¤Capitolo 11

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La casa era avvolta nell'oscurità. C'era silenzio. Forse troppo.
Dopo le parole di Cho, un leggero spiffero d'aria invase le due figure femminili.
Ed ecco comparire una strana luce proiettata sulla parete d'innanzi a loro. Da essa apparve lei. Sadako.
Stava lì immobile a fissarle con quei suoi occhi bianchi velati di rosso, la pelle cadaverica e la veste bianca ormai sporca di terra e sangue.
Faceva paura guardarla, ma Cho era solo felice di rivedere sua figlia.
La donna si avvicinò ma venne fermata da Sofy.
Sadako quasi non la vedeva. La sua attenzione era per la madre. Iniziò ad avanzare finchè non le fu faccia a faccia.

《Figlia mia..》
Cho provò a parlarle.

《...perchè fai tutto questo? Non ti ho insegnato a fare del male agli altri.》

Gli occhi della figlia non lasciavano trapelare emozioni. Aprì la bocca emettendo quello che doveva essere uno scricchiolìo. Lo stesso che Sofy udiva nella vecchia casa. Le luci si spensero nuovamente e si udì un urlo. Poi il silenzio.
Le luci si riaccesero e il corpo della donna penzolava dal soffitto.
A Sofy tornò in mente la scena della sua amica Misaki e quasi non pianse portandosi una mano alla bocca.
Improvvisamente un quadro cadde a terra. E poi un altro. E un altro ancora. Le mensole si staccavano dalle pareti lasciando cadere i pochi oggetti sopra di esse.
Sofy era terrorizzata.
Corse fuori dalla casa molto velocemente. Attraversò il giardino e oltrepassò il cancello arrugginito.
Non si voltò, ma continuò a correre senza sapere dove andare.
Ogni tanto urtava qualche passante e tutti la guardavano con disprezzo. Arrivò alla casa di Lyon senza sapere il motivo.
Entrò titubante e lanciò un'occhiata alla porta della camera delle fotografie dove ancora giaceva il corpo dell'unica persona che aveva cercato di aiutarla riponendo fiducia in lei.
Era chiusa e decise di ignorarla nonostante il groppo in gola.
Andò in bagno e si fece una doccia. Ne aveva bisogno.
Mentre si lavava, i suoi capelli divennero ancora più scuri e lunghi. Iniziarono a cadere piccole ciocche. Si sciacquò in fretta e raggiunse la camera da letto avvolta in un asciugamano. Si guardò allo specchio ma i suoi capelli erano ancora lì, come se nulla fosse successo.

"Forse sono davvero pazza.."

Indossò dei vecchi vestiti della madre di Lyon.
Si preparò qualcosa da mangiare e lo divorò in tutta fretta.
Doveva andarsene da lì..immediatamente.
Non sapeva dove andare, ma qualsiasi posto andava bene. Era sola e doveva provvedere a se stessa.
Decise di camminare in zone trafficate..ma adesso che era fuori casa, sembrava non esserci anima viva. La via dove prima la gente la fissava, era deserta. Questo non andava bene. Aveva paura.
Cosa poteva fare da sola?

Ecco la solita folata di vento freddo. La ragazza si guardò in torno aspettandosi qualcosa, ma non accadde nulla.
C'era solo silenzio.
Le case sembravano deserte così come le strade. Camminò per un po' fino al parco della città. Anche lì non c'era anima viva.
Era primo pomeriggio, ma nessun bambino era uscito a giocare.
Avvertiva un senso di pericolo anche se Sadako non si faceva vedere.
Si sentiva osservata e continuava a volgere la testa a destra e a manca.
Si sdraiò su una panchina aspettandosi il peggio.
Restò lì per qualche minuto finchè non si addormentò.

Al suo risveglio si era fatta sera. Il sole stava tramontando e presto sarebbe stata circondata solo dal buio. Si mise a sedere con la sua solita agitazione.
Di nuovo quell'aria pungente.
Stavolta Sadako era dietro un albero, nascosta nell'ombra.
Sofy aveva davvero paura adesso. Voleva andarsene lontano, in un luogo dove vivere in pace.
Si arrampicò su un albero cercando di non farsi prendere. Sadako era ai piedi dell'arbusto.
Restava ferma a fissarla.
Sofy si tenne al tronco chiudendo gli occhi.

"Vai via. Ti prego..vai via."

Quando riaprì gli occhi non vide più quella figura che tanto l'aveva tormentata.
Pensò che fosse tutto finito, ma il senso di inquietudine non l'aveva ancora abbandonata.
Si voltò a destra.
Accanto a lei, sul ramo, c'era Sadako.
La sua espressione fredda non esprimeva rabbia.
Semplicemente non esprimeva nulla.
I loro sguardi erano incollati l'uno all'altro.
Poi d'improvviso Sofy avvertì una strana sensazione. Di vuoto.
Stava cadendo. Fu un attimo, ma per lei parve un'eternità. Ripensò alle persone a lei care che erano morte ingiustamente.
Il suo ultimo pensiero andò a Lyon.

"Addio..intrepido giornalista."

****

Il mattino seguente il giornale locale recitava così:
"Ragazza trovata morta nel parco della città.
Causa della morte: caduta da un albero e trauma cranico causato da una pietra."

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