Capitolo 1

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L'aria fredda di Novembre mi graffia la pelle

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L'aria fredda di Novembre mi graffia la pelle.

Come lame ghiacciate le folate di vento, penetrano sotto al mio giubbino, provocandomi degli incontrollati brividi di freddo.

Se non si è ancora capito non sopporto il freddo.

Anche se la mia natura di licantropo dovrebbe essermi utile, nel mio caso non conta niente, soffro il freddo in una maniera assurda.

Siamo qui all'aeroporto "Regina International Airport" mentre aspettiamo il nostro taxi che ci porterà verso un paesino poco lontano da qui.
Mentre aspetto, il mio sguardo cade sul paesaggio che ci circonda.

L'aeroporto, anche se piccolo, è comunque affollato da molta gente, per lo più turisti, che io mi chiedo che cosa ci vengono a fare in Canada in Novembre?

Non lavorano mica? E poi che ci vengono a fare in un posto sperduto come questo? Mah! Chi gli capisce gli umani è bravo...

Perché si, l'aeroporto si trova in una zona completamente isolata circondata solo da folti alberi che lo avvolgono completamente e dalla tranquillità, se si può chiamare tale, concessa dal bosco.

Continuo a guardarmi in giro, quando il mio sguardo cade su una delle vetrine li vicino dove si intravede il mio riflesso rigido dal freddo ma soprattutto stanco dal lungo viaggio in aereo appena compiuto.

I miei lunghi capelli legati in una coda alta, ormai spettinata, ricadono sul giubbino in morbide onde castane lasciando intravedere il mio viso ovale dove in lontananza si intravedono le due lastre di ghiaccio che ho al posto degli occhi.

In verità dovrebbero essere di colore grigio ma con la pelle arrossata dal freddo sembrano ancora più chiari.

Il mio fisico non troppo alto con le giuste forme, forse anche qualche curva di troppo, vengono nascoste sotto la giacca nera che sto indossando come se fosse la mia unica fonte di calore che mi tenesse in vita.

< Je è questo il tuo borsone? >

Mi volto verso la voce che mi ha appena chiamato risvegliandomi dal trance in cui mi trovavo.
Mark, il mio migliore amico, si trova davanti a me con in mano il mio borsone intento a porgermelo in attesa di una mia risposta.

< Si grazie Mark > gli sorrido dolcemente per ringraziarlo e riluttante tirò fuori dalla tasca una mano per afferrare la maniglia del borsone.

Mark è un ragazzo di 20 anni proprio come me.

Ha dei folti capelli neri che gli ricadono davanti agli occhi, schiacciati dalla sua inseparabile cuffia, che si arricciano andando verso la fine.

Anche se coperto dalla giacca si può notare lo stesso il fisico atletico e muscoloso, proprio come quello di un atleta da corsa.

La caratteristica però principale di lui, che fa sciogliere qualunque ragazza che lo incontri, sono i suoi occhi.

Can you Save me, Alpha?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora