Tua madre

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Chissà come deve essere brutto non saper a quale emozione dare retta.
Magari sentirsi mille cose per la testa e doverne scegliere una.
Che magari è quella sbagliata.
Chissà come deve esser brutto sapere che chi ti amava,poco dopo,tenta di distruggerti .
Crescesti con l'obbligo di essere Uomo. Fin da bambino.
Crescesti con la rabbia del corpo e la disperazione sugli occhi.
Crescesti mano nella mano di tua madre,per farla salire dall'abisso in cui era caduta.
Ma molte volte le persone non vogliono essere salvate...me lo hai detto tu,ricordi?
"Mia madre toccò il fondo e si sdraiò in fondo ad esso. Non aveva più la forza di combattere,eppure aveva due ragioni per farlo. Due ragioni che ora sono cresciute. Però,di tutto questo,a mia madre non dò la colpa." dicesti.
Io tua madre la conobbi un mese dopo. Era domenica e,come tradizione,la famiglia era radunata a cena.
Mi invitò lei.
Facevo parte della tua famiglia.
Tu e tua mamma eravate l'opposto. Guardandovi nessuno penserebbe a una madre e un figlio.
Lei era una bellissima donna,sulla cinquantina.
Indossava le guerre sul corpo e le portava con leggerezza.
Aveva le mani rovinate dal lavoro ed invecchiate dal tempo.
Gli occhi erano scuri,come quelli tuoi,con un po' di verde da contorno.
Ma davano sensazioni completamente diverse,sai?
Dai tuoi occhi si percepivano fiamme.
Dai suoi si percepiva arresa,
ritirata.
Si vedeva,da come li posava sulle cose,che niente per lei era scontato.
Che tutto ai suoi occhi aveva una storia,un passato,un trascorso.
Poi guardava te e li abbassava.
Tu te ne accorgevi e gli sorridevi.
Lei faceva lo stesso.
Qualche dente gli mancava,ma da come sorrideva,si capiva che non era l unica cosa venuta a mancare.
Mi sentivo di troppo,in quei momenti.
C era qualcosa mentre vi sorridevate che a me faceva venire la pelle d'oca.
Ero dentro un intimità talmente grande che pensavo di non esserne degna.
Di non essere all'altezza.
E non lo ero.
La mia vita mi parve fin troppo misera di vissuto,in quella casa.
Al muro c'erano foto vostre ,al mare.
Eravate tutti sorridenti e fu in quelle foto che vidi per la prima volta tua sorella.
Ti stava sotto braccio,entrambi in costume,con la coda di cavallo.
Nessun problema si leggeva nei vostri volti, se non la pelle scottata per il troppo sole.
Tua sorella non la conobbi mai di persona. Si trasferì a Roma subito dopo il diciottesimo compleanno per cercare lavoro. Cercava una nuova vita e doveva andarsene nel unico posto in cui non traslocò insieme a tua madre,da piccola.
Un giorno abbi il coraggio di chiedere il perché a tua madre,in tua presenza.
Tra i sospiri mi rispose.
"io amo Roma. Abitare lì è sempre stato un mio sogno. Ma ero sicura che si sarebbe trasferito anche lui poco distante da me e questo mi avrebbe obbligata a cambiare città di nuovo." posò il coltello con cui stava affettando il pane "non volevo ricordarla come una cosa che ho sempre amato e suo padre. " sospirò di nuovo e fissò il vuoto.
"Non volevo macchiare Roma con il  passato,che allora era presente."

Tua madre era davvero una bellissima donna.

Tuo Angelo.

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