10. La fine di tutto?

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Per leggere il capitolo vi consiglio la canzone "Basta così" di Elisa e i Negramaro. Penso sia molto adatta al capitolo, spero vi susciti qualche emozione. Buona lettura.

-E allora vaffanculo!- mi urlò Elodie, con la voce rotta e lasciandosi cadere a terra, appoggiata con la schiena alla parete.
Io ero furioso, avevo i nervi a fior di pelle e se avessi continuato ad urlarle contro probabilmente sarei impazzito.
- Vaffanculo tu!- urlai di rimando, uscendo dalla stanza.
Andai in bagno e mi feci una doccia fresca. Mentre l'acqua scorreva sul mio corpo, pensavo alla nostra litigata. Era dovuta al fatto che, a causa del nostro lavoro, spesso non riuscivamo a vederci per giorni e talvolta anche settimane e ciò nonostante nessuno dei due cercava di fare qualcosa. Ci facevamo vivere dal tempo. E così, da un semplice discorso serio, è iniziata una furiosa guerra composta da urla e pianti. E ogni parola era una pugnalata. Sapevo però, di essere stato io quello ad aver esagerato.
Uscii dalla doccia e andai a rivestirmi in camera mia.
Tornai nella stanza dove avevo lasciato Elodie pochi minuti prima, trovandola nella stessa posizione. Aveva le mani sul viso e, probabilmente, non mi aveva sentito per via dei singhiozzi che emetteva.
Odiavo vederla piangere, penso sia una delle poche situazioni che non riesco a gestire, soprattutto se la causa di un suo pianto sono io. Infatti, vorrei farla solo ridere, ma purtroppo non ci riesco sempre.
- Elo non piangere.- sussurrai, con una lieve dolcezza nella mia voce.
Lei mi ignorò categoricamente, dopo aver puntato i suoi occhi pieni di lacrime su di me e averli poco dopo riposati su un punto indefinito della sala.
Mi avviai verso il divano, sdraiandomi su di esso. Presi il mio cellulare e controllai i social, pubblicando una mia foto.
Aggiungi descrizione...
Cliccai e scrissi una frase di una canzone, che in quel momento si addiceva perfettamente alla situazione.
"E no, non piangere, che non sopporto le tue lacrime. Non ci riuscirò mai."
Pubblica.
Misi il cellulare, poi, in modo silenzioso. Le notifiche in quella foto mi sarebbero arrivate incessanti per almeno due ore. Poi tutto sarebbe stato più tranquillo.
Puntai lo sguardo su di lei, che aveva la testa fra le ginocchia. Decisi di avvicinarmi a lei, fanculo l'orgoglio, io voglio la sua felicità.
Mi piegai sulle gambe per arrivare alla sua altezza, poi con una mano le tirai su il viso, ancora coperto di lacrime.
- Oi piccola, basta.- le dissi, accarezzandola con una mano.
-Vai via!- urlò quasi lei, respingendo il mio tocco. La guardai interdetto, ma non mi feci fermare da delle semplici parole. La fermai per i polsi, tenendoli serrati contro il muro, impedendole di muoversi.
-Lasciami!- urlò, dimenandosi senza successo.
-Fammi parlare dannazione!- urlai di rimando, facendola zittire per un attimo.
- Non le penso veramente le cose che ti ho detto..- le confessai, facendo comparire un sorriso amaro e di disprezzo sul suo viso ancora bagnato dalle lacrime.
- Allora non le avresti dette.- mi rispose semplicemente, con una freddezza che mi faceva venire i brividi.
- Ho il diritto di dire cazzate, ogni tanto!- affermai sarcastico, lasciandole i polsi quando capii che si era calmata ed eravamo in grado di conversare senza che mi urlasse contro.
- Davvero credi che io me ne voglia trovare un'altra?- dissi con voce difficilmente udibile, ma che lei sentì benissimo.
- Tu hai detto "me ne posso trovare facilmente un'altra, non me ne frega niente se te ne vai. La porta è là."- ripeté le stesse identiche parole che avevo detto io. E solo pronunciate da lei, capii quanto avessi sbagliato anche solo a dirle in un momento di ira.

Elodie

-Tu hai detto "me ne posso trovare facilmente un'altra, non me ne frega niente se te ne vai. La porta è là."- gli dissi, ricordandomi perfettamente ciò che mi aveva detto, di rimando ad un mio "me ne vado". Erano parole che difficilmente si scordano e che mi avevano perforato il  cuore come mille coltellate.
Lui scosse la testa.
Era stranamente silenzioso.
Poi prese lui la parola.
- Amore, io non lo penso veramente.- mi sussurrò, abbassando gli occhi.
- Leleee, cazzo, se lo dici è perché lo pensi!- gli urlai contro, appoggiando la testa alla parete.
Le lacrime stavano per scendere, ma cercai comunque di trattenermi.
- Ora vai via perfavore.- sussurrai, indicandogli di uscire dalla stanza.
- Elo..-
-VA' VIA!- urlai, con la voce tremante e impastata dal pianto.
Lo vidi incamminarsi verso la porta, con la testa bassa. Poi sentii la porta d'entrata sbattere e capii che non era semplicemente uscito dalla stanza, bensì da casa. In quel momento ero quasi felice che avevo la libertà di stare da sola, di sfogarmi senza sentire scuse o giustificazioni inutili.

Era notte fonda e io non avevo nessuna intenzione di dormire. O almeno, ero stanca ma i miei pensieri erano sempre concentrati sul ragazzo che ancora non era tornato, alle 4 di notte. Ammisi a me stessa di essere preoccupata per dove stesse dormendo e per il fatto che fuori diluviava. Avevo deciso, però, di non scrivergli nessun messaggio né di chiamarlo. E forse, speravo anche che non sarebbe tornato per qualche giorno. Avevo bisogno di pensare e di capire a che punto è arrivata la nostra relazione, per poi essere in grado di affrontare una decisione con piena coscienza di quello che stavo facendo. Sentii vibrare il cellulare, poggiato sul comodino.
" 3 nuovi messaggi da Gab❤"
Andai subito a leggere ciò che mi aveva scritto e mi sorpresi scoprendo la velocità con cui Lele gli aveva raccontato tutto.
"Oi Elo"
"Tutto ok?"
"Lele mi ha detto tutto. Lui è distrutto, non riesco nemmeno ad immaginare quanto lo sia tu..❤"
Decisi di chiamarlo, perché per messaggio era tutto più difficile.
- Ciao amò.- mi disse lui, con tono rassicurante.
Sospirai.
- Mi ha fatto male, Gab ti giuro, non puoi capire. Non mi ama più, lo so e me lo ha fatto anche capire.- sussurrai, mentre il cuore si spezzava sempre di più. Odiavo pronunciare quelle parole, ma erano la cruda e dura verità.
In un nostro attimo di silenzio sentii un sussurro, provenire da lontano dal telefono. La voce era familiare, troppo. E no, non era Gabriele.
- Gab chi c'è con te?- gli chiesi, conoscendo già la risposta.
- ehm...- si fermò un attimo come a chiedere consiglio all'altra persona con lui, - sono con alcuni amici.- continuò incerto.
- Ti prego, dimmi che Lele è lì con te...- gli dissi con un filo di voce.
- È con me.- disse.
Feci un sospiro di sollievo, poi chiusi la chiamata. Il letto era sempre lo stesso,ma senza di lui sembrava più grande, più vuoto. Mi sdraiai dalla parte di Lele, inspirando a fondo il suo profumo, che era ovunque. Sul cuscino, tra le lenzuola, sulla sua maglia che io indossavo come pigiama. Non riuscivo a capire se quella di quel giorno fosse stata una litigata un po' più dura del solito, o se fosse un punto nella nostra relazione. La fine di tutto. Lo avrei capito presto, molto presto.

Oii
Scusatemi tanto tanto tanto per l'assenza che ho avuto nella mia storia. Purtroppo ho avuto un blocco e, prima di postare, ho scritto tre capitoli diversi perché non sapevo veramente come far andare avanti la storia. Mi sono molto spaventata, di solito le idee mi arrivano di getto ma questa volta davvero ne avevo ben poche. Spero che questo capitolo non sia caduto nella banalità.

Vi chiedo gentilmente se potete lasciarmi recensioni diverse da un solito "continua" o "bellissimo" perché in questo periodo ho bisogno di ispirazione e non mi bastano dei commenti del genere. Grazie mille, un bacioo

 Quante parole, in questi silenzi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora