Vittime

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Non osiamo muoverci. Sono a gattoni sopra di lei mentre sento che il mio corpo si sta riempiendo completamente di fuoco. Sto provando un sentimento troppo violento, troppo grande e forte, com'è possibile che il mio corpo lo regge? Eppure è una sensazione positiva, anche  se sa di peccato. A volte il peccato si ama.

I miei occhi e i suoi emanano nella stanza calore. Entrambi siamo consapevoli che arrivati a questo punto non ci resta altra cosa da fare, nessun'altra soluzione. Solo cedere al peccato. Solo cedere a questo sentimento bollente che mi assedia il corpo e non lascia spazio alla tristezza. E' un sentimento così sbagliato. Ma così fottutamene sublime, divino, unico. Niente è come questo. Voglio baciarla. Quanto voglio baciarla. Ma appena questo desiderio nasce nella mia mente subito parte la paura e quella tortura della paura e del desiderio inizia a torturarmi. Non so se è una cosa normale ma mi sento agitato, turbato da questa nostra intimità. Però allo stesso tempo ho una voglia indomabile di stare in intimità con lei. Insomma la mia mente si prende a cazzotti da sola, una parte non vuole, una parte lo pretende. Tanto è tutto inutile so che vincerà la parte della mia mente che desidera baciare Francesca. Così cerco di ammutolire la paura, l'ansia e il batticuore e lascio che le cose si evolvano da sole.

Avvicino la mia faccia a quella di Francesca, lento.Piano, pianissimo. E la mia pelle muovendosi con l'intensità di un sussurro si scontra con l'aria e si ustiona, e si brucia. In quest'aria che sa di inferno,in quest'aria annegata da un paradisiaco senso di peccato. E' inutile negarlo.Quell'urlo che tutti noi abbiamo dentro è il peccato. Ed è inutile che ci ostiniamo ad azzittire quell'urlo, a nasconderlo. Non possiamo negare che siamo pieni fino alle ossa di peccato. E forse è proprio il peccato che nutre la nostra vita, o almeno la mia. Perchè la mia vita dipende da lei. Ma lei è il mio peccato originale. Ho il viso vicinissimo a quello di Francesca. Più il mio volto è vicino al suo più la mia testa si consuma nel dolore. Sento, con la vicinanza dei suoi occhi, una pressione che mi allontana, che mi agita e mi infastidisce ma allo stesso tempo c'è anche una pressione magnetica che costringe il mio volto ad avvicinarsi. E' un dolore indicibile. E' un sentimento che tormenta. E' un fuoco che non si spegne ed è un'illegale peccato il mio, il nostro sentimento. Francesca mi demolisce completamente. Alza la testa dal cuscino e si avvicina alla mia scontrandosi con il mio petto. E' come se una palla di demolizione mi avesse appena colpito. Il suo contatto mi restituisce la mia esistenza ma il suo contatto mi da anche desiderio e peccato. E di tutto ciò resta la paura e l'insicurezza, la tortura. E' troppo forte questo male, non lo sopporto. Nessuno lo sopporterebbe. Questo delirio nella mia mente deve finire. Deve finire! Esclama la mia anima provocando un esplosione nella testa. Brucia. Odio. Odio questa sensazione tanto quanto la amo. Tutto questo mi porta a diventare violento. A non controllarmi, ne a rispondere di me. In un secondo, infatti, mi allontano da lei come se il suo contatto mi avesse incenerito la carne. Mi allontano alzando la testa. Ma adesso che ci sono quasi nulla può davvero allontanarmi da lei. Francesca non demorde, decide di abbracciarmi. Impazzisco. E  il desiderio di prendere in mano la situazione mi divora. Francesca tenta di baciarmi e io lo voglio tantissimo ma, cazzo. Cazzo! Perchè devo avere così paura che questo succeda se lo desidero con tutto me stesso? E le sue labbra ormai quasi mi sfiorano. Scatto. Le mie mani, da sole, si muovono veloci. Stringono in una forte presa la faccia di Francesca per fermarla e subito dopo la portano sul cuscino. Poi, le mani, senza mai staccarsi dalla sua pelle, scalano le guance, scendono verso il collo. E in una carezza di peccato raggiungono le braccia di Francesca, senza mai abbandonare la sua pelle. Sento le mani annullarsi nel fuoco della sua pelle. Sto giocando con il fuoco. Mi voglio bruciare. Le mie mani incontrano le sue mentre la mia faccia è immobile davanti alla sua. Francesca ha un'espressione tranquilla, sembra godere della "carezza". E io mi sto sentendo stranamente più a mio agio sapendola stretta tra le mie mani, sapendola bloccata e imprigionata. Sono tranquillo sapendo che gestisco io la cosa. Le mie mani, ormai sopra le sue, la stringono, la incatenano. E questo mi permette di avvicinare la mia faccia alla sua inoltrandola in mezzo alle fiamme che Francesca emana. Il mio naso tocca il suo mentre Francesca impietrita dall'emozione ha il cuore che le batte così forte che posso sentirlo. E io, non so bene cosa provare. So solo che il colore di questa emozione è il rosso. Rosso dolore, rosso passione. Rosso tortura, rosso peccato.  <<Stai ferma, non provare a muoverti.>> mormoro a Francesca con una voce eccitata, sicura di se ma soprattutto convincente. Mi drogo di quest'aria assorbendola con respiri profondi, intensi, che iniettano dentro di me ogni grammo di fuoco che allaga la stanza. E in mezzo al buio, lei sta ferma, io porto le mie mani sul suo ventre lentamente, senza mai permettere alla mia faccia di muoversi di un millimetro. La mia faccia deve stare ferma, a contatto con il suo naso, per continuare ad avere il controllo su di lei. Se non fosse per il controllo adesso non riuscirei a starle vicino. Le mie mani incontrano finalmente il suo ventre. E' una sensazione che mi morde il cuore. Finalmente sto toccando il ventre di una ragazza, finalmente sto toccando quello di Francesca. Tocco le sue mutande. Ma mi impedisco di eccitarmi. Devo stare concentrato su di lei. Sento i suoi respiri profondi ed eccitati. Mi fanno battere il cuore fortissimo. L'emozione troppo forte che sento mi costringe a muovere la testa. Sconfitto dalla perfezione di questo peccato, la mia testa si lascia andare verso il basso, dove incontra vittoriosa il collo di Francesca. Appoggio la mia fronte sul suo collo, lei, di conseguenza, eccitata, alza il mento verso l'alto in un respiro che basta per riempire due volte i polmoni. E io, qui, appoggiato sul suo collo. E' un richiamo troppo forte, le mordo la pelle leggermente e poi le bacio il collo una sola volta ma con l'intensità che avrebbero dovuto avere tutti quei baci che non ho mai avuto. Ed è nella sua pelle scottante  e nel suo respiro spezzato che cerco il suo consenso. Lo trovo e così le mie mani abbassano le sue mutande spogliandola. E lei ci sta. E io tocco l'inferno con le mani. Sfioro il peccato, lo tocco, lo studio. Lo venero. Sì. Venero il peccato e ci farei un patto se servisse a farmi provare ogni giorno almeno una volta questa sensazione. La mia erezione è ormai così potente che non ho nient'altro da fare che cedere.

STORIA DI UN PECCATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora