Rivelazioni

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Francesca ha il corpo interamente sopraffatto dai brividi dell'agitazione del momento. E io, non capisco com'è umanamente possibile che ancora non mi sia venuto un infarto. No. Non ci posso credere che finalmente sto entrando in questa odiatissima ascensore con l'intento di pigiare il pulsante con il numero tre, con la certezza che l'ascensore mi lascerà al misterioso terzo piano. Per tuttala vita ho desiderato più di tutto il resto poter arrivare almeno al terzo piano. Infatti la consapevolezza che sono qui ma che non posso nemmeno andare in giro per i sei piani liberamente mi uccide e mi ha sempre ucciso mille volte di più di quanto lo fa la consapevolezza che da qui non ci posso proprio uscire. E adesso. Siamo qui. Davanti a noi le porte chiuse dell'ascensore. Vicino ad esse il pulsante che se pigiato causerà l'apertura dell'ascensore. E' un momento sacro che vorrei poter gustarmi fino in fondo ma so che è impossibile. Mio zio è sotto l'effetto della droga, è vero, ma i domestici non lo sono e tra poco alcuni di loro si troveranno a passare di qui e se ci scoprissero. Non voglio neppure pensare alla tragica eventualità, tragica anzitutto perchè l'ideale del terzo piano tornerebbe ad essere di nuovo solo un ideale, e poi, tragica perchè chissà quali conseguenze avrebbe la mia infrazione delle regole. Per non parlare del fatto che verrai beccato con Francesca. Mi impedirebbero per sempre di vederla e demolirebbero il meccanismo dell'armadio innescato da chissà chi e chissà quando. Finalmente entriamo cauti nell'ascensore, mano nella mano con entrambi in cuore la paura di mille urli agonizzanti.

L'interno dell'ascensore non è elegante, è dello stesso colore grigio che hanno le porte dell'ascensore. Trovo immediatamente la selezione dei piani ma sia io che Francesca restiamo di pietra nel notare un dettaglio non irrilevante. La selezione dei piani comprende solo il piano terzo. E i restanti quattro piani?Il secondo non è da considerare perché il secondo non ha l'ascensore ed è unito al primo solo grazie a delle scale.

Guardo dietro di me per scorgere la reazione di Francesca e vedo che si è portata le mani sulla bocca sconcertata. Il timore e l'ansia accrescono e per un secondo la mia delirante mente ha osato addirittura pensare che forse sarebbe stato meglio se fossimo tornati nelle nostre camere. Mi volto completamente verso Francesca mentre le ante dell'ascensore si chiudono intrappolandoci all'interno. Fanno un rumore quasi impercettibile, ma in questo momento, l'udire nel silenzio il minimo suono per noi significa spaventarsi come fosse appena scoppiata una bomba. Sia io che lei ci spaventiamo, lei chiude gli occhi e li strizza spaventata. Ma io non mi concedo alla paura perchè devo fare in modo che le cose vadano per il meglio. Mi volto verso francesca e le stringo il volto tra le mie mani. Inizio a fare pressione sulle sue guance per trasmetterle sicurezza. Le sistemo un ciuffo di capelli e ne approfitto per accarezzarla. Lei apre gli occhi riflettenti del suo animo agghiacciato dalla paura. Quando le guardo gli occhi ho la sensazione di essere a posto, il terreno cessa di tremare e il mondo d'ombra e mistero in cui vivo d'un tratto subisce una meravigliosa metaforismi e diventa un mondo che conosco, che posso gestire. Un mondo di fuoco dove ci siamo solo io e lei. E mentre penso a tutto ciò porto la stessa mano con cui ho carezzato Francesca davanti alla mia bocca, sollevo l'indice e stringo un poco le labbra per farle capire che deve stare in silenzio. Aspetto tre secondi, e quando riesco a sentire il battito del mio cuore capisco che c'è davvero silenzio. Perchè oggi il silenzio sarà la nostra risorsa più importante. Non oso muovermi, so che esercito su di lei un effetto calmante stando così. Sono innamorato dei suoi occhi così espressivi, porto l'altra mano verso i pulsanti dei piani e pigio il pulsante del terzo piano. Veloce riporto la mia mano sopra quella di Francesca. L'ascensore lentamente inizia a salire. Dentro di me adesso solo paura e ansia. Attorno a me adesso solo il mutismo di un sentimento indescrivibilmente negativo. Paura di essere scoperti, desiderio di voler scoprire, temere per le nostre vite, l'ascensore si ferma. Sia io che Francesca arretriamo di due passi nell'ascensore fino a sbattere sulla parete. Le porte dell'ascensore piano piano si aprono e nel vuoto lasciato in mezzo ci offrono l'orizzonte misterioso di quello che è il terzo piano. Le nostre mani stanno ancora incollate e nessuno dei due vuole che esse si stacchino. Flemmatiche le ante dell'ascensore  si aprono completamente dandoci sulla pelle una sensazione di oblio e freddo inverno. Dinnanzi a noi l'oggetto dei miei dubbi più mortali, dinnanzi a noi l'oggetto delle mie ansie, dinnanzi a noi un passo in più verso l'agognata libertà.

STORIA DI UN PECCATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora