Mi guardai allo specchio prima di uscire di casa, indossavo un tubino nero e dei tacchi neri lucidi abbinati a un giacchetto di pelle, avevo raccolto i miei lunghi capelli neri in una coda di cavallo alta.
Ero tesa, in ansia, in paranoia, in agitazione sembrava che dovevo andare alla gogna quando semplicemente dovevo collaborare con il signor giambelli, seguendo le indicazioni stradali del mio iPhone riuscì ad arrivare al posto giusto e pure in anticipo di 15 minuti, scesi dall'auto e andai verso l'entrata dell'imponente grattacielo, guardai l'elegante scritta sulla porta nonché sull'insegna:
Giambelli&co.
-salve ho un appuntamento con il signor Giambelli.-dissi alla ragazza che sembrava uscita da una sfilata di moda molto out.
-é qui per il nuovo posto da impiegata?-
-no.-
-allora per la donna delle pulizie?-ma guarda questa!
-no ho un dannato appuntamento con il signor Giambelli.-dissi esasperata.
-ultimo piano.-disse prima di tornare a guardare il computer davanti a lei.
Salì fino all'ultimo piano, la voglia di lavorare a dieci, avevo il cuore a cento e il respiro a mille la porta si aprì scoprendo una segretaria seduta a lavorare e due uomini della sicurezza.
-lei é Jessica Pietrasanta?-chiese gentilmente la segretaria dall'accento veneto e i capelli rossi.
-si.-
-il signor giambelli la attende.-disse indicandomi un'enorme porta verso la quale mi incamminai, recitai il padre nostro prima di entrare.
Lo trovai seduto dietro la scrivania con i piedi sopra di essa e lo sguardo accigliato.
Ero indecisa se darmela a gambe o rimanere lì a guardare quanto egli era bello.
-é in anticipo di sette minuti.-disse guardandomi.
-spero che non sia un male.-dissi stritolandomi sempre di più le mani, stupida agitazione.
-no mi piacciono le persone anticipatarie.-disse togliendo i piedi da sopra la cattedra, rimasi ferma sulla soglia.
-Jessica si sieda pure.-disse indicandomi con la mano la poltroncina in pelle, si sentì solo il ticchettio dei miei tacchi.
-da dove vuole iniziare a lavorare signor giambelli? -chiesi tirando fuori il necessario.
-prima di tutto chiamami Emiliano e secondo so che quelle scarpe sono scomode comequesta completo che indosso quindi si tolga i tacchi e mi segua.-disse alzandosi si tolse la giacca dello smoking lasciandola sulla scrivania mentre io seguì ciò che mi disse,rimasi a piedi nudi risi vedendo lo smalto rosso acceso sulle mie unghie.
Si tolse la cravatta, lo fece in maniera seducente, lenta sembrava lo facesse apposta provai a immaginarlo senza camicia e diciamo che i miei pensieri non erano molto austeri.
-sei molto taciturna parla mica ti mangio.-disse divertito, immagino le mie guance rosse.
-dai vieni "mummia".-disse porgendomi la mano non ci pensai due volte la presi delicatamente entrammo dentro la sala delle riunioni c'era un tavolo enorme pieno zeppo di materiale.
Iniziammo a lavorare all'inizio buttammo giù delle idee stile brainstorming dopodiché iniziammo a lavorare seriamente ogni tanto lo guardavo era così bello quando era concentrato.
Erano le due di pomeriggio, sembrava che il tempo si fosse fermato che esistevamo solo noi.
-hai fame? -chiese mentre stavo trovando le parole giuste per gli inviti.
-abbastanza vuole fermarsi? -risposi maledicendomi per l'aver usato il linguaggio formale.
-"vuoi" e anch'io ho fame dove vuoi mangiare? -chiese, okay Jessica dove vuoi mangiare, mmm al sushi.
-qui vicino c' é un ristorante cinese se le va andiamo là.-dissi mentre controllavo le notifiche sul telefono.
-perfetto andiamo.-si alzò in piedi, mi rinfilai le scarpe cercando di non ammazzarmi.
Si sistemò la cravatta e si rimise la giacca mentre io prendevo la borsa.