Strategia

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Il mio cuore martella senza sosta mentre la mia espressione si fa un ghigno. Con rinuncia stacco le mie mani dalle guance di Julie e la sollevo. Prendendola per mano la faccio cadere sul letto più vicino e mi scaravento su di lei. Senza pensarci, all'estremo della sopportazione, rifugio il mio sesso dentro di lei e lo dimeno con forza e decisione. E in tanto percepisco per la prima volta il disgusto verso l'amore, il disgusto verso una cosa che marcisce. Perché quello che sto facendo è questo: una cosa marcia che va peggiorando. Marcia tanto quanto non vera, non sentita, non desiderata ma pretesa. Questo non è amore, questo è dolore. Questo è delirio. Ogni mio colpo dentro di lei equivale ad un suo forte sussulto e ad un mio macabro ghigno. E' malsano, è folle. E io continuo a non sentire niente. Eppure ci do dentro, entrambi ci diamo dentro. Il fuoco brucia, ma è freddo come il ghiaccio. E il pensiero che esiste un fuoco caldo come quello di Francesca mi fa impazzire di desiderio, mi fa impazzire. E mi fa morire. Ogni sentimento infine sfocia in un orgasmo muto, silenzioso, impercettibile eppure potente. Grigio e inutile. I nostri occhi si incontrano spenti delle loro forze un' ultima volta. In silenzio esco da lei con indifferenza e mi sdraio nel letto accanto a Julie abbandonandomi ad un ultima lacrima e ad un sonno che possa condurmi dentro a colei che davvero voglio, dentro al peccato che realmente pretendo compiere. Chiudo gli occhi mentre Julie si accovaccia vicino a me accavallando una sua gambe sulla mia. Questo mi da fastidio, ma evito di farglielo capire. Chiudo gli occhi.

<<Matteo.>> mormora una voce nel buio. <<Dove sei?>> chiedo io. <<Sono in pericolo.>> risponde la voce. <<Francesca... .>> sussurro disperato sentendomi incollato al buio e immobile, senza possibilità di fare niente. <<Ti prego, Francesca... perdonami.>> dico nell'inquietudine della leggera pesantezza di una lacrima. <<Salvami.>> diciamo insieme. <<Salvami perchè ho bisogno di te.>> mormora lei. <<Salvami perchè l'alba non avrebbe senso se la vedessi in un mondo dove non ci sei. O ci sei ma non posso averti.>> dico. Qualcosa mi sfiora la mano, e Dio sa quanto vorrei fosse la mano di Francesca. Ma è la mano del nulla che mi tocca. <<Ma tu non mi puoi volere davvero.>> dice. La sua voce una precisa convinzione scagliata come una lancia dentro la massa imperforabile di un cumolo di ghiaccio. <<Tu>> continua lei <<Non sai cos'è l'amore.>> dice. Vorrei rispondere ma non posso, non ho più ossigeno nella gola, non ho più forza nelle corde vocali: la verità di quelle parole mi ha prosciugato come il sole prosciuga l'acqua e la morte prosciuga la vita e i suoi sogni, i suoi peccaminosi amori. La voce è di Francesca, ma in questo abisso nero non sembra lei. La sua voce sembra intrisa di disprezzo, carica di malignità, odio. Ride. Crudele. Ride sghignazzando, mi umilia. <<Io non ti amo.>> dice tra le risate che si fanno rimbombanti diventando infinite nell'eco delle mie cavernose orecchie. E la frase pervade nel mio corpo come un'ondata di morte fino al cuore. <<Io non ti amo. Io non ti amo. Io non ti amo.>> dice crudele.

I miei occhi si spalancano di scatto facendo scivolare giù un 'altra lacrima imprigionata sotto l'occhio chiuso. Il mio petto si gonfia e si sgonfia veloce come il mio cuore. Scatto all' impedi svegliando Julie, mi precipito a vestirmi. Non osiamo guardarci negli occhi ne aprire bocca, tra di noi ci separano anni di viaggio e anni di montagne costituite da boschi e rovi velenosi. <<Cosa volevi da me, Matteo?>> la freccia della sua voce supera le distanze fino a perforarmi la schiena. Incasso la freccia con un sussulto in un primo momento d'ira. Poi l'dio si spegne in dolore immenso e tristezza. Le lacrime iniziano a tormentare gli occhi fino ai limiti della sopportabilità. Esito, ma desidero rispondere. <<Sicurezze.>> sussurro tremando come la mia voce, stremato. Mi volto lentamente verso di lei senza ancora aver messo la maglietta e con la patta dei jeans ancora slacciata. <<Volevo solo... sicurezze.>> la vista appannata dalle lacrime, gli occhi rossi come il sangue. Un macigno si butta giù dai miei occhi cadendo sul pavimento e bagnando la moquette. Julie osserva la mia lacrima cadere, nuda sul letto. Fa per alzarsi e venire verso di me ma io arretro tremando. Allungo un braccio verso di lei e apro le mani, come un folle <<Ferma. Lasciami stare.>> dico disperato, la mia voce irregolare e infantile nel tremolio del pianto. Lei rimane fissa mentre mi osserva con due occhi all'apparenza indifferenti. Il mio braccio torna giù insieme al mio mento. Altre lacrime cadono vicino ai miei piedi nudi lasciando minuscole chiazze sul pavimento. Julie si avvicina a me impercettibilmente e mi abbraccia con estrema delicatezza. Al contatto sussulto e mi preparo a liberarmi dalle sue braccia ma poi lascio stare, come un lupo addomesticato. Con gli occhi spalancati e confusi mi lascio andare sulla spalla di Julie. Fisso la porta davanti a noi e aspetto che le lacrime sugli occhi si riassorbano. Quando Julie si stacca e comincia a vestirsi mi allaccio la patta dei jeans e mi infilo la maglietta sentendomi debole come un malato. E resto fermo a guardare Julie che si veste. <<Quando hai detto ai tuoi seguaci che stavano combattendo non solo per salvare se stessi ma anche l'intero mondo.>> dico. Lei, di spalle, mentre si riallaccia il reggiseno dice <<Si?>> esito. <<Cosa intendevi dire?>> chiedo serio. <<Era questo quello che volevi sapere in cambio della bomba?>> chiede ironica mentre inizia a infilarsi anche la maglietta. <<Sì.>> rispondo serio, mentre riacquistato la forza. <<Intendevo dire quello che ho detto.>> dice girandosi verso di me. <<Qui fuori è in corso una guerra.>> accenna puntando i miei occhi. <<E questa guerra potrebbe sterminare tutti noi. Fino all'ultimo... parlo dell'intera umanità.>> dice. <<E questo cosa c'entra con voi Ribelli e la battaglia contro i Fedeli?>> chiedo cauto. <<La domanda giusta è: cosa c'entra tuo padre, Matteo.>> mi dice e con l'intensità di uno sparo, di un morso di un serpente, sensuale e letale. Qualcuno bussa alla porta. <<Julie! Sei lì dentro!?>> è Riccardo. Julie, mantenendo lo stesso atteggiamento, punta la porta e se ne va. Gira la chiave e senza voltarsi dice <<Portami la bomba. Hai quindici minuti per farlo.>> poi esce. E io resto semplicemente fisso lì, imbambolato tanto quanto terrorizzato dalle parole di Julie: "la domanda giusta è: cosa c'entra tuo padre.".

STORIA DI UN PECCATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora