Capitolo 8.

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LAUREN'S POV.

Sono due giorni che scappo da lei, due giorni che faccio di tutto per non vederla e farmi vedere.

Ho davvero superato il limite l'altra sera in discoteca.

Dopo aver realizzato cosa stavo combinando sono corsa via, lasciando lei e le altre ragazze stupite dal mio gesto e, nonostante sapessi che lei era più che eccitata in quel momento, mi sentivo sporca, sbagliata, impura.


Sto per sposarmi e tutto ciò a cui riesco a pensare è lei, il suo sorriso, i suoi occhi marroni, il suo corpo, i suoi capelli, il suo sedere.


Camila era una calamita, fin dal primo momento in cui i miei occhi sono entrati a contatto con lei.

Mi faceva tornare ragazzina, come quando al liceo ebbi quel periodo da lesbica, pensavo fosse una cosa superata e invece.




Mi alzo dal letto sperando di non inciampare e svegliare Brad.

Avevo sempre pensato che lui fossi l'amore della mia vita, eppure da quando Camila era entrata nella mia vita, non lo vedevo più, era come se ci fosse una porta davanti i miei occhi, che si apriva solo quando c'era lei nei paragi.

Chiudo lentamente la porta alle mie spalle, in modo lieve e meno rumoroso possibile.

Era notte inoltrata e, come le notti precedenti, non riuscivo a dormire.

La luce delle piccole lampade accese lungo il corridoio illuminavano abbastanza da poter camminare tranquillamente, senza pericolo di poter andare a sbattere contro qualcosa.

Il silenzio totale mi metteva i brividi, ma non gli diedi tanto importanza, così una volta arrivata in cucina aprii il frigorifero per prendere un po' di latte dal cartone, adoravo il latte freddo.

-Signorina Lauren. – mi pietrificai all'istante mentre un po' di latte mi andava di traverso.

Tossii colpendomi il petto velocemente mentre poggiavo il contenitore all'interno del frigo chiudendolo.

-Mio dio, tutto bene? – mi posò una mano sul braccio per farmi girare nella sua direzione mentre io mi tranquillizzai, il liquido mi scese lungo lo stomaco facendomi riprendere totalmente.

Indietreggiai andando a sbattere con la schiena contro il lavello dietro di me.

-Tutto apposto, non preoccuparti! – le risposi con voce bassa.

Iniziai a tremare, erano due giorni che non la vedevo, e sembrava addirittura diventata più attraente, la piccola luce le illuminava il viso ed i capelli arruffati, era bellissima.

-Cosa ci fa qui? Non riesce a dormire nemmeno lei? –

Annuii ignara di tutto, non riuscivo a formulare una frase di senso compiuto, l'ultima volta che l'avevo vista le stavo palpando il seno e toccando la coscia, ora invece ero così in imbarazzo.

-Il gatto le ha mangiato la lingua? – sghignazzò facendomi venire la pelle d'oca su tutto il corpo, era incredibile come una sua sola risata potesse crearmi quel mare di emozioni, tutte in una volta.

-Camila, riguardo l'altra sera, io.. – la vidi posarmi un dito sulle labbra per zittirmi, mentre mordeva il suo labbro inferiore.

-Non deve dire niente, è passato, non c'era bisogno però di ignorarmi per due giorni di seguito. –

Ero inerme sotto il suo sguardo ed il suo tocco, le mie labbra bruciavano mentre il suo dito ora stava percorrendo tutta la bocca, non diceva nulla, mi sfiorava in modo sensuale, seducente, leccai il mio labbro e di conseguenza il suo indice. La vidi contrarsi mentre spalancava gli occhi di poco, era sorpresa ed anche io lo ero.

-Camila.. – sospirai quando ritrasse la mano, fece due passi in avanti, poggiando, di nuovo, il suo seno sul mio, tremai a quel soffice contatto, sentivo i suoi capezzoli indurirsi, lo stesso facevano i miei.

Avvicinò il viso al mio, lateralmente, in modo che la sua guancia potesse aderire perfettamente con la mia e la sua bocca avvicinarsi al mio orecchio, che morse, come feci io due sere prima.

Dovetti appoggiarmi al lavandino dietro di me, con entrambe le mani, giusto per avere una presa più salda, poi con sorpresa portò una mano sul mio seno privo di intimo, coperto solo dalla sottile canotta, e lo strinse.

Chiusi gli occhi ed inarcai il bacino, presa alla sprovvista.

Era tutto così fottutamente eccitante.

-Ora siamo pari. – sussurrò con voce maliziosa nel mio orecchio e poi se ne andò, camminando all'indietro, mantenendo lo sguardo dentro il mio, fino a quando non sparì da dietro la porta.

Ero nei guai.





CAMILA'S POV.

Avevo ottenuto ciò che volevo, gliel'avevo fatta pagare, l'avevo lasciata nello stesso modo in cui mi aveva lasciata lei due notti fa.

Se lo meritava ed ora sarei stata io ad ignorarla, ora era lei quella eccitata, nel bel mezzo della cucina, da sola, e ben le stava.

Passai il giorno successivo con i ragazzi, dato che era sabato e non sarebbero dovuti andare a scuola.

Stavo aiutando Tomas con i compiti quando sentimmo la porta della sua stanza aprirsi rivelando una Lauren al quanto furiosa.

-Camila, sei pregata di dire al tuo ragazzo di non venire nei giorni in cui lavori, non è un mercato questa casa. – urlò prepotentemente, del tutto infastidita della sua presenza.

Tomas strabuzzò gli occhi sorpreso dal suo gesto, io invece mi limitai ad alzarmi e recarmi verso l'ingresso, superando Lauren senza degnarla di uno sguardo.

-Amore mio! – mi buttai tra le braccia di Austin che mi aspettava davanti il portone.

Ero del tutto sicura che Lauren stesse assistendo alla scena.

-Mila. – sussurrò sulle mie labbra per poi baciarle.

I suoi baci non mi facevano più alcun effetto, non mi trasmettevano più nulla, vuoto totale, ormai se stavo ancora con lui era per non farlo soffrire ed anche per far ingelosire Lauren, dovevo ammetterlo.

Ci baciammo a lungo, sentii addirittura la sua mano posarsi sul posteriore e poi una presenza avvicinarsi a noi.

-Non toccarla! – ridacchiai quando mi girai a vidi Lauren del tutto rossa in viso.

-Come scusa? – chiese Austin alzando un sopracciglio.

Era davvero nervosa, lo notai dal suo mordersi il labbro insistentemente.

-Non accetto certi comportamenti in casa mia! – disse urlando, era davvero arrabbiata.

Sorrisi fra me e me compiaciuta e soddisfatta, così mi staccai da Austin e lo presi per mano.

-Andiamo nella mia camera tesoro, vieni! – continuavo a sorridere mentre la guardavo negli occhi, del tutto consapevole di cosa stavo facendo.

Era gelosa e dio se era bella.

Lo trascinai via con me, prendendo poi le scale per portarlo nella mia stanza, mi girai un'ultima volta verso la donna e notai il suo sguardo sofferente soffermarsi su di me.

Era così bello avere il controllo della situazione per una volta.


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