Eleven.

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MAIA.

Non mi sembra vero che Calum mi abbia chiesto scusa e non mi sembra ancora più vero il fatto che mi stia lasciando guidare nuovamente la sua moto. Forse è davvero dispiaciuto per ciò che è successo, e forse -ma dico forse- dispiace anche a me il fatto di non ricordare niente.
Porca miseria, la prossima volta non berrò più così tanto!

«Preparati per la ramanzina da parte di papà Luke» dice Calum non appena arriviamo a casa.

«Sai chi se ne frega» scrollo le spalle e scendo dalla moto. Mi tolgo il casco, lo appoggio sul sedile e mi volto verso Calum, il quale mi sta guardando con occhi sgranati. Che c'é adesso? Gli rivolgo uno sguardo confuso e lui scuote il capo, ritornando sul pianeta Terra.
Quando entriamo in casa non vola una mosca, beh se così si può dire, perché c'è una mosca che svolazza al centro del salone. Mosche odiose.

«Luke?» lo chiama Calum gridando, ma nessuno risponde.

«Non c'é!» esclamo felicemente. Se non c'è lui, non c'è neanche quella sanguisuga.

«Starà ancora facendo shopping con Nicole» alza gli occhi al cielo ed io lo imito. Un pó mi dispiace per Luke.

«Vado in camera» informo, senza sapere neanche io il perché. Calum annuisce ed io mi dileguo.

Non appena mi stendo sul letto a pancia in giú, il cellulare comincia a squillare. Che palle.
Rispondo senza neanche vedere chi sia.

«Pronto?» rispondo svogliatamente.
«Maia» una voce profonda. Cazzo.
«Maia? Ci sei?» ripete, dato che ho allontanato il cellulare dall'orecchio per vedere se sia seriamente lui.
«Che vuoi, John?» chiedo acidamente. È da quando ci siamo lasciati che non lo sento.
«Ti sei già dimenticata di me?» domanda con una voce triste che mi fa stringere il cuore. Perché mi fa sentire ancora così?
«John, non puoi chiamarmi dopo un mese che ci siamo lasciati e farmi questa cazzo di domanda! Ti ricordo che tu mi hai tradita, non io» alzo di poco la voce e sento gli occhi pizzicarmi.
«E tu adesso stai facendo la puttana per Los Angeles! È così che intendi vendicarti? Facendomi ingelosire?»
«Come ti permetti» dico tra i denti con una calma che mai avrei immaginato di avere «non chiamarmi più, vivi la tua vita da gran Don Giovanni e divertiti proprio come sto facendo io» sto per riattaccare ma aggiungo: «Ah, e vaffanculo» spengo il cellulare e lo butto dall'altra parte della camera.
Sto piangendo e questo mi fa arrabbiare ancora di più. Come può dirmi quelle cose? Diamine, lui è stato il mio primo amore, siamo stati insieme per due anni e mi tratta come se fossi il nulla.

Sto ancora piangendo quando Calum -senza bussare- irrompe in camera mia.

«Hey, mi chiedevo se... Stai piangendo?» domanda allarmato non appena mi guarda in viso.

«No, mi è entrata un'emozione nell'occhio» dico sbuffando una frase che ho letto su Tumblr e cerco di pulirmi le lacrime con la maglietta.

«Perchè piangi?» si avvicina cautamente a me e si siede sul letto. Si deve essere appena fatto la doccia, perché profuma davvero tanto.

«Non lo so» cerco di coprirmi il viso con le mani. Odio il fatto che qualcuno mi veda piangere.

«Maia...» mi richiama dolcemente. Sembra un Calum diverso.

«Il mio ragazzo... Ex ragazzo» mi correggo «mi ha chiamata...e...» ricomincio a singhiozzare. Diamine, perché non riesco a smettere? Forse avrei dovuto piangere il momento in cui l'ho lasciato e non adesso. Sento come se il peso che portassi dentro da un mese se ne stia andando e mi sento più leggera.

«Non fare cosí...» Calum mette un braccio attorno alla mia spalla e mi attira a sè. Non so se è il momento o il suo profumo, ma mi accoccolo sul suo petto e lascio che tutte le emozioni negative se ne vadano via. Era da tanto che non piangevo, e buttare via tutti i ricordi negativi, mi sta facendo bene anche se sto mostrando a Calum il mio lato debole che non lascio vedere a nessuno. 
Lui mi accarezza la schiena e poi i capelli, e questo basta per farmi rilassare.

«Scusami» sussurro allontanandomi da lui e tirando su col naso in modo poco femminile.

«Mi hai inzuppato la maglietta» si lamenta scherzosamente e ride.

«Potevi benissimo andartene» scherzo anche io e ridacchio.

«Seriamente, come stai?»

«Bene. E non lo dico perché voglio farti un favore, lo dico perché è vero. Forse piangere non è poi così male» constato. Dovrei piangere più spesso per sentirmi come mi sento adesso. Naturalmente scherzo.

«Bè, sono felice» mi sorride sinceramente.

«La prossima volta bussa alla porta prima di entrare» gli punto il dito contro e lui si scusa, sorridendo timidamente. Che carino.

«Comunque, sono venuto per chiederti se ti va di venire al faló in spiaggia questa sera» ragiono un attimo. È una buona idea? Sí, i falò mi piacciono. Tu ci vuoi andare? Sí, i falò mi piacciono. Quindi, arrivata alla conclusione che i falò mi piacciono, ci andrò.

«Certo! Peró una cosa» alzo il dito indice.

«Cosa?»

«Non stuprarmi» dico con un ghigno e lui sbuffa. Forse mi è simpatico, lo stupratore.

È passato un mese dall'ultimo aggiornamento, sono sconvolta.

Purtroppo la scuola mi porta via anche l'anima e non mi lascia il tempo per fare niente, se non per studiare.

Non appena finirò gli esami, spero di aggiornare quasi ogni giorno.

Grazie per tutto

Un beso❤️

Just sex ||Calum HoodDove le storie prendono vita. Scoprilo ora