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- Alfa la lasci, non c'è bisogno che stia lì tutto il tempo. Quando si sveglierà vi avvertiremo - - No! Vattene subito! - la porta si chiude, qualcosa mi accarezza dolcemente la guancia e un calore mi circonda, poi di nuovo l'oblio.

***

Lentamente apro gli occhi e vedo tutto sfocato, quando mi abituo capisco di essere nella camera di Rais. Non riesco a muovere il collo, c'è qualcosa che non me lo permette, mi metto seduta e solo ora noto le muscolose braccia che mi circondano.

Affianco a me c'è il mio compagno, che dorme beato. Con molta attenzione scivolo giù dal letto, senza svegliarlo. Vado in bagno e mi spavento alla visione del mio riflesso. Sono pallida, delle fosse scure circondano i miei occhi spenti e un collare copre il mio collo.

Lo tolgo, scoprendo una fasciatura, tolgo anche quella è una ferita quasi del tutto cicatrizata parte da destra a sinistra. In un attimo tutto mi torna in mente. La battaglia, il taglio sul collo e l'oscurità. Apro l'acqua della doccia e mi metto sotto il getto freddo, mi lavo, quando esco e mi copro con l'accappatoio nero di Rais.

Prendo il fono da sotto il lavandino e la porta si apre, Rais è lì con una carnagione peggiore della mia, la barba non è curata, appena il suo sguardo spento incrocia il mio, s'illumina. Mi abbraccia e mi bacia come se non ci fosse un domani, mi fa sedere sul lavandino e continua a baciarmi, le nostre lingue danzano dentro la mia bocca.

Quando ci stacchiamo abbiamo entrambi il fiatone e lui non ha intenzione di lasciarmi, mi porta nell'altra stanza, mi fa sedere sul letto, accende il fon e inizia ad asciugarmi i capelli. Facendo attenzione a non toccarmi il collo.

- Come stai? - chiediamo contemporaneamente - Rispondi prima tu - continuiamo, apriamo di nuovo bocca, poi la chiudiamo, faccio per riaprirla, che lui la copre e spegne il fono.

- Ti scongiuro, dimmi come ti senti - sussurra con aria stanca, triste e piena di preoccupazione.

- Sto bene, ora il mio unico malessere e vederti così - dico sfiorando la sua barba, mi stringe più forte a sé e appoggia la fronte all'incavo del mio collo. Tocco il suoi capelli sporchi e appiccicosi.

- Vieni con me, hai bisogno di una doccia - ammetto, mi alzo e lo stesso fa lui. Apro l'acqua calda, lui mi da un fermaglio e mi raccolgo i capelli, ormai quasi del tutto asciutti. Si spoglia, buttando tutto a terra, rimanendo nudo, mi toglie l'accappatoio, mi prende in braccio e andiamo sotto la doccia. Si siede su una sedia, che non so perchè è lì dentro e gli lavo i capelli.

Non mi vergogno a stare completamente nuda davanti a lui, non so perché, ma non ci riesco, mi sembra normale essere così davanti a lui e vice versa.

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Se vi impressionate facilmente, non continuate a leggere troverete una * alla fine di tutto
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Si alza di colpo, mi sbatte alla parete e attacca le sue labbra alle mie, in un bacio possessivo, tanto desiderato e atteso. Le sue mani iniziano a attraversare il mio corpo, a esaminare ogni millimetro di esso. Sento il suo amichetto, duro contro di me.

Inizia a giocare con i miei, con la bocca ne succhia uno e con la mano stuzzica l'altro. Facendomi gemere dal piacere, appoggio le mie labbra sul suo collo e succhio la sua pelle, lasciandogli una scura macchia viola.

Lo sento sorridere contro la mia pelle e lui fa la stessa cosa, mi lascia scuri succhiotti su tutto il corpo. Mi fa girare, mi scioglie i capelli e lascia una scia di baci sulla schiena, arriva alla mia amica, leccandomela, facendomi godere come una pazza. Lo voglio, voglio che sia solo mio.

- Se vuoi che mi fermi dillo ora - sussurra - Fammi tua - rispondo in un sussurro - Non volevo sentire altro - ammette entrando dentro di me, facendomi urlare dal piacere. Si muove prima lentamente, poi sempre più velocemente, continuo ad urlare ma no per il dolore, ma per il piacere.

A certo punto sento le gambe non sorreggermi più e lui rallentare, veniamo contemporaneamente, urlando il nome dell'altro. Cado a terra, distrutta.

*

Chiude l'acqua, mi prende in braccio e mi avvolge nel suo accappatoio. Si da una mezza asciugata e ci allunghiamo sul letto, mi avvicina a lui attaccando la mia schiena al suo petto. Prendo la sua mano e inizio a giocarci, lui accarezza dolcemente il mio volto e qualcosa non avrei mai pensato, che gli potessi dire. - Ti amo -

Lui si allontana da me, scende dal letto e confuso si appoggia alla finestra. Scendo anch'io, vado verso di lui, ma un qualcosa non mi permette di muovermi - Forse, è meglio che te ne vai e che stai più lontano possibile da me. Non voglio più venderti in questa casa -

Angolo autrice
Boom! Colpo di scena! E chi se lo aspettava! Scrivete nei commenti se vi è piaciuto e magari anche qualche voto

Wolf- Crudele come PochiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora