Macerie

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                              FRANCESCA

Macerie di vita. Pezzi aggrediti di sentimenti. Carne agonizzante. Agonizzante. Mortale. Mix di inferno e paradiso, esplosione che oscura il mondo. Esplosione che uccide il mio interno. Ingrigisce i capelli. Annerisce gli occhi. Muore tutto. Cade in macerie, rovine polverose. Puzza di morte. Tutto ciò che resta. Tutto ciò che non resta. Salvatemi. Salvami. Matteo. Macerie di vita. Macerie di... amore. Lacrime. Lacrime averti incontrato.

Urla fastidiose fuori e dentro. Assalgo Christine con un'occhiataccia riprendendomi dal mio stato di immobilità. Adesso non mi resta che una cosa da fare per dare senso alla mia vita. Morire.

Ma va bene così. E' il mio destino.

Avanzo verso la porta d'uscita della cameretta. Esco. <<Dove vai?>> riesce a farsi sfuggire Christine trai suoi singhiozzi irritanti. <<Dal padre di Matteo.>> rispondo con ferma serietà. Con ferma convinzione. Con fermo desiderio. Desiderio di farla finita. Desiderio di soffocare le voci. Soffocarle insieme alla vita.

MATTEO

Jasper si avventura all'interno di questo bunker. Io esito. Esito perché tutto ciò che vedo, come ho già detto, mi porta a pensare che questo sia un bordello. Esatto. Uno schifosissimo bordello dove le puttane come Chiara si fanno pagare per essere scopate. L'odio per Chiara è una costante nel mio intestino. Un'onda energetica devastante. Stancante. E' come avere un demone dentro, l'odio. Ma mi concentro su ciò che sta davanti a me. Osservo Jasper passeggiare all'interno, il pavimento è una moquette rossa. E' un rosso timidamente acceso ma per lo più spento, come sangue morto. Le pareti, invece, mettono ansia e agitazione per via del loro colore rosso. Questa volta, però, si tratta di un rosso accecante, oserei dire. Un rosso violento, segnale di pericolo. Si tratta di un rosso che attiva tutti i sensi d'allarme dentro il corpo ma insieme ad essi riesce anche a risvegliare l'istinto primordiale della sessualità e dell'immancabile peccato. Le luci a muro che emanano un'aria così lussuosa ed elegante non fanno che peggiorare le cose dando più luminosità e aggressività al colore irritante. Questo rosso, tuttavia, si interrompe a tratti sulla parete. Infatti, sul muro, vi sono diversi quadri che quanto meno smorzano e diminuiscono l'intensità di quel colore, anche se solo a tratti. Jasper si avvicina a uno di questi quadri e subito dopo si volta per farmi cenno di avvicinarmi. Mi avvicino timidamente. Jasper sorride con un fare sospetto anche se non dovrei stupirmi delle sue continue facce. Ma solo quando arrivo vicino a lui capisco il motivo per cui Jasper sta sorridendo in modo così infantile. Dio solo sa quanto mi sbagliavo riguardo ai quadri ritenendo che smorzassero l'aggressività del rosso! Sono quadri che raffigurano uomini e donne in atteggiamenti intimi, non so se rendo l'idea. L'effetto che hanno su di me -lo ammetto- è positivo, anche se contribuiscono a rendere il clima inospitale. <<Non farti venire la bava alla bocca.>> si raccomanda Jasper. <<Fottiti.>> butto lì come risposta. Decido di esplorare. Mentre lo faccio qualcosa cambia. Le luci diminuiscono restituendo all'ambiente un clima più tranquillo ma deliziosamente lussuoso e sfarzoso. Guardo l'interruttore per capire come è possibile che luci si siano abbassate. Vedo mio zio intento a maneggiare la rotella che rogala le luci e capisco. Ma guardalo, fa come se fosse a casa sua. Mi ritorta in mente quando Jasper, mentre scendevamo nel tunnel per arrivare fin qui, mi ha detto che mio zio sapeva che presto le luci si sarebbero spente. Rinasce in me il dubbio. Lui come diavolo poteva saperlo? L'unica risposta logica sarebbe che mio zio era ed è consapevole che questo posto esiste. Fisso mio zio con fare accusatore e lo riempio di insulti dalla testa ai piedi, anche se lo faccio solo nella mente. Quel senso di pena che è nato in me quando prima l'ho visto piangere mentre cantava "La cura", ora si è completamente disintegrato o quanto meno archiviato. Ma la mia mente adesso non può fare altri sforzi. Il mio corpo è un campo di guerra ed è violentato dai nemici su ogni fronte. Le armate nemiche attaccano senza lasciarmi tregua, sempre più forte, sempre più veloce. E io mi sento così piccolo. Mi sento rifugiato in un piccolo punto sicuro all'interno del mio corpo mentre di fuori incombe la guerra, e ogni ora che passa un centimetro del mio corpo viene occupato dal nemico. E la situazione è drastica, molto più di quanto si possa immaginare. Il nemico è subentrato nella mia anima e nel mio cuore. Quando riuscirà a divorare anche quelle, il mio corpo sarà sconfitto. Avrò perso la mia battaglia e all'ora niente e nessuno mi potrà più  aiutare.

STORIA DI UN PECCATODove le storie prendono vita. Scoprilo ora