Il nome Rin è giapponese, e significa fredda, severa, austera. L'ha scelto mia madre, in memoria di una sua vecchia amica giapponese morta di cancro.
L'ho sempre trovato un nome un po' appropriato in certi contesti, ma forse, stavo iniziando a lasciarmi andare. Con Marc-André, non mi sentivo affatto fredda, severa o austera. Probabilmente, perché lo era più lui.-Rin, questa è per te.-
Quando Marc-André mi porse quella rosa rossa, lo ringraziai con un sorriso.
Non capivo il senso del suo regalo, ma lo apprezzavo. Mai nessuno mi aveva regalato una rosa rossa, nemmeno per un compleanno o un anniversario.Andavo in giro con quella rosa, fiera, e ogni volta che urtavo qualcuno la prima cosa che controllavo era il fiore.
Eravamo ad una festa locale, di quelle con band sconosciute a suonare musica dal vivo e l'odore di salamella che impregnava l'aria.
Era ormai la fine del nostro settimo giorno, e ne mancavano tre alla fine.
Più pensavo che la mia 'missione' fosse agli sgoccioli, più una strana sensazione mi pervadeva.
Forse mi dispiaceva mentire in quel modo a Daniela e a Manuel, ma forse ero più realistica di quanto Marc-André pensava.
Mi stavo affezionando davvero a quel crucco, a volte così insopportabile ma così paziente con me.
E sapevo anche che ero masochista nel continuare ad aiutare Ter Stegen a riconquistare la sua Daniela.-Sei sporco di ketchup.- Sussurrai a Marc-André, cercando di trattenere le risate.
Era un vero e proprio disastro.
Stavamo stuzzicando delle patatine fritte, mentre aspettavamo che la band fosse pronta per suonare.
Il biondo, però, era riuscito a sporcarsi il viso con la salsa al pomodoro, come solo i bambini erano capaci di fare.-Dove?- Chiese lui, in allerta. Io scoppiai definitivamente a ridere, e mi munii di fazzolettino.
-Faccio io.- Appoggiai sul tavolo la rosa, e mi avvicinai cautamente al suo viso, per pulirlo appena sopra al labbro.
Avevo paura di fargli male con le unghie, perciò cercai di essere delicata.-Sei proprio peggio di un poppante.- Mormorai, appoggiando il fazzolettino sporco sul tavolo.
Intorno a noi, la serata stava cominciando. La gente continuava ad arrivare, e qualcuno si sedette al tavolo con noi quattro.
Io e Marc-André, però, sembravamo isolarci in una bolla tutta nostra.Gli rubai una patatina, e gli feci cenno di guardare Daniela.
Quella sera, aveva ancora mandato la mia autostima sotto ai piedi.
Indossava un abito rosa antico e sopra un pellicciotto corto. Ai piedi, dei tacchi dorati e vertiginosi.-Sembra una dea.- Accennai, non senza un pizzico di invidia.
Io ero molto meno sofisticata con quei jeans neri, un maglione di lana rossa e le scarpe scolorate.Marc-André la squadró, con occhio critico, mentre Dani non si accorgeva minimamente che era al centro della nostra discussione.
Rideva di gusto per qualcosa che le aveva detto Manuel, e ciò non faceva altro che rendere il suo viso più bello.-Daniela è molto bella.- Disse, con aria assorta, spostando poi gli occhi su di me.
-Ma anche tu stai molto bene.- Semplice, composto ed educato.Io scossi la testa, esasperata. -Dai meno emozione di un mollusco morto.
Lui alzò un sopracciglio, con un'espressione mista a divertimento e curiosità.
-Cosa c'è di sbagliato a dire che sei bella?- Mi chiese, e io alzai gli occhi al cielo. Era così ingenuo!
-Non è questo la cosa sbagliata, ma sei rigido e composto! Devi scioglierti, eisblume.- L'enfasi nella mia voce era palpabile.
Marc-André sembró pensarci su, e poi si alzò dalla scomoda panca di legno.
Il suo movimento era così goffo che mi fece ridere, e in quel breve attimo, Marc-André Ter Stegen mi guardò con un'espressione che mai dimenticherò.
Era la stessa espressione che può avere un bambino quando vede che Babbo Natale gli ha portato come regalo proprio il gioco che voleva.Divenni rossa, e non sapendo che dire o fare, raddrizzai la schiena, con eleganza.
-Mi concederesti questo ballo?- Il ragazzo sembró racimolare tutto il coraggio che aveva in corpo, e mi allungó tremante una mano.
-Sei sicuro? Vuoi essere umiliato di nuovo?- Sussurrai, accettando la sua mano, e stringendola forte.
Portai entrambe le braccia intorno al suo collo, e lui portó le sue attorno alla mia vita.
Eravamo in disparte rispetto alle altre coppie, nella penombra.
Socchiusi gli occhi, e mi lasciai trasportare da lui, stando al suo ritmo. Era diventato più bravo rispetto al nostro primo ballo.-Rin? Non voglio più mentire a Daniela e a Manuel.- Sussurró lui, facendomi sussultare.
Mi irrigidii, non sapendo come prendere quella sua affermazione.-Mi sembra giusto. Manuel mi ha detto che Daniela è ancora presa da te, se le parli magari riesci nel tuo scopo.- Cercai di essere il più tranquilla possibile, ma la mia voce tremó.
Lui se ne accorse, e mi rivolse un mezzo sorriso.-Pensavo di essere ancora cotto di Daniela. Guardala, è perfetta!- Il ragazzo si era fermato, e ora gesticolava con enfasi.-
Ma poi mi sono reso conto che la perfezione è noiosa, che io e lei eravamo troppo uguali da rendere la nostra relazione senza brivido. Mai una litigata, mai una discussione.
L'ho capito tramite te, sai? Con tutta questa storia di fingere di stare assieme.
Forse é per questo che non mi ha mai dato fastidio che Manuel abbia una cotta per Daniela. Io ho smesso di amarla tempo fa.-Ed ecco la verità. Chiara e limpida.
Ora tutto aveva un senso, ma nonostante ciò, perché sentivo il mio cuore battere sempre più forte?-Quindi possiamo dire addio a questa pagliacciata? Non ce la faccio più di mentire. Puoi goderti la tua vita da single senza più pensieri ora.- Sussurrai, cercando di non mostrare in nessun modo il mio nervosismo.
Forse ci avevo creduto un po' troppo in quella storia di fingere di stare assieme, ma non volevo che questo fosse comprensibile ai suoi occhi. Volevo solo smetterla di stare male, e dimenticarmi di lui mi avrebbe fatto solo bene.Lui prese tempo, pensieroso. Potevo quasi sentire gli ingranaggi del suo cervello elaborare una risposta.
-Si, domani parlerò con Daniela.- Disse rigido, come se ci fosse qualcosa che non andasse. -Metteremo finalmente fine a questa pagliacciata.
Eccolo, di nuovo rigido e serio, con quel solco in mezzo alla fronte, che lo invecchiava di almeno un anno.
Avevo imparato a conoscere le sue espressioni, e quella significava che si era nuovamente chiuso in se' stesso.
A volte il ragazzo cambiava così velocemente umore, che non riuscivo a stargli dietro.
Un momento prima era carino e stucchevole, il momento dopo era freddo e acido.
Aveva intuito qualcosa? Aveva capito che io ero rimasta scottata da lui? Perché mi guardava e non mi diceva nulla?Sospirai, e tornai al tavolo, dove Manuel e Daniela continuavano a ridere e a scherzare.
Quanto li invidiavo!Marc-André non mi seguì, e con la coda dell'occhio lo vidi andare verso il bar allestito per la manifestazione.
-Tutto bene, Chow? É successo qualcosa?- Mi chiese Daniela, con tono preoccupato, vedendomi scura in volto.
-Nulla di che, incomprensioni.- Cercai di tagliare corto, ma entrambi i ragazzi continuarono a fissarmi con trepidazione, come se aspettavano altre parole da me.
-Ragazzi! Non ho assolutamente niente da dire!!- Li ripresi, sbuffando, innervosita.
I due fecero spallucce, e ripresero a scherzare fra di loro, mentre io fingevo un sorriso di circostanza.
Non potevo credere che tra poco tutto quello sarebbe finito.Spazio autrice.
Volevo solo dirvi che ho scritto una nuova storia, si chiama Changer « Antoine Griezmann.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto xx
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Eisblume « Marc-André Ter Stegen.
FanfictionDietro la maschera di ghiaccio che usano gli uomini c'è un cuore di fuoco. (Paulo Coelho) ©Invincibleo2016