2. Basta così.

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Mi stavo preparando per andare da Emma, ma nei miei pensieri c'era solo lui. Che ancora era fuori casa.
Non si era fatto vivo dalle dieci di quella mattina e l'ansia saliva a dismisura. Non sapevo se avvisarlo che se fosse tornato a casa non mi avrebbe trovata, oppure se giocare al suo stesso gioco.
Decisi di lasciargli un post-it giallo attaccato al tavolo, con su scritto: " Se sei tornato, sappi che io sono da Emma. Prima delle 3/4 non sono a casa. Ti amo, a dopo."
Uscii di casa e mi diressi a piedi verso la casa di Emma, che distava circa 1 km dalla nostra. Preferivo camminare per avere il modo di riflettere su ciò che mi stava accadendo.
Una volta arrivata, il sorriso della ragazza bionda che si trovava davanti a me, ne creò uno anche sul mio viso.
Ci abbracciammo e lei mi invitò ad entrare.
- Come mai questi occhioni gonfi?- mi disse, una volta che ci accomodammo sul suo divano nero.
- La stanchezza.- dissi, mentendole e sperando che non se ne accorgesse.
- Nah. Lo so che c'entra Lele.. Avete di nuovo litigato?-
Lo sapevo. Mi conosceva fin troppo bene per ascoltare le mie bugie. Però capì la verità troppo velocemente, come se fosse una cosa ovvia che la mia tristezza fosse causata da Lele.
- Se n'è andato, Emma. Ancora.- dissi, sospirando e abbassando lo sguardo.
Lei mi mise due dita sotto il mento e fece una leggera pressione per alzarmi il viso e costringermi a guardarla negli occhi.
- Ritornerà.-
La sua convinzione mi fece credere un po' di più al fatto che forse Lele non mi avrebbe abbandonata.
- Lo spero.-
Lei mi abbracciò stringendomi forte a sé, poi andammo nello studio si registrazione e, dopo aver scaldato la voce, provammo il nostro duetto. Già, nel mio nuovo album sarebbe stata presente anche una canzone con lei. Il testo sarebbe stato scritto da noi, la musica da un amico di Emma.
Continuammo a scrivere la canzone, che per il momento era composta da una sola strofa, mettendoci il vissuto di entrambe. Avremmo avuto bisogno di altri incontri, però, per terminarla, perché verso le 2 di notte Emma mi consigliò di tornare a casa, vista la mia stanchezza.
Mi fece riaccompagnare a casa dal suo autista, anche se avrei preferito tornare a piedi.
Ringraziai Gino, l'autista dai lunghi baffi bianchi, poi percorsi il vialetto che portava alla porta di casa mia. Feci difficoltà ad infilare la chiave nella serratura per via del buio e, una volta fatto, girai e spalancai la porta.
Vidi la leggera luce emessa dalla televisione che rischiarava il buio della casa.
Era tornato.
Mi diressi verso il salotto e lo vidi sdraiato sul divano.
Mi aveva aspettata, solo che si era addormentato.
Sorrisi.
Mi cambiai e mi misi a dormire, nel nostro letto matrimoniale che quella notte era troppo grande e troppo vuoto.
Speravo che la mattina seguente avremmo potuto fare pace con bacio, come sempre. Però sapevo che, quella volta, ero andata troppo oltre. Non immaginavo nemmeno come avesse potuto sentirsi quel ragazzo dagli occhi penetranti e che improvvisamente si era riempito di rabbia.
Troppo agitata dai miei pensieri, decisi di ascoltare un po' di buona musica. Accesi il cellulare, che fino a poco prima avevo tenuto spento per non essere disturbata a lezione, e feci partire la mia playlist.
Canzone più azzeccata in quel momento non poteva che essere "Basta così" dei Negramaro con Elisa. Quella canzone era davvero struggente, ma magnifica. Ogni volta che l'ascoltavo pensavo ai miei genitori e alla loro separazione. Quella notte, però, pensavo a me e Lele.
"Liberi, ci sembrerà di essere più liberi
e intanto farò a pugni contro il muro per
averti ancora qui. "
A quella frase il mio cuore non resse. Le lacrime iniziarono fuoriose a cadere dai miei occhi e diventarono le protagoniste indiscusse del mio viso. Anche se lui era solo ad un piano di distanza da me, i nostri cuori lo erano molto di più. E quando due cuori sono lontani è la fine.
Fine.
Davvero era arrivata anche per noi, l'ora di vivere ognuno la propria vita?
Forse sì. Forse mi ero illusa che questa volta qualcuno veramente mi amasse, ma no. Neanche un angelo potrebbe sopportarmi. E Lele lo era, un meraviglioso angelo che era in grado di incantare uno stadio di 20.000 persone con la sua voce calda e intonata, un angelo che col suo sorriso mi aveva fatta innamorare. Mi rendevo conto, con le lacrime che ancora rigavano le mie guancie, di quanto io amassi quel ragazzo così giovane quanto maturo, che mi aveva rubato il cuore e non voleva più darmelo indietro.

Quella mattina, mi svegliai alla buon'ora per accertarmi che Lele fosse ancora a casa. Fortunatamente era ancora sul divano che dormiva beatamente. Aveva il viso rilassato e disteso, un braccio era sotto la sua testa e l'altro era abbandonato lungo il suo corpo. Aspettai una mezz'oretta sulla poltrona accanto a lui guardandolo e accarezzandogli di tanto in tanto il viso. In seguito andai a preparare la colazione, ma poi ritornai accanto a lui. Una volta sveglio, la prima cosa che fece fu di puntare i suoi occhi stanchi sui miei.
Io gli sorrisi debolmente, non sapendo come comportarmi e lo seguii con lo sguardo mentre si dirigeva in bagno, per lavarsi. Lele aveva la strana abitudine di lavarsi i denti sia prima che dopo la colazione e io, personalmente, non ne avevo mai capito il senso.
Quando uscì dal bagno, lo vidi stranamente già vestito e pettinato.
- Dove vai?-
- A lavoro.-
- Ma non mangi?-
-Non ho fame.-
Impossibile che lui, anche soprannominato "il ragazzo dal buco nello stomaco", non avesse fame.
- Ti ho preparato la colazione.- gli dissi, raggiungendolo e indicandogli con un dito il vassoio con il cibo.
- Mangiatela tu.-
Il modo in cui mi ignorava mi faceva capire che, probabilmente, nulla era risolto.
- Senti Lele, per quanto vuoi continuare? - gli dissi, esausta dei nostri continui litigi.
- Non voglio continuare. Per me può anche finire qui.- disse.
- Intendevo la litigata...-
- E io la nostra relazione.-
Sentii improvvisamente gli occhi riempirsi di lacrime e la mia vista sembrava coperta da un leggero velo.
- Lele, pensa bene a quello che stai per dire. Tu vuoi chiudere con me?- gli chiesi, scandendo ogni parola e sperando che la sua risposta fosse un "no" sicuro.
Lui abbassò lo sguardo senza rispondere.
Gli lasciai tutto il tempo per pensare, mi sedetti anche sul mobile all'entrata, per permettergli di riflettere sulla mia domanda.
- Elodie, tu se fossi in me, continueresti una relazione con una persona che non ha più fiducia in te? Sii sincera, se io dubitassi quotidianamente di te, ti piacerebbe ancora essere la mia ragazza?- mi chiese con la sua voce calda e tranquilla, avvicinandosi lentamente a me.
- Io non dubito di te.- gli risposi prontamente io.
- La mia domanda era un'altra.- puntualizzò il ragazzo davanti a me, che riusciva incredibilmente a mantenere la calma amche affrontando un argomento così difficile. Che non gliene fregasse più nulla? NO. Stavo ancora dubitando di lui, aveva ragione.
- No.- affermai allora.
- Non starei più con te.- continuai ancora.
- E ti capisco Lele, sono una merda.- mormorai, venendo interrotta da lui.
- Non lo sei.- mi prese la mano.
- Lele io ti amo, ma sono felice che tu mi stia lasciando. Trovati una ragazza che ti ami davvero, una ragazza che non dubiti di te, una ragazza alla tua altezza... Dimenticami.-
Sussurrai l'ultima parola con la voce spezzata e gli occhi rossi, promettendomi però di non piangere davanti a lui.
Lele mi strinse la mano alla sua e, con l'altra che era libera, se la passò sul ciuffo.
- Non ti dimenticherò mai, Didì.- mi sussurrò, appoggiando la sua testa sul mio collo.
- Devi farlo. Dimenticati di me, dimenticati di una merda.-

Ciaoo.
Piaciuto questo ALLEGRISSIMO capitolo?
Sinceramente è stato molto duro scriverlo, anche se, ancora, voi non sapete se veramente si sono lasciati, DAN DAN DAAAAAN.
Ahaha, non odiatemi, mi piace la suspence.
Comunque perdonatemi per la tristezza dei capitoli, ma per iniziare questa storia ho bisogno di farlo in questo modo.
Ci tenevo anche a ringraziarvi per i commenti che mi avete lasciato, tutti molto positivi. Spero di non avervi deluso con questo capitolo e di non farlo mai.
Al prossimo, ciau.
I love you xx.

 Quante parole, in questi silenzi.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora