Mi svegliai di buon umore tranne per il fatto che ieri notte Mattia vomitò e dovetti rimanere sveglia con lui.
La solita doccia, la solita colazione, mi diedi un ultima occhiata allo specchio ero vestita bene dei jeans larghi e strappati, chiari una t-shirt nera che lasciava scoperto l'ombelico, le mie adorate Stan Smith bianche e una giacca in pelle nera.
Trovai la mia macchina parcheggiata sotto casa sorrisi inconsciamente.
Arrivai come sempre alla Giambelli&co, salì con l'ascensore fino al piano dove si trovava Emiliano non vedevo l'ora do vederlo e sentire il suo buon profumo.
Sorrisi alla segretaria che mi guardò preouccupata, stavo per aprire la porta quando mi bloccò.
-signorina scusi il signor giambelli é decisamente arrabiato é ancora in tempo di scappare.-disse agitata, se fosse stato qualcun'altro il mio buonsenso mi avrebbe detto《 lascia perdere torna al tuo ufficio a bere caffè e a lavorare sui tuoi articoli》, ma questa volta andai d'istinto aprì subito la porta ed entrai.
Lo trovai seduto composto con le mani strette in un pugno e la testa poggiata su di esse.
-buongiorno.-dissi prendendo coraggio.
-vattene.-la sua voce uscì minacciosa.
-no.-maledetta la mia bocca che non sta mai zitta.
-jessica vattene prima che perda la pazienza.-disse minaccioso.
-io non me ne vado finché non ti tranquillizzi.-dissi facendo un passo in avanti.
Esplose come quei vulcani che non eruttavano da secoli,buttò a terra qualunque cosa ci fosse sulla scrivania da computer a stampanti a foto o fascicoli enormi.
Rimasi ferma ad assistere
all' "eruzione"venne verso di me più si avvicinava a me più indietreggiavo, temevo di ricevere uno schiaffo o di finire strangolata continuai ad andare indietro fin quando le mie spalle toccarono la parete e lì capì che ero spacciata...Si fermò a due centimetri da me i nostri occhi incastrati l'uno nell'altro, sferrò un pugno secco nel muro provocando così una crepa,abbassò lo sguardo.
-guardami-questa volta ero io che comandavo, alzò il suo bellissimo volto accigliato.
-ti prego Jess sorridi.-persi un battito, mi sforzai di sorridere e diciamo che ci riuscì i lineamenti del suo viso si rilassarono leggermente mentre gli accarezzavo la guancia dove c'era la barba perfettamente curata, i suoi occhi tornarono cupi e scuri.
-jess vattene.-ordinò minaccioso.
-ma.-non mi lasciò finire la frase che subito tornò a gridare e a buttar giù qualunque cosa ci fosse davanti a lui.
Osservai la raccapricciante scena davanti a me con gli occhi lucidi.
-Emiliano.-sussurrai,si voltò verso di me e prima di scappare dal suo ufficio potrei giurare di averlo sentito dire "resta", la segretaria dai capelli rossi cercò di calmarmi ma scappai via mentre le lacrime rigavano le mie guance.
Salì i macchina e andai verso la redazione di Vogue il mio posto preferito, entrai dentro e tutti mi guardarono incuriositi dal mio aspetto, cercai Christian e non appena lo trovai sprofondai tra le sue braccia in cerca di conforto, gli raccontai tutto e come sempre mi sentì al sicuro con il mio miglior amico.
-Pamela non c' é oggi va a casa e riposati ti paro io il culo.-disse accarezzandomi il braccio.
-ma vah rim...-
-va a casa! -esclamò