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Stava per succedere. Stavo per fare una delle figure più grandi della storia. Così iper galattica che sarei finita in uno di quei programmi televisivi che prendono in giro le persone.

Marc-André Ter Stegen si stava avvicinando a noi, sotto scorta di Ivan Rakitic.
Guardai di fianco a noi e notai che c'erano guardie ovunque.
Tra poco, la regina delle imbucate sarebbe stata mascherata, e io non ero pronta psicologicamente.

-Lei è la tua ragazza? Non me l'avevi mai presentata. È stata vicino a mia moglie durante la partita e ha detto che state assieme da poco.- Cominció Ivan, in un perfetto tedesco.
Iniziai a mordermi le unghie, sperando nella fine di tutta quella faccenda.
Ero già pronta all'idea di una salata multa più espulsione a vita dagli stadi.

Marc-André Ter Stegen mi puntó i suoi occhi azzurri color ghiaccio, ispezionandomi.
Era il solito tedesco, con i capelli biondi e gli occhi chiari, dall'aria seria e imponente.

Con aria impassibile mantenni lo sguardo, sebbene mentalmente lo stessi implorando di non fare scenate da film, e di essere il più diplomatico possibile.

-Si, è la mia ragazza.- Ammise il ragazzo, aprendo il viso in un sorriso e mettendomi un braccio sulle spalle.

Io e Ivan spalancammo gli occhi dalla sorpresa.
Mai mi sarei aspettata che il tedesco mi reggesse il gioco. Non mi sembrava proprio il tipo.

-Piacere di conoscervi, mi chiamo Chow. Avete una bambina bellissima.- Sorrisi affabile, mentre sorridevo alla piccola Rakitic.

L'idea di usare il nome di mia sorella era accaduto per caso.
Se dicevo il mio nome, probabilmente mi avrebbero rintracciato con più facilità.
Adesso non mi toccava altro che ringraziare Marc-André e pregarlo di non denunciarmi o altro. Poi sarei scomparsa con la facilità con cui ero apparsa.

-Chow, cara, ti va se ti faccio conoscere anche gli altri? Magari Lionel Messi.- Ter Stegen sembró prendere in mano la situazione, e io accettai volentieri quell'aiuto.

-Certo! Ci vediamo in giro, ragazzi.- Congedammo il croato e la spagnola, e ci girammo, sempre abbracciati, per andare verso l'argentino e la sua famiglia.

-Non so chi tu sia, ma mi devi dire come diavolo hai fatto ad arrivare in tribuna. Ho la sensazione che tu non abbia il biglietto e che nemmeno ti chiami Chow.- Mi chiese con serietà il ragazzo, staccandosi da me una volta che prendemmo la giusta distanza dalla famiglia Rakitic.

-No, mi chiamo Chow. E sono qua perché ho dei conoscenti.- Affermai, cercando di essere sicura di me. Non mi andava di dirgli il mio segreto, non subito. Tanto adesso mia arei data alla macchia, no?

-Sarà...e allora perché dire che sei la mia ragazza?- Disse lui, per niente convinto.

-E allora perché reggermi il gioco? Ti ringrazio per tutto, scusa se ti ho coinvolto. Non volevo andasse così. Ora ti saluto, prima me ne vado meglio è.- Continuai, non vedendo l'ora di andarmene a casa, lontano dai suoi occhi penetranti.

-Non credo sia così facile, sai? Almeno durante i festeggiamenti ci devi essere.- Marc-André sembrava pensieroso, come se stesse elaborando qualcosa.
Non avevo idea del cosa, però.

-Vero. Non posso sparire nel nulla. Faremo finta di litigare e poi spariró dalla tua vita, va bene?- Pensai in fretta, come oramai avevo imparato a fare. Di fronte ad una difficoltà il piano B era sempre necessario.

-Forse.- Annunció lui, turbandomi.
Perché forse? Cosa diamine aveva in mente?

-Ora devo andare, stanno rientrando negli spogliatoi, ma devi assolutamente essere all'Hotel Hyatt tra un'ora e mezza.-Mi disse all'orecchio, abbracciandomi davanti alle telecamere.

Eisblume « Marc-André Ter Stegen.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora