Capitolo 13.

11K 572 44
                                    

Okay, avevo detto che avrei aggiornato fra un paio di giorni, ma siccome ho appena terminato il capitolo, volevo farvi svegliare domani con questa sorpresa.
Buona lettura.







-Signorina Cabello? -

-Si, sono io. -

-Prego tocca a lei. -

Mi alzai dalla leggera sedia di plastica attaccata al muro, raccogliendo la borsa che avevo poggiato a terra mentre con l'altra mano tenevo il mio libro di anatomia.

Entrai in aula leggermente in panicata, 12 occhi che mi guardavano seduti dietro una rigida e lunga cattedra di legno.

Era il giorno dell'esame ed io non ero mentalmente preparata.

Non che non avessi studiato abbastanza anzi, il fatto era che avevo passato le ultime 3 settimane rinchiusa nella mia camera da letto, uscivo solamente per mangiare o per aiutare mamma nelle pulizie, nient'altro.

Dopo il fidanzamento di Lauren e Brad diedi le mie dimissioni, dovevo assolutamente allontanarmi da quelle mura, da lei.

Per questo tornai a casa mia, rendendo così felici anche i miei genitori.

Ed ora eccomi di qua, di fronte a questa commissione che a sentire dalla voci esterne era una delle più toste degli ultimi anni.

Iniziai con l'esporre la mia tesi e tutto sembrava andare per il verso giusto.

-Scusate si potrebbe aprire una finestra? Sapete sto per morire di caldo. -

Chiesi leggermente intimorita mentre sbottonavo almeno il primo bottone della camicetta.

-Certo signorina. - rispose il presidente facendo cenno ad un ragazzo di accontentarmi.

Mi girai verso di lui ed è lì che vidi due occhi verdi, seduti su una sedia, che mi fissavano.

Deglutii profondamente, sbattendo le palpebre più e più volte, giusto per mettere a fuoco quell'immagine.

Non credevo ai miei occhi.

Cosa ci faceva lì?

Era venuta al mio esame?

A che scopo?

Iniziai a tremare e sudare contemporaneamente mentre la salivazione scendeva a zero.

Lei continuava a guardarmi, seria, impassibile, tipico Jauregui.

-Tutto bene? - mi domandò uno dei professori da dietro la cattedra.

Girai il volto di scatto cercando per lo meno di poter tornare a concentrarmi, ma la cosa fu al quanto difficile.

Immagini di una Lauren che mi toccavano, mi baciavano, mi sorridevano, flirtavano con me si fecero spazio nella mia mente spazzando completamente tutte le informazioni necessarie per l'esame.

Picchiettai più volte con le dita sui manici della sedia nervosa e agitata.

-Vuole continuare? - continuò spazientita un'altra professoressa.

-Io emh..- avevo perso la parola, avevo dimenticato tutto.

Vuoto totale.

Mi alzai furiosamente recuperando le mie cose e, scusandomi con la commissione, scappai fuori dall'aula ad alta velocità.

Andai a sbattere contro diverse persone, facendo cadere a terra fogli e libri, non miei.

Arrivata all'esterno dell'edificio mi fermai, poggiandomi con una mano su un muretto, respirando a mala pena, a causa della grande corsa.

Avevo fallito.

Per la prima volta in due anni non ero riuscita a superare un esame.

Ero un fallimento.

-Hai dimenticato la borsa. -

Una mano si posò sulla mia spalla delicatamente.

Mi girai subito notando Lauren dietro di me, con in mano la mia borsa.

La presi di scatto senza dirle nulla, poi mi avviai verso il grande parcheggio dietro la struttura universitaria dove avevo la mia auto.

-Aspetta Camila, è da 3 settimane che non ci vediamo, ti prego fermati. -

Ma non la ascoltai, continuando nella mia 'fuga', cominciando a sentire qualche lacrima sfuggirmi via.

Tirai su col il naso prepotentemente, non volevo assolutamente scoppiare a piangere.

-Camz! -

Mi bloccò per un braccio facendomi cadere i libri a terra.

Cercai di liberarmi invano dato che non lasciava la presa sul mio braccio.

Decisi così di puntare gli occhi nei suoi.

Ero furiosa e l'espressione sul mio viso poteva garantirlo.

-Cosa vuoi Lauren? O dove chiamarti Signorina Simpson? - domandai con fare ironico.

-Scusami se mi sono presentata al tuo esame, ma ero così curiosa di vedere quanto tu fossi brava, stavi andando bene all'inizio. -

-Già, fino a quando non ho visto la tua faccia! - sbottai incazzata.

-Non parlarmi così. -

La spinsi leggermente giusto per farle allentare la presa e farmi così liberare dalla sua mano.

Raccolsi i libri a terra e tornai ad incamminarmi verso l'auto, non molto distante.

-Ti prego Camila, parliamo. -

Riprese a rincorrermi, cosa che mi fece mordere il labbro istintivamente.

-Non ho nulla da dirti Lauren, mi dispiace. -

Finalmente arrivai di fianco la mia macchina, ma d'impatto mi ritrovai schiacciata contro di essa ed il corpo di Lauren poggiato sulla mia schiena mentre le sue mani si poggiavano ai lati del mio viso.

Sussultai a quella posizione familiare che come sempre, creava non poche farfalle al mio stomaco e calore a tutto il corpo.

Prese poi il mio braccio per farmi girare verso di lei, lentamente.

-Voglio sapere perché te ne sei andata, così da un momento all'altro, senza che io sapessi niente. Mi sono svegliata e tu avevi dato le tue dimissioni, credevo fosse uno scherzo così sono corsa nella tua stanza ma non c'era più niente. Non c'eri più. Sono 3 settimane che non ti vedo, che non sento la tua voce, sto diventando matta Camila, io non ce la faccio più a stare senza di te, mi sento vuota. -

Stavo tremando a dismisura.

Quella confessione, quelle parole, i suoi occhi lucidi, mi avevano trafitto il cuore, per la seconda volta, nel giro di 3 settimane.

Ero così perdutamente innamorata di lei.

Non poteva dire certe cose.

-Cosa vuoi tu da me e Lauren? Cosa vuoi me lo spieghi? Sai perché me ne sono andata? Perché prima mi tocchi inappropriatamente in una discoteca, poi mi ignori per due settimane. Poi mi sbatti e mi baci su una lavatrice e poco dopo mi dici che era solo per provare. Poi sei fottutamente gelosa del mio ragazzo e mi baci nuovamente poche ore prima del tuo fidanzamento. Dici che sei pazza dei miei occhi, mi guardi in quel modo che cazzo mi fa battere il cuore in una maniera assurda e poi cosa fai? Gli dici di sì? Ti fidanzi con lui? Con Brad? Io non permetto a nessuno di prendersi gioco di me, nemmeno a te. Dimmi, cosa vuoi? -
dissi tutto d'un fiato ad alta voce.

Non mi importava se qualcuno sentiva, ero stufa dei sui dannati giochetti.

-Io..io voglio baciarti. -

Rispose e dopo essersi avvicinata ulteriormente, posò le labbra sulle mie in una casto e dolce bacio.


Spazio autrice:

Chiunque voglia qualche informazione in più sulla storia o voglia solo fare quattro chiacchiere con la sottoscritta può scrivermi su Twitter.
Sono 'superboobs camren'.
NON RIDETE.
A presto, mics.

Let my body to the work.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora