[STILES'S POV]
La capanella risuonò e così finì quell'inferno di chimica che con tutte quelle formule mi aveva fatto iniziare male la scuola.
Lydia infilò bruscamente tutti i libri nella borsa e a passo svelto si diresse verso la porta. Dovevo darle una spiegazione. Non voglio che pensi che sia una cattiva persona. Voglio piacerle.
–Lydia aspetta!– urlò correndo fuori dalla porta col mio zaino sulle spalle.
Lei cerca di aumentare il passo ma su quei vertiginosi tacchi fa fatica a camminare.
La affero per il polso forse con un po' troppa foga per uno che vuole dimostrare di non essere violento.
–Cosa c'è? Vuoi rompere il naso anche a me? Non ti è bastato mandare all'ospedale il mio ragazzo?–
A quelle parole il mio cuore manca un battito.
Il mio ragazzo.
Conoscevo Lydia da appena due giorni eppure mi sembrava di aver passato anni insieme a lei e non riuscivo a capire il perché facesse tanto male. Tra tutti proprio Jackson. Non lo credevo nemmeno capace di una relazione seria. Lo vedevo sempre immerso tra decine di ragazze con gli ormoni in fibrillazione.
–Jackson...è il tuo ragazzo?– chiedo sapendo già la risposta.
–Certo! Non te l'avevo detto?– chiede sovrappensiero.
Scuoto la testa.
–Be'... non avresti dovuto picchiarlo comunque!– continua –Sono stata così stupida ad offrirti quel drink–
–Drink? Sei stata tu a? Perchè?– balbetto confuso.
Mi ricordavo del bicchiere di vodka alla pesca che una misteriosa ragazza, che adesso si era rivelata Lydia, mi aveva offerto, ed è proprio per colpa di quel bicchiere che è sorta la lite.
–Si...era un modo per ringraziarti di avermi accompagnata...e di essere stato così carino con me– dice abbassando lo sguardo.
La trovo così carina quando arrosisce e mi ritrovo a fissarla con un sorrisetto malizioso.
–Ma comunque non l'ho picchiato perchè ero ubriaco...cioè non è l'unico motivo...– non volevo raccontarle di mia madre, non ne trovavo proprio la forza –E poi anche lui ha fatto un po' del male a me, non trovi?– dico indicandomi la faccia.
Sospira.
–Sta di fatto che non posso andare a trovarlo dato che non ho la patente– dice –E quindi per ripagarti mi accompagnerai tu. Durante l'ora di pranzo–
–Ma a quell'ora pranzo con Scott, Malia e gli altri...– dico rammaricato.
–Be' allora fai in fretta a disdire– dice con un sorriso beffardo –Ti aspetto alle 12 nel parcheggio della scuola. La jeep vecchissima giusto?–
–Si. E preferisco il termine vintage– dico e lei si gira e si allontana lasciandomi nel bel mezzo del corridoio, da solo, come un idiota.Le altre ore passarono in fretta e a letteratura per poco non mi addormentavo. A pranzo avrei dovuto parlare con Scott dell'altra notte, ma Lydia mi costringe ad accompagnarla da quel cretino di Jackson così gli invio un messaggio per scusami.
"Scott non pranzo con voi oggi. Ho un impegno" invio.
Devo ancora dire a Scott di Lydia. E di quanto sia carina. E del fatto che stia con Jackson. E di quanto io sia la persona più sfigata della terra.
Sono quasi arrivato al parcheggio ma di Lydia non c'è traccia. Mentre la aspetto mi suona il telefono. È un messaggio di Scott
"Va bene fratello. Pomeriggio sei libero? Ti devo parlare" scrive.
"Si certo" rispondo e ripongo il telefono nella tasca posteriore dei jeans.
Mi metto a fissare il vuoto, con la schiena appoggiata alla mia jeep e intanto cerco di trovare le parole da dire ai medici. "Hey ciao sono quello che gli ha spaccato il naso! Forte, no?". I miei pensieri vengono interrotti da Lydia che mi schiocca le dita davanti al naso.
–Allora andiamo?– dice spazientita.
–Ehm...si certo– rispondo e saliamo in macchina.
Giro le chiavi e partiamo.
–Non pensi che sia ora di cambiarla?– dice alludendo alla jeep. Il motore fa sempre più rumore e ho la continua paura che possa scoppiare da un momento all'altro in effetti...
–E dove li trovo i soldi?– dico –E poi non si abbandona mai un membro della famiglia! Anche se questo membro funziona male ed è vecchio–
–Wow che cosa profonda– dice scherzosa lei e si mette a guardare fuori dal finestrino.
Mi ritrovo a fissarla per qualche secondo. I capelli nella treccia, i vestiti così perfetti, le labbra tinte di rosso e sorridenti. Si gira e mi guarda negli occhi.
–Che c'è?– chiede spaventata.
–No no...niente– dico rigirandomi verso la strada. Dentro di me cresce sempre di più la senzazione di averla già vista da qualche parte ma non ho proprio idea di dove. E lei non sembra ricordarmi quindi sembrerei un pazzo se glielo confessassi.
Continuo a guidare in silenzio verso l'ospedale. Chissà che ci trova in uno come Jackson. Saranno i capelli biondi, gli occhi azzurri e il fisico palestrato...ma non ha nient'altro!
Fosse poco.
–Che hai Stiles? Sembri...teso– mi disse dopo un po'.
Notai di star picchiettando sul volante con le dita e la smisi immediatamente.
–Stiles?–
–Sto bene, sto bene, va tutto okay capito?– dico frustrato.
Non avevo proprio voglia di vedere Jackson e di sentire tutte le cazzate che avrà raccontato ai medici e di sentirmi rinfacciare ancora una una volta di mia madre...
Lydia si ritrasse spaventata e io mi pentii di aver reagito in quel modo.
–Scusami è che...so di aver fatto del male a Jackson...e di averlo mandato all'ospedale ma...– lasciai la frase in sospeso.
–Ma cosa?– riprese lei.
–Sinceramente, non me ne sono pentito–
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Perfect Combinations
Fanfiction-Stiles vattene!- mi urlò Lydia. Le parole le si strappavano dal petto e lasciavano dentro di me un vuoto incredibile. -Io non me ne vado da nessuna parte. Io starò con te, non permetterò a nessuno di farti del male- ribattei. -Stiles, ti prego, non...