Capitolo 8

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Buio.
Completamente nero.
Ecco che cosa vedevano i miei occhi in questo momento.
Solo la completa oscurità.
Rendendomi cieca e impotente.

Piano i contorni iniziano a delimitarsi, mostrando una stanza con le pareti fatte completamente di legno.
Alcuni punti stanno iniziando a marcire, lo si capisce anche dall'odore della muffa che impregnava l'ambiente.

Volto lo sguardo per ispezionare meglio la stanza in cui mi trovo.
Si può dire che è praticamente vuota, apparte per qualche sedia rovesciata o per una libreria spoglia dei suoi libri.
Alla mia destra un tavolo imponete, è appoggiato contro la parete, sopra di esso vi sono diversi tipi di oggetti che dalla mia posizione non riesco a riconoscere.

Cerco di fare qualche passo nella loro direzione ma il mio corpo sembra come incatenato al terreno.
Abbasso lo sguardo verso le mie gambe trovandole stranamente legate con delle catene, ma non è quella la cosa più strana.
No.
La cosa che più mi ha sconvolta è il fatto che le mie gambe non sono più quelle di una ventenne, ma ben si quelle di una bambina di dieci anni.

Un lampo a ciel sereno mi fa sbarrare gli occhi dal terrore.
No.
Non può essere.
Non posso essere tornata qui!!
È impossibile!!
Ero tra le braccia del mio compagno!
Avevo avuto un attacco di panico dopo che avevo scoperto che Klaus potrebbe essere ancora vivo!!
Un attacco che era da tempo che non mi veniva più.

Ares mi diceva parole dolci per calmarmi e intanto mi cullava facendomi sentire al sicuro...
Non può essere stato solo un sogno...
No, non può!!
Klaus è morto!
Ucciso dalle mie zanne.
E poi ho incontrato Ares, il mio compagno, mentre ero in missione sottocopertura e il suo calore non può essere stato solo frutto della mia immaginazione, lui era reale!

Anzi no lui è reale!!
Lui è il mio mate!
Mio e solo mio!!
Per ciò non può essere un sogno!
Non pu...

Un rumore sinistro, come di una porta vecchia che viene aperta e dei passi, si avvicinano nella mia direzione.
Alzo lo sguardo dalle mie minute gambe per incontrare due occhi color ossidiana guardarmi sadici.
< Finalmente ti sei svegliata... >
Come una coltellata la sua voce roca, quasi cavernicola, mi arriva graffiante alle orecchie mandandomi mille brividi di terrore lungo tutta la schiena.

Avrei potuto riconoscere quella voce tra milioni e milioni.
L'uomo che mi ha rovinato l'infanzia, strappandomi via mio fratello con le sue sudicie mani...
Colui che mi ha fatto desiderare per la prima volta di uccidere qualcuno...
Lo stesso che ho ucciso con queste zanne.
Si trova ora davanti a me.
Mi guarda come se fossi la sua preda preferita e lui il cacciatore pronto a saltarmi addosso.

Can you Save me, Alpha?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora