Sono all'inferno

1K 115 121
                                    

Prima parte

A volte ho bisogno di momenti come questi. Momenti in cui ho bisogno di riordinare le idee in testa per cercare di non dimenticarmi chi sono. Sempre ammesso che io lo abbia mai saputo veramente. "Sono Matteo, ho 17 anni." Sono le uniche due cose certe che so di me stesso. Ogni tanto mi fermo. E nel silenzio del momento ripeto nella mia mente che sono Matteo e ho diciassette anni. E ogni volta mi stupisco di non avere altre cose da poter dire su me stesso. Ma oggi ho deciso di sforzarmi e di andare più in fondo alla cosa. Allungherò la lista di informazioni su di me.

Vivo in un palazzo di sei piani. Penso sia tutto di mia proprietà. Ma a me è concesso solo stare nel primo e nel secondo piano. Sono nato al sesto piano. Questo è ciò che mi dice mio padre quando faccio domande. Poi, un dettaglio non irrilevante, in diciassette anni di vita non mi è mai stato permesso di uscire da questi due fottutissimi piani. Non so cosa c'è al di fuori di questo palazzo e ormai sono arrivato al punto di aver paura di ciò che non conosco. Fatto inquietante è che in questi due piani ho sempre cercato vie d'uscita o banali porte d'ingresso e d'uscita. E non ce n'è nemmeno una.

Non ho mai conosciuto mia madre, è morta il giorno del parto. A dire il vero non ho mai visto una donna, una ragazza o una bambina. Ma so che esistono. Lo so grazie alle lezioni di religione che mio zio mi fa ogni giorno parlandomi di Adamo ed Eva. Lezioni dove ogni giorno mi insegna a pregare quel Dio che ho imparato ad odiare e non ad adorare come tutti i miei familiari fanno. Sono circondato solo e soltanto da uomini. Ma mi sono accorto del fatto che questo non sia normale solo all'età di tredici anni. Ovvero quando in me si creò un desiderio inspiegato di vedere una donna. Mio zio, parlandomi di Eva mi descrive ogni giorno il suo seno, mi parla del suo corpo, mi parla del suo organo genitale. All'età di tredici anni sentire parlare di quelle cose mi eccitava. E' durante quelle lezioni che ho avuto le mie prime vere erezioni. Per non parlare delle lezioni di scienze tenute sempre da mio zio. Mi stava spiegando l'apparato riproduttivo di Eva, come lo chiama lui. Avevo quattordici anni. Mi ero eccitato. Pensavo di non essere visto ma mio zio se ne accorse. Mi diede trenta frustate e dall'ora non mi parlò mai più dell'apparato riproduttivo femminile ma solo di quello maschile. Mi voleva far capire che il corpo della donna era sbagliato, mentre quello dell'uomo giusto e invitante. Ma ogni sera nel letto mi ritornano in mente le immagini di Eva. Questa è la mia vita schifosa all'interno di questo palazzo schifoso. Devo stare alle regole, pregare sei giorni alla settimana, sei ore al giorno e sei minuti ogni mattina, quando sorge il sole. Cosa che non ho mai visto. Mio padre è come se non esistesse, lui sta sempre agli altri piani e si fa vedere raramente solo per chiedere di me a mio zio, che praticamente è colui che deve controllarmi e crescermi, prepararmi per un qualcosa. Un qualcosa che è estremamente complicato fare, per un qualcosa che si può fare solo in una data precisa.

Ma ora basta prendermi i miei momenti.

Oggi, il sei del mese, deve venire mio padre a chiedere il resoconto di chissà cosa a mio zio. Quando si apre l'ascensore sono seduto alla sedia mentre disegno sul tavolo di cristallo della cucina dove mangio. Mio padre, un uomo di trentacinque anni, entra nel locale e mi saluta con uno sguardo, con il suo solito andamento legante e serio. Mio zio arriva immediatamente e i due si siedono pochi posti dopo di me ed iniziano a parlare. Ad un certo punto della conversazioni, punto in cui mi tolgo le cuffiette perchè ho finito il disegno, sento mio padre dire una cosa interessantissima a mio zio. <<Oggi è il gran giorno.>> dice mio padre con fare complice e mio zio, con un'espressione preoccupata risponde con un agitato <<Di già?>>. Mio padre, preso nel bere la sua bevanda rigorosamente alcolica, non sembra accorgersi dell'espressione spaventata di mio zio. <<Come si chiama la ragazza?>> domanda lo zio a mio padre. La parola ragazza basta a farmi eccitare e ad invogliarmi a chiudermi in camera a masturbarmi. Ma mi concentro. E proseguo ad ascoltare il discorso per capirci di più. <<Francesca.>> risponde mio padre. <<Quando sarà qui?>> domanda mio zio. Sarà qui. Una ragazza sarà qui? L'ascensore dietro di me si apre nuovamente e io sobbalzo per lo spavento, visto che ero preso a capire cosa stesse succedo, preso a capire se veramente oggi avrei per la prima volta visto una ragazza. Mi volto e vedo un dipendente di mio padre scortare dentro alla cucina una persona con il viso incappucciato. Quando il dipendente fa sedere questa persona minuta ed aggraziata sul divano vicino al tavolo, toglie anche il cappuccio, ed è in questo momento che un'emozione nuova, diversa da tutte quelle che ho provato nella mia "vita"nasce dentro di me.

E' una ragazza. Il cappuccio levandosi rivela un viso meraviglioso. Pallido, che si intona perfettamente al freddo di questi due piani. Eppure da quando la ragazza ha messo piede oltre l'ascensore mi sono sentito invaso a pelle da un calore inspiegabile e piacevole. La ragazza, non mi da il tempo di farsi studiare che subito si guarda in torno sconcertata. E muovendo la testa agita i suoi capelli scuri, castani, leggermente ricci. Ma poi ecco che i suoi occhi cadono sui miei e si ferma. Trova in me una sicurezza che la calma, mentre io trovo in lei un potente e folgorante desiderio che dentro di me echeggia proprio come un tuono. Ci fissiamo gli occhi e nessuno dei due osa muoversi. Ha gli occhi colorati da un azzurro leggero, spento ma profondamente e misteriosamente acceso quasi come un fuoco. Sono due occhi straordinari, ritrovo nei suoi occhi molte caratteristiche che ritrovo nei miei. Poi i suoi occhi si fanno lucidi. Sempre di più. Alla fine dall'occhio sinistro le cade una lacrima. Fa un respiro come di sollievo. Inizia a tremare, lentamente si alza. E si butta su di me per stringermi nel primo abbraccio della mia vita. Sono all'Inferno. E' la prima volta che vengo riscaldato da un calore umano. Mi stringe,si aggrappa a me, che sono fermo, seduto ed eccitato. Poi si lascia andare verso il pavimento. Le sue ginocchia trovano le piastrelle ma lei non smette di abbracciarmi. E' inginocchiata e mi abbraccia. Appoggia la sua testa calda sulle mie gambe. Infine scoppia in un pianto liberatorio. <<Pensavo di non vederti mai più.>> dice a fatica, con un tono di voce leggero, interrotto dai singhiozzi. La sua voce mi fa un effetto così potente che quasi non colgo il senso delle sue parole. <<Ma io non ti conosco.>> rispondo. Ho il cuore a mille, per la prima volta nella vita a contatto con una pelle delicata e non rude come quella degli uomini. Per la prima volta mi sento amato da qualcuno o da qualcosa. Per la prima volta mi sento caldo dentro. E il suo contatto. Mi da tutte le risposte per cui prima mi sentivo vuoto. Mi sembra che avendo questa ragazza vicina tutti i miei punti interrogativi svaniscano semplicemente nel nulla. Io so chi sono, adesso. Ed è fantastico. Assaporo questo istante. Adesso so anch'io cos'è la felicità.

Ma mio padre la prende dalle spalle e la costringe ad alzarsi. Lei lotta per restare incollata a me ma alla fine si alza. Grida, si dimena. Vuole restare attaccata a me quanto io voglio restare attaccato a lei. <<Per oggi basta!>> urla mio padre nell'orecchio della bellissima ragazza procurandomi una rabbia fortissima. La sta portando via da me. Si allontana fino a sparire, dietro la porta che conduce alla sala e al resto dei due piani. Ormai nemmeno le sue grida mi restano. E' troppo lontana, non la sento. Mio zio, senza dire niente, senza spiegarmi niente, come sempre, se ne va semplicemente accompagnato dal dipendente di mio padre.

Resto da solo su questa sedia. Stremato dalla fatica che il mio corpo ha fatto per riuscire a contenere un sentimento così violento. Ma ora Francesca è lontana , di lei mi resta la passione. Ma di quel contatto che mi sottraeva punti di domande nemmeno l'ombra avanza. Ora sono più dubbioso, incredulo. Temo di star impazzendo a causa di questo. Di questa merda di storia che inizia con mille dubbi e con mille cose da chiarire.

STORIA DI UN PECCATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora