[STILES'S POV]
Mio padre si girò di scatto.
–Ciao Stiles stavo es...ma che hai fatto?!– disse notando la ferita che fronteggiava sul mio viso e tutti i lividi.
Mi misi le mani in tasca sperando che non notasse le nocche spaccate così, almeno, avrebbe pensato che fossi io il picchiato e non il picchiatore.
–Eh papà...la festa...Jackson...– dissi velocemente.
–Puoi cercare di essere più chiaro?– mi chiese lui impaziente.
–Ero a quella festa e...Jackson e io abbiamo fatto a botte...lui– mentii perchè non volevo che sapesse la verità.
–Non hai bevuto, vero?–
Mio papà aveva problemi con l'alcol. Li ha avuti subito dopo la morte di mia madre e poi è riuscito, miracolosamente, ad uscirne. Per questo motivo è sempre molto rigido riguardo al bere.
–No no, ti pare?– mentii.
–Menomale. Comunque parlerò con il signor Whittemore e mi assicurerò che Jackson riceva una bella punizione. Sono stufo è da anni che ti perseguita– continuò.
–Ma no papà non fa niente...va tutto bene– cercai di raggirarlo perchè, sicuramente, se mio papà avesse parlato o con Jackson o con suo padre avrebbe scoperto la verità.
–Non ti preoccupare di niente. Farò tutto io– mi tranquillizzò inutilmente.
–Papà ti devo dire una cosa– dissi per richiamare l'attenzione di mio padre che stava già pensando a cosa dire ai Whittemore il giorno seguente –Sono innamorato di Jackson– altra bugia.
–Tu non sei gay– disse mio padre –Ehm, ma potrei esserlo!– cercai di convincerlo –Non vestito in quel modo– squadrai i miei jeans e la mia felpa e mi chiesi se stessero così male ad un gay.
–Stiles va' a dormire ne riparliamo domani. Hai anche scuola– disse stufo.
–Si papà grazie. Non dire niente ai genitori di Jackson, per favore– lo implorai.
–Va bene– cedette –E comunque hai fatto dei buoni appunti per il caso...sono orgoglioso di te– si complimentò con me e quelle parole mi fecero sentire un tantino importante.
Chiuse la porta e se ne andò.
Mi sfilai i jeans e la maglietta facendo attenzione ai lividi che mi facevano male e, messo il pigiama, mi fiondai subito a letto, stanchissimo. Stavo per addormentarmi quando mio padre rientrò.
–Stiles, un'ultima domanda...–
–Si pa'?– dissi assonnato.
–Per chi avete fatto a botte?– mi chiese.
–Eh? Eh?– feci sorpreso e un po' in imbarazzo. Lui ridacchiò.
–Papà ti giuro, non c'era nessuna ragazza–
–E va bene– rise e richiudette la porta della mia camera.
Mi venne subito lei in mente e mi addormentai con l'immagine dei sui capelli rossi e del suo vestitino bianco nella mente.
***
Mi vesto in fretta. Come al solito sono in ritardo. Opto per una semplice camicia rossa e un paio di jeans. Scendo le scale con lo zaino e corro dritto la macchina. Mio padre è al lavoro, fortunatamente, se no mi starebbe già urlando dietro. Mentre guido verso la scuola il telefono continua a suonare per i mille messaggi di Scott che mi chiede dove sono e perchè non gli rispondo. Ma li ignoro tutti. Come ovviamente si fa con il proprio migliore amico.
Parcheggio la jeep nel primo posto che trovo e mi fiondo fuori dalla macchina correndo verso il mio armadietto dove mi starà aspettando Scott. Alla prima ora abbiamo chimica, insieme. E lui starà già sclerando perchè sono in ritardo. Ho una scarsa resistenza e già a metà strada la milza mi inizia a dolorare.
Fai cagare Stilinski.
Sento la voce di Jackson in testa, sono le stesse parole che mi ripete in campo mentre ci alleniamo a Lacrosse. Nonostante io sia in squadra non ho mai giocato una partita, solo scaldato la panchina mentre Jackson è il capitano della squadra, ovviamente.
Vedo in fondo al corridoio Scott che guarda l'orologio attaccato alla parete strofinandosi le mani sui jeans.
–Scott!– urlo richiamando l'attenzione del mio migliore amico. Si gira di scatto verso di me con un'espressione stufa in volto.
–Muoviti Stiles o Harris lo senti tu!– mi dice mentre corriamo verso la classe di chimica.
–Manca poco non ce la far...– le parole di Scott vennero interrotte dal suono della campanella che segnava l'inizio dell'ora e della mia morte.
Appena la campana smise di suonare io e Scott varcammo la porta.
–Fatemi indovinare...Stilinski e McCall– disse il professore senza guardarci in faccia.
–Ritardo– disse girandosi a guardarci con un sorriso di sufficienza –È il primo giorno e non ho voglia di darvi una punizione ma potrei...McCall siediti vicino a Danny e tu Stilinski qua nel priml banco, ora è tutto libero– disse ridacchiando divertito.
–Prof la prego...un po' di pietà!– implorai.
–Un'altra parola e siete in punizione fino a sta sera– ci minacciò e nessuno dei due disse niente.
Buttai lo zaino sul banco vicino alla finestra e mi sedetti avvilito. Per venti cavolo di secondi dovrò passare tutto il semestre da solo, lontano dal mio migliore amico...da chi copierò durante i compiti in classe? Mi misi a fissare fuori dalla finestra giusto per placare la rabbia che ribolliva in me e intanto mi rigiravo una penna tra le dita.
–Scusi per il ritardo!– disse una vocina stridula.
–È il primo giorno per lei e sta volta sarò buono, signorina Martin–
A quel cognome mi voltai.
Sulla porta c'era lei.
I capelli raccolti in una treccia morbida e gli occhi raggianti. Indossava una piccola gonna a fiori e una camicia bianca molto attilata per mia fortuna. Per poco la penna non mi scivolò dalle mani.
–Purtroppo le toccherà sedersi vicino a Stilinski...quel ragazzo...quello lì con il ciuffo castano– disse indicandomi e i nostri occhi si incrociarono. Il suo sorriso si spense lentamente e immediatamente mi ricordai di cosa avevo fatto a Jackson la sera prima e la sua faccia indignata quando mi ha visto che lo picchiavo.
Silenziosa venne verso il posto vicino al mio, posò la borsa con il libri sul tavolo e si sedette diligentemente. Non si degnò di una parola, nè di un "Ciao" e nè di un "Hey grazie ancora per non avermi abbandonato sulla strada!".
–Lydia possia...– cercai di parlarle ma mi fece cenno con la mano di stare zitto e allora, abbattuto, mi girai dall'altra parte, pronto per non ascoltare una noiosa lezione di chimica.
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Perfect Combinations
Fanfiction-Stiles vattene!- mi urlò Lydia. Le parole le si strappavano dal petto e lasciavano dentro di me un vuoto incredibile. -Io non me ne vado da nessuna parte. Io starò con te, non permetterò a nessuno di farti del male- ribattei. -Stiles, ti prego, non...