Ero seduta accanto a lui, che smanettava al cellulare per motivi lavorativi, con una strana sensazione allo stomaco. Dovevo dirgli come stavano le cose, la verità su di noi e sui miei sentimenti. Però, saperlo tanto innamorato di me, faceva prevalere i sensi di colpa, nonostante sapessi che porre fine alla nostra relazione fosse più che giusto. Mi rendevo perfettamente conto di averlo illuso e di aver giocato con il suo amore, ma lasciarlo era l'unico modo per salvaguardarlo. Avrebbe passato il tempo ad amarmi, sebbene il mio cuore battesse per un'altro ragazzo e proprio non lo meritava. Era davvero una bella persona, aveva un cuore grande e mi amava, mi amava tanto.
Presi un respiro profondo, poi presi forza.
- Marco..- gli dissi, attirando la sua attenzione.
Lui alzò gli occhi verso di me, appoggiando il telefono sulle sue gambe.
-Dimmi.- mi disse, girandosi con il viso verso di me. Io mi misi a gambe incrociate sul divano e rimasi fissa con lo sguardo davanti a me, cercando in ogni modo di evitare i suoi occhi. Gli volevo bene e non avevo nessuna intenzione di farlo soffrire.
- Senti..- sospirai, - mi sono resa conto, due settimane fa, quando ho rivisto Lele, di esserne ancora perdutamente innamorata..-
Lo guardai di sfuggita e il suo viso era diventato rosso dalla rabbia. Quasi mi fece spaventare, non lo avevo mai visto in quelle vesti. Nonostante ciò, stava ancora in silenzio, aspettava che finissi il mio discorso.
- E quindi credo sia giusto finire la nostra relazione..- gli spiegai, girandomi questa volta nella sua direzione e guardandolo negli occhi.
Lui si alzò dal divano e prese a calci il tavolino che si trovava affiano, lanciò un bicchiere a terra e iniziò a sbraitare contro di me. Mi immaginavo che non avrebbe avuto una bella reazione, ma mai avrei pensato di assistere ad una scena così ridicola ed animalesca.
- Sei in casa mia, magari evita di lanciare le mie cose. Grazie.- gli dissi freddamente, raccogliendo i cocci di vetro che giacevano sul pavimento.
- Che falsa, che falsa santo Dio. E io che per mesi sono stato sotto un treno per te, ma vaffanculo vah!- urlò venendo verso di me, sbattendomi con forza contro il muro. Smisi di respirare per qualche secondo e per altrettanto tempo vidi tutto nero, mi aveva spinta con davvero molta forza.
Acquisita nuovamente la lucidità, lo vidi intento a raccattare ciò che aveva lasciato in casa mia, poca roba dato che non convivevamo. Fortunatamente, oserei dire.
Stava per andarsene, ma prima mi raggiunse e mi guardò per qualche secondo con un sorrisetto beffardo.
- Tu mi hai fatto male, molto male. Adesso tocca a me.- mi disse, sempre sorridendo. Io inizialmente non capii, poi mi sferrò un pugno in pancia. E se ne andò.
Mi lasciò lì, a terra e sofferente. Non potevo crederci. La stessa persona che prima diceva di amarmi, mi aveva ridotta in quel modo. E non ero riuscita a difendermi, troppo convinta che chi ti ama non ti fa del male. Ed è vero, solo che probabilmente lui non mi ha mai amata, altrimenti non avrebbe neanche minimamente pensato di farmi una cosa del genere.
Mi alzai, tenendomi una mano sulla pancia e barcollando leggermente mi misi le scarpe. Avevo una persona da vedere.Soundtrack: Era una vita che ti stavo aspettando.- Francesco Renga
Arrivai lì molto più lentamente del solito, per via del dolore e bussai alla porta più volte. Credevo non ci fosse e, quando me ne stavo ormai per andare rassegnata, la porta si aprì. Mi girai sorpresa e gli regalai uno dei miei sorrisi più belli.
- Elo! Ma che ci fai qui?- mi chiese stupido, invitandomi con un gesto della mano ad entrare. Io mi avviai verso la porta e poi la chiusi alle mie spalle, stando in silenzio. Mi appoggiai al muro e scivolai con la schiena, fino a trovarmi seduta a terra. Misi la fronte sulle ginocchia e iniziai a piangere. Forse per il dolore, forse per la rabbia o forse per la delusione. Un po' l'insieme di tutto, che stava venendo fuori sotto forma di lacrime.
- Ehi amore, che hai?! Perché piangi?!-mi chiese lui preoccupato, sedendosi vicino a me e togliendomi le mani dal viso. Io cercai di opporre resistenza, ma lui era ovviamente più forte di me, quindi prese le mie mani e le intrecciò alle sue.
- Calmati, ti prego.-
Mi passò il pollice sotto gli occhi per asciugarmi le lacrime, poi mi accarezzò una guancia delicatamente. Io gli buttai le braccia al collo, continuando a piangere tra le sue braccia. Stavo così bene in quel momento, di nuovo con lui.
Restammo così per molti minuti, in religioso silenzio. Le parole avrebbero solo rovinato il momento, tutto girava attorno ai nostri cuori che battevano all'unisono, felici di essersi ritrovati.
Ci staccammo quando io finii finalmente di singhiozzare su di lui.
- Ora mi vuoi dire che è successo Elodie?!-
Mi disse spazientito. Non capire in generale lo irritava molto e soprattutto sentirsi inutile.
Abbassai lo sguardo.
- Ho lasciato Marco.-
Lui aggrottò le sopracciglia.
-E quindi?-
-Non l'ha presa molto bene.-
Lui continuava a non capire, continuava a fare dei gesti con le mani che mi invitavano a chiarirgli le idee.
- E..-
Mi tolsi la giacca e la lanciai per terra. Poi mi alzai la maglietta, sfilandomela sotto il suo sguardo attento che seguiva ogni mio minimo movimento. Sbarrò gli occhi non appena vide i segni sul mio corpo che mi aveva lasciato Marco. Sulla pancia avevo un ematoma molto evidente e vari lividi sulla schiena.
- Te.. Te li ha.. te li ha fatti lui?!- urlò.
Io annuii e lui tirò un pugno contro la parete vicino a me. Io appoggiai le mie mani sulle sue braccia e lo accarezzai, cercando di calmarlo.
- Dov'è lui adesso?- mi disse con i pugni serrati e lo sguardo fisso nel vuoto.
- Non lo so, davvero.- gli risposi sincera.
- Ora sto bene, tranquillo.-
Lo rassicurai, passandogli una mano sulla schiena. Lui mi sfiorò i lividi con due dita, provocandomi dei brividi lungo tutto il corpo.
- È un gran bastardo. Se lo becco per strada lo ammazzo, te lo dico Elodie. - mi disse freddo, scrutando con attenzione ogni lembo di pelle leso sul mio corpo.
Ci furono attimi di silenzio che sembrarono non finire più.
- Scusa..- sussurrai io, tenendo gli occhi bassi, fissi sul pavimento.
- No. Sono io che non avrei mai dovuto lasciarti. Tu sei mia e anche se il nostro amore fa giri inmensi, poi torna sempre.- mi disse, mettendo le sue mani sui miei fianchi. Io sorrisi, agganciando le mie mani dietro alla sua schiena.
- Sei bellissima.- mi sussurrò a pochi centimentri dal mio viso.
- Tu di più.- gli risposi avvicinandomi sempre di più alle sue labbra.
- Sei mia.-
E finalmente le nostre labbra si unirono in un bacio dolce e casto. Le sue mani si spostavano freneticamente sulla mia schiena nuda, lasciando spazio alla passione che ci travolgeva ancora, dopo tutto questo tempo.
Ci staccammo solo quando fummo a corto di fiato e sorridemmo nello stesso momento. Vedevo i suoi occhi brillare come due stelle e il suo sorriso splenndere nella penombra della sua casa."Molti non capiscono che non basta avere un pisello per essere uomini.
Da uomini ci si comporta.
Soprattutto con le donne."Ciaoo.
scusate per questo capitolo poco allegro, ma almeno i due signorini stanno di nuovo insieme.
Commentate in tantii, sapete che ne ho bisogno haha.
Se vi va, vi invito a seguirmi su twitter, che sto usando molto e ci terrei molto se voi mi seguiste (mi chiamo xmikixy .
Grazie in anticipo a chi lo farà!
STAI LEGGENDO
Quante parole, in questi silenzi.
Romance"Non mi piacciono le cose semplici, preferisco l'amore sofferto, quello passionale, avventuroso e anche un po' pericoloso. Quasi masochista. Che un momento ti fa toccare il cielo con un dito, mentre quello successivo ti ritrovi a terra. La cosa imp...