6. Un'altra vita da costruire.. senza di lei.

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Mi svegliai molto presto, stranamente. Avevo avuto il sonno molto tormentato da chissà cosa e non avevo dormito molto, ma nonostante ciò alle 7:30 del mattino ero già sveglia e pronta ad alzarmi dal letto.
Lele ancora dormiva ed era abbracciato a me. Non volevo muovermi per svegliarlo, aveva il viso così rilassato e bello, sarei stata ore a contemplare quella sua bellezza giovanile ma anche virile, per via della barbetta che portava. Gli accarezzai i capelli con dei movimenti circolari, poi gli lasciai un delicato bacio sulla guancia e cercai di sfilarmi dalla sua presa senza svegliarlo. Tentativo che fallì miseramente, perché dopo aver mugugnato qualcosa di incomprensibile, Lele aprì gli occhi.
- Buongiorno.- mi disse, con la voce roca e ancora impastata dal sonno. Io gli sorrisi, accarezzandogli la fronte.
- Giorno.- gli sussurrai, prima di posargli nuovamente le labbra sulla guancia.
Si stiracchiò allungando le braccia verso l'alto, poi si mise seduto nel letto, osservando le coperte molto in disordine.
- Questa notte non hai fatto altro che girarti e rigirarti! Chissà cosa penserebbe tuo padre se vedesse la condizione attuale del letto!- esclamò lui, cercando di aggiustare un po' il letto.
Io risi.
- Ehii, rilassati. Guarda che mio padre sa che i bambini non li porta la cicogna eh!- gli dissi divertita, osservandolo intento a riordinare le lenzuola bianche.
- No no, lui non deve pensare che io faccia il maniaco con sua figlia a casa sua, è chiaro?- disse serio, guardandomi.
Io cercai invano di soffocare una risata, che uscì sonora dalla mia bocca, provocandone una anche al ragazzo davanti a me.
Corsi verso di lui e lo abbracciai, senza motivo, perché ne avevo bisogno.
- Ora che hai sistemato tutto, possiamo scendere a fare colazione, Mr. Perfect?- gli chiesi divertita, pizzicandogli leggermente una guancia. Lui mi fece una smorfia e io gli presi la mano e lo trascinai giù dalle scale, fino ad arrivare a
in cucina, dove mio padre era intento a prepararsi il solito caffè del mattino.
- Giorno, Papà!- gli dissi, sedendomi sulla sedia del tavolo.
- Buongiorno Roberto.- disse Lele, sedendosi accanto a me.
- Uh che occhiaie che vedo sui vostri occhi, passato una notte di passione?- disse lui, scherzando.
Ormai lo conoscevo mio padre, si divertiva a vedere i miei fidanzati in imbarazzo e, con Lele, ci era riuscito particolarmente bene.
Infatti egli diventò improvvisamente rosso in viso, cercando successivamente di giustificarsi in tutti i modi.
- No, il fatto è che sua figlia ha il sonno piuttosto agitato!- disse, ridendo nervosamente e afferrandomi una mano di scatto.
- Concordo!- continuai io, mentre mio padre guardava Lele divertito.
- Stai tranquillo figliuolo, vi sto prendendo per il culo! Fai quello che devi fare con mia figlia, basta che non la fai soffrire! Altrimenti poi so' cazzi!- disse lui, dandogli una pacca sulla spalla e stropicciandogli i capelli.
- Assolutamente no, me ne prendo cura di questa testa rosa!-
Lo vidi tranquillizzarsi, anche perché allentò di molto la presa con la mia mano.
Mentre preparavo la colazione per noi, mio padre era uscito per lavorare e prima del tardo pomeriggio non sarebbe tornato.
- Elo?- mi chiamò Lele dal tavolo.
- Mh?- gli risposi, girandomi verso di lui.
- Dopo prepari le valigie vero?-
Io non risposi, ma non per cattiveria, semplicemente perché avevo bisogno di tempo per pensare ad una risposta a quella semplice, ma dura domanda.
- Sappi che se tu vuoi farmi stare bene, devi essere con me.- continuò ancora, esortandomi a dargli una risposta.
Versai il caffè nelle due tazzine gialle e gliene porsi una a lui, insieme ad un croissant vuoto.
- Allora?- mi chiese, alludendo alla sua domanda.
- Lele io ho un casino in testa. Non so che cazzo devo fare, sono così incoerente. La mia testa mi dice di lasciarti andare via, che tra poco tempo avrai la possibilità di rifarti una vita migliore senza di me. Ma il mio cuore, Lele...- dissi, rassegnata - il mio cuore ti desidera. Lo capisco dai suoi battiti che accellerano quando ti vedo e dal senso di pienezza che mi regali. E questo fottuto cuore, vuole che io torni a casa da te.- dissi, sorseggiando un goccio di caffè dalla tazzina, per poi tornare a guardarlo.
- E quindi? Testa o cuore?- mi chiese lui.
Sospirai, poi mi alzai dalla sedia e uscii dalla casa, sedendomi sull'erba bagnata del giardino. Appoggiai le mani sulla mia faccia, buttandomi con la schiena sull'erba.
Dopo pochi secondi arrivò Lele, che mi guardò dall'alto e mi sorrise rassegnato.
- Non ti preoccupare, ho già capito. Ora torno a casa.- mi disse in un sussurro.
Io mi misi seduta per guardarlo meglio e scossi la testa.
- No. Tu non puoi aver capito, non so nemmeno io cosa voglio fare.-
Lui si fermò, continuando a darmi le spalle.
- Se tu mi amassi, non avresti dubbi. Ti fideresti di ciò che dico, perché per farmi stare bene devi essere con me. Forse non ti è chiaro, forse non credi alle mie parole ... - disse, girandosi poi verso di me.
Le sue parole non erano per nulla utili in quel momento, non avevo bisogno di sentirgli mettere in dubbio il mio amore per lui.
- Vado a mettermi i miei vestiti e torno a casa..- disse, avviandosi verso la porta e scoparendo dalla mia vista.
Io sospirai, non sapendo come comportarmi. Anzi, forse avevo le idee un po' più chiare. A tutti i miei pensieri si aggiungeva anche il fatto che tra una settimana circa sarebbero ricominciati gli impegni legati al nostro lavoro. Lui avrebbe girato tutta l'Italia per firmare le copie del suo nuovo CD, che sarebbe uscito tra pochi giorni , e il mio periodo di pausa si sarebbe interrotto per lasciare spazio a giorni veloci e pieni di lavoro per via dell'incisione delle canzoni per il mio nuovo album. Credevo che la nostra relazione poco stabile, non avrebbe sopportato anche la distanza. Pertanto, decisi di lasciarlo andare. Lo vidi uscire dal cancelletto, per il quale solo poche ore prima era passato con l'intento di venirmi a baciare, per tornarsene a casa. Non disse una parola.
Io nemmeno.
Lo vidi allontanarsi da me lentamente, quasi con la speranza che sarei corsa da lui per dirgli di non andarsene e che avevo cambiato idea, ma l'unica cosa che fui in grado di fare fu quella di salutarlo con una mano.
Rientrai in casa e corsi a sciacquarmi la faccia, cercando di autoconvincermi che quello era un addio.
Quella volta, pensai, il silenzio con cui si era allontanato era stato più opprimente di mille parole. Sapevo che se due giorni prima ci eravamo lasciati tra urla e tante, ma tante parole e con la speranza di una possibile riappacificazione, questa volta era diverso. Ci eravamo detti addio con gli occhi, perché con la voce sarebbe stato troppo difficile.
E da quel momento, era un'altra vita da costruire.
Lele
Arrivai in casa furioso, deluso, ferito. Non volevo più averne a che fare con Elodie. Per quanto io l'amassi, avevo capito che era arrivata l'ora di voltare pagina. L'avevo letto nel suo viso che aveva paura di tornare a casa con me, non voleva rischiare che tutto andasse a rotoli di nuovo. E così, per il suo bene, me ne sono andato. Senza dire una parole, lasciandola nel silenzio più totale che veniva stracciato dagli occhi, che urlavano tante, troppe cose.
Con il petto che mi bruciava presi carta e penna e iniziai a scrivere. Iniziai a tirar fuori tutto ciò che provavo in quel momento e scrissi poesie, parole, frasi, che sarebbero diventate molto probabilmente una canzone.
Una canzone per lei.
Su di lei.
" Con gli occhi appannati, amore,
Indicami la strada di casa.
Accompagnami se vuoi,
O lasciami divorare dal tuo
Silenzio da solo.
Amore, decidi presto, o questa
Volta è troppo tardi."
Iniziai a calmarmi.
Non del tutto, però.
Avevo ancora quel senso di rabbia addosso, quindi chiamai una delle persone più importanti per me, che in quel momento poteva davvero aiutarmi.
- We Gab, sei a casa?-
- Lè ciaaao! Da quanto tempo! Ma eri scomparso?- riconobbi l'entusiasmo che contraddistingueva da sempre il ragazzo al di là del telefono.
- Ero molto impegnato. Ho avuto a malapena il tempo per respirare e questi giorni di pausa non sono andati come previsto, diciamo...- sospirai.
- Tutt appost' fra'?- mi chiese con il suo accento napoletano, con un tono piuttosto preoccupato.
Gabriele, anche per telefono, sapeva riconoscere ogni mio malessere.
- Io e Elo ci siamo lasciati.-
- Arrivo.-
- Ti aspetto.-
Dopo una ventina di minuti sentii bussare alla porta e, da ragazzo di parola, mi trovai Gabriele davanti.
- Ehi bro'- mi abbracciò forte, prima di entrare in casa.
- Se n'è andata?- mi chiese, guardandosi intorno in cerca della ragazza dai capelli rosa.
- Sì.- dissi, passandomi una mano tra i capelli.
Mi buttai sul divano a pancia i su e sospirai.
- Non so che cazzo fare.- continuai.
- Ho anche provato a farla tornare da me, ci siamo baciati, abbiamo dormito abbracciati.. Poi ha deciso di restarsene là...- dissi ancora, sotto lo sguardo cupo e attento di Gabriele. Lui mi ascoltava senza mai parlare, mi dava il tempo di sfogarmi completamente con lui e solo alla fine del mio discorso diceva il suo parere o i suoi consigli.
- Ho paura di rifarmi un'altra vita senza di lei.- mormorai, girando la testa verso Gabriele, che da in piedi mi ascoltava.
- Elo è davvero innamorata di te. Lo posso dire con certezza perché ho visto nascere e crescere il vostro amore e più il tempo passava, più lei ti guardava affascinata e innamorata. Se ti ha lasciato, se non vuole più tornare da te, fidati che ha dei motivi ben precisi. Ha paura di star male di nuovo, Lele.- mi disse, facendomi capire che la decisione di Elodie era fondata su motivi validi, nonostante lui non li conoscesse, e che quindi era meglio accettare i fatti, senza cercare di cambiarli.
- Lei vuole che io stia bene. Dice che con lei io non vivo con felicità e spensieratezza la mia vita, ma non ha capito che io vivo grazie e per lei.- dissi, con un tono nervoso.
Lui si sedette nello spazio libero sul divano.
- Lele accetta la sua scelta. Tra pochi giorni iniziano i firmacopie, che proseguiranno per un mese, se non sbaglio..- lui si fermò per cercare conferma, io annuii e lui continuò: - Tu prova a stare senza di lei in questo lasso di tempo. Lei farà lo stesso inevitabilmente. Tu vedi come stai e in base a quello valuti se è il caso di lasciarla fuori dalla tua vita, o se andare da Elo e dirle che senza di lei non puoi stare. Nel frattempo anche lei avrà avuto tutto il tempo per riflettere su di voi e sul vostro futuro insieme. Basta aspettare, Lé. - mi disse.
Io annuii e lo ringraziai per i consigli. Mi faceva bene ascoltare il parere di una terza persona, perché per una volta avevo bisogno di usare la ragione e in quello stato non era capace di far altro se non correre da lei. Ma avevo capito che dovevo iniziare a convivere con la sua assenza, ad abituarmi alla presenza di un'altra.
Un'altra vita da costruire, insomma...
Ma senza di lei.

Ehii!
Scusate l'assenza in questi giorni ma non ho avuto molto tempo e questo capitolo, non so bene perché, è stato molto difficile da scrivere. Ho già in mente dove voglio far arrivare la loro relazione, quindi scusatemi se ancora la storia non è molto rose e fiori, ma per ora va così. Anche perché 'sti due scemi non mi fanno pensare ad altro, sembra che si siano lasciati e quindi la mia scrittura è molto condizionata dal loro stato attuale.
Bene, alla prossima.
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Un bacione

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