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La partita si era conclusa con una vittoria da parte della squadra blaugrana, ed io ero corsa fuori appena l'arbitro aveva fischiato la fine.
Faceva caldo ed era afoso, senza il minimo accenno di vento.
Mi appoggiai ad un albero, e socchiusi gli occhi, meditando di scappare al mare. Era lì vicino, no?
Non avevo assolutamente idea di cosa sarebbe successo o cosa avrei detto a Marc-André. Non sapevo neppure se sarei rimasta a Barcellona, ma almeno volevo poter parlare e chiarire con il ragazzo tedesco.

-Tieni.- Aprii gli occhi, notando che Marc-André era davanti a me con una bottiglietta d'acqua gelida.
La presi esitante, e feci un lungo sorso, per poi richiuderla con il tappo.

-Grazie.- Sussurrai lentamente, osservandolo.
Aveva i capelli tirati all'indietro, ancora umidi. Morivo dalla voglia di intrecciare una mano nei suoi capelli, erano incredibilmente morbidi.

-Non ho tutto il tempo del mondo, Rin.- Affermò scocciato, e io smisi di guardarlo. Probabilmente dovevo essergli sembrata insistente.

-Mi dispiace Marc-André, mi dispiace tantissimo.- Mormorai con la voce incrinata, lui, però, non sembrava affatto colpito.
Mi guardava impassibile, con le braccia incrociate. -Senti, non volevo ferirti. Non volevo assolutamente rovinare tutto, ma non potevo neppure lasciare mia sorella alla furia dei miei per colpa mia.
Ora che ho buttato all'aria il matrimonio, sono venuta fino a qua per te e per chiederti scusa. Non vuoi ascoltarmi? Bene, lo capisco. Adesso puoi tornare alla tua bella vita, al contrario mio che non riesco a toglierti dalla mia testa.-
Sbottai, quasi con rabbia. Mi irritava il modo con cui mi guardava, come un cane ferito. Io ero stufa di gente che faceva la vittima.

-Ti è piaciuta la partita?- Mi chiese, ignorando il mio discorso. Era così rilassato, che mi fece perdere totalmente le staffe.

-Mi stai prendendo per il culo?- Dissi, guardandolo di sbieco. -Guarda, bellissima. Sei stato bravissimo, complimenti. Ora devo proprio andare, ho l'aereo.

Il mio sarcasmo era palpabile.
Gli lanciai la bottiglietta, che prese al volo, e feci per andarmene. Non sapevo dove, però.

Mi stava salendo il nervoso e lo stress della giornata. Prima il matrimonio e adesso ci si metteva lui.
Non avevo aspettative ma mai avrei pensato di allontanarmi da lui con così tanta irritazione.

All'improvviso sentii delle braccia avvolgermi da dietro, e io mi irrigidii.
Il suo profumo era così intenso, che non capii più nulla.
Mi lasciai abbracciare, chiudendo gli occhi. Mi sentivo a casa.

-Non sono affatto capace di esprimere le mie emozioni, feuerblume.- Mi sussurrò al mio orecchio, facendomi rabbrividire. Mi aveva appena chiamato fiore di fuoco. -
Perciò ti chiedo solo di venire con me.

Intrecció una mano con la mia, come se nulla fosse, e mi fece cenno di seguirlo.
Io alzai le spalle, fidandomi, e mi lasciai guidare.
Oltrepassammo i parcheggi comuni, per poi arrivare a quelli dedicati ai giocatori.
Ormai era rimasta solo la sua macchina, nera e rigorosamente Audi.

-Dove andiamo?- Chiesi, una volta che mi aprii la portiera della macchina e io mi sedetti.
-Vedrai.

La sua guida era sicura e tranquilla, mai pericolosa.
Mi lasció anche scegliere che canale ascoltare, e questo mi fece piacere. Avevo imparato a conoscerlo, sapevo che quei piccoli gesti erano l'equivalente di un 'ti voglio bene'.

-Quindi non hai intenzione di rispondere alle mie parole?- Domandai, sulle note di una canzone spagnola tormentone dell'estate, El Mismo sol.

-No, potrei cominciare a chiederti com'era lo spezzatino del cenone di Natale 2012. Aspetta e vedrai.- Rispose, e potei intuire che era il suo modo di scacciare l'ansia e sembrare impassibile, come aveva fatto prima chiedendomi della partita. -Però ti chiedo un favore, cambia canzone. Detesto queste canzoni spagnole da quando Dani Alves e Neymar ci fanno una testa tanta nello spogliatoio.

Scoppiai a ridere, e misi una stazione radio migliore. Lui sembró apprezzare.

-Eccoci.- Mi disse, imboccando una strada in salita.
C'erano case lussuose e bellissime, ma quella dove lui si fermò, era decisamente la migliore.
Era molto semplice all'esterno, ed era enorme, con tanto di giardino e piscina.

-Dunque?- Domandai, aspettando delle spiegazioni.

-Questa è casa mia e vorrei che tu stessi con me qui per tutto il tempo che desideri. Credo di aver già detto tutto.- Lui arrossì, e io sorrisi felice. Non avevo bisogno di ulteriori chiarimenti.
Mi aveva aperto il cuore, era come un 'accetto le tue scuse' o un 'mi sei mancata tanto anche tu'.

-Entriamo, Eisblume? Ho incredibilmente fame.- Mormorai, facendogli capire quanto ero impaziente di vedere l'interno della casa.

Lui sorrise e aprii il cancello con l'apposito telecomando.

-Benvenuta in casa Ter Stegen, Rin.-
E li, mi resi conto di aver capito cosa fosse per me la felicità.
Quello stangone con gli occhi di ghiaccio era tutto quello che avevo bisogno.

[...]

-Chow? Come stai, tesoro?- Parlare con mia sorella fu una cosa che mi diede un sacco di sollievo.

-Sto bene, io. Non mi hanno ancora messo alla forca ma é meglio se non ti fai vedere per un po'.
Credo che cambieranno, però. Io non ho intenzione di sposarmi, quindi non ti devi preoccupare.- Affermò mia sorella, con tranquillità.

Ero nel salotto spazioso, con il cellulare surriscaldato in mano. Mi stavano anche sudando le mani.

Ter Stegen era in cucina, alle prese con i fornelli. Si era imputato a voler cucinarmi qualcosa, ma a dire la verità sentivo solo odore di bruciato.

-Va bene, Chow. Fatti forza!- Esclamai, mentre Marc-André entrava nella stanza con un piattino con su del pane bruciacchiato e della Nutella.

-Ora ti devo lasciare, ci sentiamo?

-Certo. E mi raccomando, di al tuo crucco che se prova anche solo a storcerti un capello, io vengo a Barcellona e lo prendo a legnate.-

Io scoppiai a ridere, sapendo che Marc-André aveva sentito la minaccia.

-Ti posso assicurare che si sa difendere da sola.- Le rispose il tedesco, con un sorriso divertito, guardandomi di soppiatto.
Mi stavo divorando il pane con la Nutella, sebbene fosse fin troppo croccante. E mi ero sporcata davvero tanto.

Prese un fazzoletto, e mi pulì il naso sporco di Nutella.

-E posso assicurarti che non mi farà mai del male.- Feci la linguaccia al tedesco, per poi chiudere poco dopo la chiamata con mia sorella.
Ero davvero contenta di averla sentita.

-Tu credi?- Il ragazzo mi tolse il piattino dalle mani e mi guardò con un'espressione serissima.
Io alzai un sopracciglio, e annuì convinta.

-Te la sei cercata!- Ed ecco, che cominció a farmi il solletico.
E nonostante lo odiassi tantissimo in quel momento, ero finalmente soddisfatta delle mie scelte. Ero libera e serena, come mai prima d'allora.

Fine.

Spazio autrice.

Grazie a tutte per aver letto questa storia, spero vi sia piaciuta.
Vi aspetto a leggere Changer « Antoine Griezmann, l'unica storia che ho ancora in corso.
Un bacio, Rebs. xx

Eisblume « Marc-André Ter Stegen.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora