12.We keep this love in a photograph

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Vi consiglio la lettura accompagnata da 'Photograph", che mi ha inspirata abbastanza per la stesura del capitolo. Buona lettura, spero vi piaccia.

Quel giorno pioveva. Dentro e fuori.
Ero sola in casa, il mio fidanzato era fuori per lavoro. Seduta sul divano, con una copertina di lana sulle gambe, decisi di passare il tempo riguardando vecchie foto e video.
Risi tanto, vedendo un video che mi avevano fatto da ubriaca in un locale, dove mostravo il mio lato più stupido e immaturo. Mi saltò all'occhio anche la cartella con tutte le foto di Amici. Le serate passate a ridere nelle camere dell'Hotel, i miei compagni di viaggio che sono diventati i miei compagni di vita. C'erano anche molte foto mie alla finale, mentre cantavo e mi muovevo disinvoltamente sul palco. Per la prima volta, in tutto quel percorso, avevo capito che il palco è il mio posto e che la mia forza sono coloro che si spezzano in due pur di far salire gli ascolti delle mie canzoni, coloro che cantano a squarciagola i miei pezzi, quelli che vengono schiacciati ai concerti e quelli che non mi hanno mai vista. Tutte le persone che hanno sempre creduto in me, che hanno sempre voluto prima la mia felicità della loro.
Mi commossi all'idea di avere migliaia di persone che sostenevano me e la mia musica.
Guardai per qualche secondo la cartella "Costruire". Sentii una morsa allo stomaco e gli occhi appannarsi. Quella parola.
Quell'uomo.
Cliccai sopra la cartella e mi si pararono davanti tutte le nostre foto.
Le guardai tutte, una per una, e riuscii a ricordare quanto ero felice in quel periodo, quanto lui mi facesse stare bene. Sentivo la mancanza di Lele, di tutte le piccole cose.
Ricordavo con malinconia quando mi rimboccava le coperte, lasciandomi un bacio in fronte proprio come fanno i padri con le loro figlie. Ricordavo come riscaldassi i miei piedi di notte, piazzandoli tra le sue gambe che sembravano essere dei termosifoni. Ricordavo quando la mattina mi faceva trovare la colazione pronta, anche quando era in ritardo per il lavoro. Ricordavo le sue fossette ai lati della bocca che gli comparivano ogni volta che sorrideva. Ricordavo il profumo delle sue felpe troppo grandi per me, che indossavo quando avevo freddo. Ricordavo i suoi rimproveri quando non lo chiamavo dopo essere scesa dal treno per arrivare in un'altra città, preoccupato che mi fosse successo qualcosa durante il viaggio.
Ricordavo quando lo svegliavo dispettosa di notte se non riuscivo a dormire e lui ancora mezzo addormentato si metteva a gambe incrociate nel letto e iniziavamo a parlare per ore.
Ricordavo quando con la chitarra tra le mani, mi dedicava canzoni d'amore facendomi sentire la donna più fortunata sulla terra.
Ricordavo il suo tatuaggio, COSTRUIRE.
Tutte queste piccole cose che mancavano.
Presi il cellulare e lo chiamai. Ero da sola e avevo bisogno di parlare con lui.
Dopo due squilli sentii risuonare , dall'altra parte del telefono, la sua voce.
- Ciao Lè.- gli dissi, velocemente, in un sospiro.
- Come mai questa chiamata? È successo qualcosa?- mi chiese preoccupato. Io risi, poi gli risposi.
- No.- dissi, con molta calma.
Ci furono alcuni attimi di silenzio.
Poi dall'altra parte sentii un sospiro.
- Mi manchi.- sussurrò Lele.
-Vieni da me adesso. Ti aspetto, io sono sola.- gli dissi, sperando accettasse.
Sapevo che era sbagliato comportarsi così nei confronti di Marco, lui era innamorato di me, ma io gli ho sempre voluto solo molto bene.
Addosso avevo solo un maglione lungo che mi arrivava a metà coscia, senza i pantaloni. Non avevo intenzione di rendermi presentabile, non dovevo fare colpo su di lui. Quello era già successo due anni prima, ad Amici.
Dopo mezz'ora, suonò al campanello.
Aprii la porta.
L'ho rivisto
Mi ha guardata.
Mi tremavano le ginocchia, la pancia, il cuore.
Non era cambiato niente.
Gli saltai letteralmente addosso, agganciando le mie gambe al suo bacino e le braccia attaccate al suo collo. Lui mi strinse con tutta la sua forza, poi mi mise giù e continuò a passare le mani dalla mia schiena ai capelli, mentre io gli lasciavo baci sul collo e sul braccio.
-Amore mio.- mi disse Lele al collo, per poi lasciarmi una scia di baci che partiva dal collo e saliva, passando per la mascella, la guancia, al lato dell'occhio e infine in fronte.
Le sue mani stringevano possessivamente la mia vita, non avevo più possibilità di scappargli ora. Lo guardai un attimo negli occhi e la voglia di baciarlo era immensa. La tentazione mi stava divorando, infatti iniziai a torturare il mio labbro inferiore.
Entrammo in casa e andammo in camera da letto. Ci sedemmo entrambi a gambe incrociate, l'uno di fronte all'altra, con la consapevolezza che avremmo trattato sicuramente l'argomento "Marco".
Lui era pronto ad ascoltarmi, io a spiegargli meglio la situazione.
- Lele io sono giorni che sto veramente pensando di finirla con Marco. Ma non per farlo soffrire, proprio per evitargli di stare male. Insomma, detto sinceramente non l'ho mai amato, gli voglio solo molto bene e penso non sia giusto continuare a prenderlo in giro.- dissi, molto tranquillamente, mentre lui mi ascoltava annuendo di tanto in tanto.
- Vuoi ricominciare, Didì?- mi disse, accarezzandomi la mano che era appoggiata sulla mia coscia. Poi guardò il mio collo e notò la collana che mi aveva regalato lui, che portavo sempre con me in ogni occasione. Era una semplice collana in argento, con un pezzo di puzzle. Io avevo quello con la L sopra. Lui, da qualche parte, aveva la stessa collana con la mia iniziale incisa.
- Ce l'hai ancora?- mi disse, prendendo il ciondolo tra le dita.
Io sorrisi, poi gli baciai la mano.
- Ho un pezzo di te, sempre con me. Ricordi?- gli chiesi, alludendo al sifnificato che avevamo dato a quella collana.
- Come dimenticare.-
Eravamo vicini, i nostri respiri si fondevano e le nostre labbra fremevano. Fui io a spostarmi, mettendomi diritta con la schiena.
- Quindi che vuoi fare?- mi chiese ad un certo punto, accarezzando la mia coscia nuda. Io sospirai e poi scossi la testa.
- Io so benissimo quello che voglio. Però non so proprio come fare con Marco, che scusa dovrei inventare? Mancanza di attenzioni?! È sempre appiccicato a me. Oh si, forse potrei dirgli che..-
mi mise l'indice appoggiato alle labbra, zittendomi.
- Digli la verità. E poi, ti ho vista con lui e non ridevi mai.- mi disse, tenendo la mano sulla mia guancia e avvicinandosi a me.
- Che c'entra, mica rido sempre io eh!- gli risposi, un po' confusa.
-Con me sì.-
- Ma no Lele, io non ci resco.- gli confessai tenendo gli occhi bassi.
- Elodie, o lui, o me.- mi disse, aggiungendo: - Non puoi tenere un piede in due scarpe.-

Welaaa
Lo so, il capitolo è abbastanza breve e neanche molto importante, ma è diciamo un capitolo di passaggio, che magari vi ha un po' annoiato. Presto arriverà il confronto tra Elodie e Marco e CHISSÀ COME FINIRÀ. Sappiate che io sono imprevedibile, muahahahah. Bacioni, a presto❤

 Quante parole, in questi silenzi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora