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Aprii i miei occhi e non ero in paradiso, ero in ospedale. Vidi i dottori sorridere e puntarmi un luce negli occhi. "Come ti chiami?" Mi chiese un dottore "Chiara Tencone" Ammisi. Cosa ho fatto. La porta si aprì e incrociai i miei occhi con quelli verdi e rossi, a causa del pianto, di Paulo. Mi abbracciò fortissimo, il suo profumo. Incominciai a piangere, ero felice di vederlo e di aver ritrovato il mio posto. Sciolsi l' abbraccio e le labbra di Paulo premettero sulle mie. "Cosa pensavi di fare?" Mi chiese Paulo "Volevo morire" Ammisi "Perchè?" Domandò Paulo. "Posso parlarle?" Chiese il dottore riferendosi a Paulo. "Certo" Disse voltandosi "Amore preparati, arrivo" Disse lasciandomi un dolce bacio. Mi alzai e mi sistemai. La porta si spalancò e vidi due occhi rossi e lacrimanti e quando lo vidi gli corsi in braccio, cingendo le mie gambe sui suoi fianchi. "Non farlo mai più" Disse piangendo sulla mia spalla. "Alvaro" Sussurrai "Non lasciarci mai più" Disse. Lo guardai e sorrisi e ripresi ad abbracciarlo. Le case attraverso il finestrino incominciarono a scorrere più velocemente. "Pensi che dovremmo tornarci un altra volta?" Mi chiese Paulo. "No" Ammisi abbassando la testa. "Posso sapere che ti ha detto il dottore?" Chiesi. "Mi ha detto che devi stare a riposo. Io tardo la partenza amore. Non potrai venire con me, ma voglio stare tranquillo." Ammise. "Io sto bene" Ammisi. "Non stai bene e non capisco perchè l' hai fatto" "Perchè odiavo il fatto che qualcuno stesse male a causa mia" Sbottai "E con la morte invece noi non saremmo stati male. Cosa avrei fatto io senza di te?" Urlò continuando a guidare. Girai il mio viso verso il finestrino e non dissi nulla. Ero dispiaciuta, ma ancora più sicura che lui meritava di meglio. "Scusa" Ammise subito dopo. Sentii la sua mano nella mia gamba. "Mi dispiace" Disse. Mi voltai e lo guardai. "A te dispiace? A me dispiace" Dissi urlando. "Mi sento strana, sporca e mi sento in colpa del vostro dolore, è una cosa insopportabile" Dissi piangendo. "Meriti di meglio Paulo" Ammisi tra le lacrime. "Per me il meglio sei tu" Disse. Lo guardai e dentro di me scoppiò una guerra. Lo amavo troppo per lasciarlo andare. Arrivammo e lui mi prese la mano. "Ti amo" Disse avvicinandosi a me "Ti amo" Risposi per poi baciarlo. "Non farlo mai più" Disse accarezzandomi la guancia, annuii e scesi dalla macchina trovandomi davanti mio padre.

"Papà" Dissi spalancando gli occhi.

Scossi la testa, era impossibile. Mio padre è morto ed io non posso essere morta, ho abbracciato Paulo ed Alvaro e... Diaz? Mio figlio dov'è?

"Papà Dov'è Diaz?" Sbottai. "Ara cosa stai dicendo? Chi è Diaz e perchè ti stavi baciando con Paulo?" Sbottò quasi arrabbiato.

Incominciai a piangere, quasi ad urlare.
Il rumore della macchina che era collegata al mio cuore incominciò a suonare lentamente, registrando ogni mio battito.

PAULO

Il suo corpo incominciò a tremare e le sue pupille dilatate scomparvero.

Bloccai le sue braccia mantenendola salda al pavimento, i suoi occhi osservarono nostro figlio sulla soglia della scale urlare il suo nome, mentre Paul lo teneva dalle piccole e fragili braccia e dopo alcuni secondi il suo corpo smise di tremare. "Ara, Ara" Urlai scuotendola, ma non diede nessun segno. Simone poggiò sue dita nel suo collo. "Battito debole" Sbottò. Bussarono alla porta e Paul aprì facendo entrare i dottori che la presero e la portarono in ospedale. Mi sedetti un secondo nella poltrona, per realizzare tutto ciò che stava accadendo e per riprendere fiato. Il perchè l' aveva fatto, mi sembrava ovvio. Volevo portare via suo figlio e lei aveva tutto il diritto di stare con lui. Passai le mie mani fra i capelli e mi alzai seguito da Simone per raggiungere l' ambulanza.

Eravamo in sala d' aspetto e nel frattempo erano arrivati tutti. Bonucci, Buffon, Sturaro e Morata.

"Che cazzo ci fai qui?" Sbottò Simone. "Stefano mi ha detto tutto" Ammise. "Non meriti di essere qui Alva. Tu sai quanto lei ci teneva a te e tu l' hai lasciata sola" Sbottò. Non volevo sentire altro, mi alzai ed entrai in cerca di un dottore. Cosa volevo davvero lo sapevo, ma mi era difficile ammetterlo.
"Scusi per sapere di" "Ara?" Domandò il dottore ed io annuì. "Stavo giusto per comunicarvi che abbiamo fatto il possibile, è in coma per overdose" Rimasi lì ad osservare il dottore. "Può vederla" Ammise indicandomi la stanza e quando mi sporsi per vederla, era ferma sul lettino a combattere tra la vita e la morte ed io gli avevo tolto la vita.

Nuestra joyaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora