non ben definita stava camminando lungo la strada, nella mia direzione.
"...looking in the mirror"
Quella voce. L'avevo già sentita.
"Drop of rum on my tongue" e il cielo cominciò ad illuminarsi di un rosa rossastro.
Cominciavo a sentire pensieri ronzarmi nella testa. Pensieri sempre più razionali.
"...with a warning"
A quel punto riuscivo a sentirmi i piedi e riuscivo a muovere le dita.
L'uomo si dissolse senza preavviso.

Prima che me ne accorgessi avevo gli occhi aperti da far passare uno spiraglio di luce.
"...to help me see myself clearer"
La riconobbi. Era la mia sveglia.
"I never meant to start a fire"

Aprii del tutto gli occhi e di malavoglia presi l'angolo della coperta calda e lo spinsi in fondo al letto, il più lontano possibile da me, giusto per non aver la tentazione di rimettermi a dormire.
"I never meant to make you bleed"

Cercai di allungare il braccio per raggiungere il cellulare e spegnere la suoneria, ma non riuscivo a trovarlo.
"I'll be a better man today", sembrava scusarsi Jaymes Young mentre cantava.
"I'll be good, I'll be good"
-Non mi interessa, sul serio. Sono desolata, ma ora voglio solo che tu ti zittisca. Niente scuse!- si lamentò Melody mugugnando dalla camera di fronte alla mia, divisa solo da un piccolo corridoio che da una parte portava al bagno e dall'altra al salotto e alla cucina.

Finalmente avevo individuato il cellulare. Riuscivo a toccarlo con il medio. Non volevo alzarmi completamente, così, facendo appello a tutte le forze che potevo raccogliere in me in quel momento, mi allungai ancora un po'. Mi ritrovavo in una situazione di instabilità, ma ero infastidita, e quindi istigata a 'superare i miei limiti', da Jaymes che non la smetteva di cantare, da Melody che continuava a lagnarsi e dal fatto che non riuscivo ad afferrare il cellulare; era come se fosse diventato una saponetta.

Mentre mi muovevo anche il letto cominciò con un'odiosa cantilena.

Innervosita decisi di spingermi oltre il mio limite di equilibrio per far tacere tutti quanti con un movimento brusco. Forse troppo.
Infatti con un tonfo mi ritrovai con la faccia compressa contro il pavimento freddo, con i piedi per aria. Il cellulare, che ora aveva deciso di ubbidire alle forze fisiche, in particolare quella di gravità, mi piombò in testa.

Il patto col DiavoloDove le storie prendono vita. Scoprilo ora