- È la quarta volta che arrivi in ritardo, questa settimana.- dissi io, fredda. Ero seduta sul divano in pelle bianco, che si trovava nella sala, con le gambe incrociate e le mani giocherellavano nervosamente con l'anello che portavo all'indice.
- Mi sono fermato un po' di più con Paolo, per perfezionare un brano.- mi disse tranquillo, togliendosi il giubbino nero e in pelle che poi appese all'appendiabiti. Si tolse anche le scarpe e si avviò verso la cucina, senza degnarmi di uno sguardo. In attesa di almeno un suo saluto, rimasi per qualche secondo sul divano, ma vedendo che non era propenso a tornare mi decisi a raggiungerlo. Aveva tra le mani un bicchiere di acqua quasi vuoto ed era appoggiato al piano cottura con la schiena.
Mi fermai allo stipite della porta e mi ci appoggiai contro, guardandolo.
- Lele, ti prego non mentirmi.- dissi, calma. Lo vedevo stanco, per via del faticoso lavoro che stava facendo per l'uscita del suo nuovo disco e quindi sapevo che qualsiasi cosa sarebbe potuta sfociare in una lite. E io non volevo litigare alle 3 di notte, con lui.
- Adesso persino andare a lavorare, per te, è mentire?-
I suoi occhi più spenti del solito si posarono sui miei e mi gelarono, impedendomi di parlare.
- Elodie, tu non mi credi?- chiese ancora, alzando di più la voce e cambiando posizione. Era spazientito e quindi decisi di terminare la conversazione.
- Ti aspetto a letto.-
Mi diressi verso di lui, lasciandogli un veloce bacio sulla guancia e uscii dalla cucina, avviandomi verso la nostra camera, che si trovava al secondo piano.
Mi misi sotto le coperte, che non bastavano a farmi passare il freddo. Aspettavo solo il caldo tocco di Lele, a riscaldarmi. Sentivo scorrere l'acqua della doccia e dalla sua bocca usciva, qualche volta, un accenno intonato alla sua nuova canzone, che avevo avuto l'onore di ascoltare. Per me, come anche per lui, ascoltare un nuovo brano per prima mi faceva davvero stare bene, soprattutto perché vederlo fiero del suo lavoro mi rendeva felice.
Lo sentii camminare verso la nostra stanza, poi si sdraiò accanto a me, sospirando. Ci stavamo dando le spalle, entrambi consapevoli che se ci fossimo guardati negli occhi, con la luce soffusa e i nostri volti che si intravedevano nel buio, avremmo fatto l'amore. Ma il nostro orgoglio, quella sera, ci fece rimanere girati.
Durante la notte, mi svegliai più volte. Non avevo avuto un sonno continuo, a causa del nervosismo forse.
Sentivo che nemmeno Lele stava dormendo e mi faceva stare tremendamente in colpa il fatto che lui non stesse riposando quanto ne ha bisogno. Lui è sempre molto stanco e, nonostante facciamo lo stesso lavoro, reggiamo la stanchezza in due modi diversi.
Lo sentivo sospirare, cambiare posizione, lo sentivo innervosirsi.
- Neanche tu dormi?-
Sussurrai, girandomi verso di lui.
- No.-
- Sei freddo.- gli dissi, alludendo al fatto che solitamente non mi rispondeva mai a monosillabi.
Quella volta, nemmeno mi rispose.
- Guarda che sto parlando a te eh!-
- Sto cercando di dormire, potresti fare silenzio per cortesia?- mi disse, spazientito e roteando gli occhi.
Stufa di essere trattata in quel modo, mi alzai con molta calma, presi il mio cuscino e mi avviai al piano terra, dove avrei dormito. Anche se il divano non era il massimo della comodità, quella notte io e Lele non avremmo concluso nulla dormendo nello stesso letto e avremmo solo rischiato di dover affrontare una giornata pesante come quella del giorno dopo, senza nemmeno aver dormito.
Mi girai qualche volta prima di trovare una posizione ideale e mi resi anche conto che al piano terra faceva decisamente più freddo. Quindi, controvoglia e stanca, mi avviai nuovamente verso la camera da letto e cercai una coperta all'interno dell'armadio.
- Lele hai per caso visto la coperta rossa che uso sempre?- gli chiesi, continuando a frugare nei cassetti.
- A cosa ti serve?-
- Secondo te?! Ma ti sembrano delle domande da fare, Lele?!- esclamai irritata, sia dalla domanda ovvia e idiota che il mio ragazzo mi aveva fatto, sia perché non sapevo come passare la notte in un divano scomodo e al freddo.
-Hai freddo?-
- Si.-
Lui si alzò dal letto senza dire nulla, mi si avvicinò e mi prese in braccio, facendomi poi sdraiare sul letto. In seguito mi coprì con il piumone nero che c'era nel nostro letto.
Io rimasi interdetta, senza parole. L'amore che quel ragazzo provava per me, mi faceva sentire troppo speciale. Troppo. Sentivo quasi di non meritare un'anima pura come lui al mio fianco.
- Amore ?- lo chiamai.
- Mh?-
- Come fai ad amarmi? Insomma, io non ho davvero idea di come tu faccia a passare le tue giornate con me, non me lo so spiegare..- dissi, d'un fiato.
Me lo ero sempre chiesta, perché uno come lui amasse una come me, perfettamente imperfetta.
- Dovresti smetterla di pensare queste cose. Io non merito te. Non il contrario. Ora dormi e, ti prego, non farti questi film!- mi disse, sdraiandosi accanto a me e lasciandomi una scia di baci umidi sul collo.
Mi mise le mani sulla vita e azzerò completamente la distanza tra di noi, tenendomi stretta a lui, probabilmente per farmi tacere.
Restammo tutta la notte abbracciati nel nostro letto, nella nostra camera, immersi nel nostro profumo.
Noi eravamo così, un momento prima ce ne urlavamo di cotte e di crude, un secondo dopo ci mettiamo a ridere o cadiamo nella tentazione di ricevere un contatto con l'altro.
Per questo mi piaceva il nostro rapporto, non era mai monotono, non era tutto rose e fiori e ci amavamo tanto.
La mattina seguente non mi svegliai molto presto e, verso le 9:00, preparai la colazione anche per Lele. Misi in un vassoio un bicchiere di thé al limone che egli amava bere caldo al mattino e dei biscotti. Ancora dormiva, perciò mi avviai verso il piano di sopra al fine di svegliarlo.
Aprii piano la porta della camera da letto ed entrai a passi felpati.
- Amore..- sussurrai, per svegliarlo.
- Lelee!- alzai leggermente il tono di voce per farmi sentire.
Lui mugugnò qualcosa, poi si girò dalla parte opposta alla mia, sbuffando.
Vedendolo piuttosto propenso a rimanere a letto, mi misi a cavalcioni su di lui e lo spintonai un po'.
- Se continui così non mi sveglio, ti salto addosso.- disse lui, con un sorriso stanco ma allo stesso tempo malizioso.
Io gli lasciai una serie di baci sulle labbra e poi mi sdraiai su di lui.
- Comunque, ti ho preparato la colazione.- gli sussurrai ad un orecchio, facendolo irrigidire.
- Cos'è tutta 'sta dolcezza di prima mattina?!- esclamò sorpreso, con un sorriso davvero stupendo.
Ho paura di perderti, Lele.
Gli sorrisi, a mia volta, poi mi alzai e con un cenno gli feci capire che lo avrei aspettato in cucina, dove mangiavamo di solito.
Lui poco dopo mi seguì e ci ritrovammo uno di fronte all'altro a inzuppare i biscotti nel thé che ormai era diventato tiepido, vista anche la temperatura bassa che c'era nella casa.
- Oggi devi andare da Emma?- mi disse, sorseggiando dal suo bicchiere.
- Ci vado tardi, verso le 21.- dissi, leggermente sollevata dal fatto che avrei potuto passare gran parte del mio tempo insieme a lui, che già sapevo sarebbe stato libero. Comunque, adoravo passare del tempo con Emma, è sempre stata al mio fianco e mi ha aiutata moltissimo nella mia carriera artistica.
- Posso venire?-
- Se proprio ci tieni.. Sappi che prima delle 2 o 3 non finiremo..- gli dissi, ammonendolo, soprattutto perché non volevo bruciasse le sue uniche nottate di pieno sonno a causa mia.
- Sinceramente vengo solo perché a saperti sola, di notte, per strada, mi farebbe stare troppo in pensiero.- mi disse, schiarendosi la voce che fino a pochi secondi prima era roca e tipica di una persona appena sveglia.
Annuii e subito dopo sbadigliai.
- Sei stanca?-
Un attimo di silenzio.
- Senti, riguardo a ieri sera...- cercai di cominciare io, per chiarire la situazione.
- Sono arrivato tardi per motivi di lavoro. E basta, non andare a battere sempre lì, Elo.- esclamò lui, esasperato, passandosi una mano nel ciuffo ancora abbassato perché senza gel che lo fissasse.
Quella versione, però, continuava a non convincermi. Dalla sera passata.
- Hai un'altra?-
Quella domanda mi scivolò tra le labbra, come una saponetta bagnata dalle mani. Non avrei mai voluto chiedergli una cosa del genere, soprattutto perché sapevo che non era cosi, nonostante mi ritrovassi a volte a pensarlo.
Vidi il suo sguardo rabbuiarsi. Mi guardò con disprezzo, con rabbia, con delusione, con tante e troppe cose. Non se l'aspettava. Si alzò di scatto dalla sedia e, con un calcio, la buttò a terra.
- Elodie, puoi dirmi di tutto, ma non che sono un traditore. Porca puttana, tu mi ami?- mi urlò in faccia, con serrando i pugni per il nervoso.
- Sì.- dissi decisa.
- E io pure. Che cazzo ti credi, che un album si compone da solo? Tu pensi che io non preferirei venire a casa per passare del tempo con te? Eh? Parla!- urlò ancora.
Io gli posai una mano sul petto e gli sussurrai di calmarsi, ma lui si staccò da me.
- Calmati un cazzo Elodie!
Perché se proprio dobbiamo guardare, allora anche tu domenica sei tornata a casa tardi. Ed eri fuori con Gab e con altri due ragazzi. Io cosa devo pensare? Eh!? Che mi tradisci? NO! IO NON L'HO PENSATO! IO MI FIDO DI TE.-
Vidi i suoi occhi lucidi, non so se stesse per piangere o se semplicemente fosse un effetto del nervosismo, ma so solo che quei due occhi che non brillavano a causa della felicità, fecero riempire anche i miei di lacrime salate.
- Ti prego, calmati!- urlai con la voce rotta dalle lacrime che ormai mi accarezzavano il viso, mentre mi alzai e mi posizionai davanti a lui.
Lele sospirò pesantemente.
Quando abbassò la testa, io mi buttai su di lui, stringendolo così tanto da fargli mancare anche il respiro.
Lui non ricambiò subito l'abbraccio, ma solo dopo una ventina di secondi che i nostri corpi erano a contatto.
Gli accarezzavo la schiena, per calmarlo, mentre singhiozzavo sulla sua spalla per paura di averlo perso, quella volta.
L'abbraccio durò qualche minuto. Era struggente sentire che anche lui si faceva sfuggire dei singhiozzi su di me. Sapevo che lui faceva molta difficoltà a piangere e con me lo stava facendo fin troppo spesso.
Mi staccai da lui e il trucco colato gli aveva lasciato delle macchie sulla maglietta del pigiama.
Lui mi guardò, poi si avviò verso la nostra stanza. Lo seguii fino a lì, senza dire una parola. Lele aveva scelto i vestiti dal suo armadio e, dopo averli indossati, si aggiustò velocemente il ciuffo.
- Dove vai?- gli chiesi, seguendolo in ogni passo.
- Fuori.-
- Vengo con te.-
- Lasciami solo.- mormorò tra i denti.
- No, io voglio stare con te.-
-Io no.-
Questa volta ti ho perso, Lele?
- Stai mentendo. Lo vedo dai tuoi occhi.- gli dissi, prendendogli una mano e intrecciandola con la mia. Gliela strinsi, per evitare che lui sciogliesse il nostro contatto.
Ci riuscì comunque e si sfilò l'anello che amava indossare sul suo dito.
Lo appoggiò sul tavolo della cucina.
Il mio cuore non resse a quel gesto. Si era appena tolto il simbolo del nostro amore. Sentii d'improvviso il mondo crollarmi addosso, mi sentii sola e vuota, al solo pensiero di vivere senza di lui.
Presi l'anello tra le mani e lo guardai piangendo. Ancora. Piangevo da troppo, quella mattina.
- Amore rimettitelo, ti prego.-
Lo seguivo come un cagnolino, avevo davvero paura che se ne andasse.
- Vado in studio, ora non mi serve.-
Gli presi la mano e glielo infilai con forza nell'indice.
Lui lo prese e lo gettò a terra, con forza.
- Non lo voglio sto cazzo di anello, ora! Non mi serve nessun simbolo di merda, se tu non hai fiducia in me!- urlò, spazientito.
Non lo avevo mai visto arrabbiato in questo modo. Quella volta, pensai, avevo esagerato. Avevo dubitato di lui, dopo un anno passato insieme da Dio. Avevo dubitato di lui,nonostante Lele non lo avesse mai fatto.
Avevo dubitato di lui e forse lo avevo perso.Ciaoo!
Ecco a voi il -triste- primo capitolo!
Se ancora non lo sapete, io adoroh la drammaticità (?) nelle storie, quindi fateci l'abitudine! AHAHA!
Beh, fatemi sapere se la storia è di vostro gradimento lasciandomi qualche bel commentino sia positivo, che negativo, purché tutto sia costruttivo!!❤
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Quante parole, in questi silenzi.
Romance"Non mi piacciono le cose semplici, preferisco l'amore sofferto, quello passionale, avventuroso e anche un po' pericoloso. Quasi masochista. Che un momento ti fa toccare il cielo con un dito, mentre quello successivo ti ritrovi a terra. La cosa imp...