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-Questo abito è incantevole.- Disse mia madre, dopo avermi fatto provare almeno cinque abiti da sposa uno dopo l'altro.
Mi sentivo impacciata e fuori luogo, anche l'assistente che mi avevano assegnato aveva intuito che non mi volevo sposare.
Quando mi aveva posto le solite domande di rito e io le avevo risposto che avevo visto il mio futuro marito solamente una volta, aveva lasciato per perdere.

-Dici?- Domandai, osservandomi con aria critica allo specchio.
Era un vestito classico, bianco e senza fronzoli. Guarda a caso, l'aveva scelto mio padre.

-É orrendo.- Intervenne Daniela, beccandosi un'occhiataccia da parte mia. L'avevo portata con me per rendere l'operazione abito da sposa meno pesante, ma stava rendendo la situazione ancora più complicata. Bocciava ogni singolo abito proposto.
Le avevo raccontato tutto a proposito del matrimonio, e anche lei mi aveva consigliato di scappare a gambe levate.
Mi aveva promesso di non fare parola di Marc-André e di fingersi una mia amica dell'infanzia, una certa Kristel.

-Allora scegline uno tu.- Le propose mio padre, osservando con le sopracciglia aggrottate Daniela.
Probabilmente si stava chiedendo come potesse essere mia amica una ragazza del genere.

-Sissignore, non me lo faccio dire due volte.- Disse lei entusiasta. -Rin, vieni con me.

Quando arrivammo nella stanza dove erano riposti gli abiti, le feci un bel discorsetto.

-Dani, non puoi fare cosi. Non puoi contraddirli in ogni minima cosa, e soprattutto ora devi scegliere un abito sobrio.- Le dissi, ma avevo la sensazione che non mi stette ascoltando.

-Questo è perfetto.- Disse, porgendo all'assistente un abito bianco dalla gonna ampia e da principessa. In vita c'era una cintura brillantina e spessa.

-Ma davvero?- Dissi scettica. - Abito sobrio ti ho detto!

Alzai gli occhi al cielo, indossandolo senza aspettative.
Mi stava a pennello, sembrava fatto apposta per me.

-Sei bellissima, anche a Marc-André piaceresti.- Sussurró lei, osservandomi soddisfatta. Quando mormoró il nome del mio ragazzo, sentii una stretta in fondo allo stomaco. Non lo vedevo da giorni, e sapevo che stava aspettando una mia risposta riguardo alla fuga.

-Lo vorrei qua.- Dissi solamente.

La ragazza mi abbracciò, cercando di darmi conforto, ma nulla poteva calmarmi se non Marc-André stesso.

-Lo so.- Mi sorrise dolcemente, per poi invitarmi ad uscire.
Io presi coraggio, e alzando un po' la gonna mentre Daniela mi aiutava con lo strascico, uscii dalla stanza.

Tutti erano stupiti, ed io ero la prima ad esserlo.
Ora che mi guardavo allo specchio, mi piacevo. Sembravo una bella sposa.

-Kristel ha scelto bene, non é troppo esagerato.- Mio padre lanció un'occhiata soddisfatta alla bionda, che sorrise.

Io chiusi gli occhi, immaginandomi al ristorante, con tutti i vari ospiti.
La mattina avrei indossato l'abito tradizionale cinese, il qipao a fiori; durante la cerimonia, l'abito bianco con lo strascico, alla maniera occidentale; e la sera, come segno di buon auspicio, un abito rosso lungo.
Era uno strazio cambiare così tanto l'abito, ma mi toccava, come mi sarebbe toccato stare in silenzio e in digiuno per gran parte della giornata.

-Kristel, cara, ci sarai al matrimonio?- Domandó mia madre alla mia amica, che mi lanciò un'occhiata. Forse averla al mio fianco sarebbe stato un bene. Annuii, come per farle cenno di confermare.

-Certo, sarebbe la mia prima volta ad un matrimonio del genere ma va bene.-
Probabilmente non aveva assolutamente idea di cosa le sarebbe toccato.

-Ora torno a cambiarmi, Kristel vieni?- Feci cenno alla ragazza di seguirmi nello stanzino e lei mi seguì quasi di corsa.

-Ti sembra una buona idea?- Mi chiese critica.

-Si, ma non dire nulla a Marc-André. Lo chiamo stasera.-

-Quindi non hai intenzione di scappare?- Io mi morsi il labbro. Era così allettante come ipotesi, ma non potevo seguire il mio cuore. Dovevo dare retta al mio cervello per una volta tanta. -Non lo so.

{...}

-Che ci fai qua?-
Non potevo credere ai miei occhi. Marc-André si trovava nel mio salotto, con una tazza di tè in entrambe le mani, proprio come i cinesi.
Stropicciai gli occhi, leggermente terrorizzata da quella visione.
Eppure, il tedesco, sembra trovarsi assolutamente a suo agio. Quando mi vide accennó ad un sorriso, e invece di salutarmi come al solito, abbassó il capo.

-Ling xiaojie Rin, ti stavamo aspettando.- Signorina Rin? Mi prendeva per in giro? Ero sempre più incredula.

-È un ragazzo così gentile, ci ha portato dei prodotti tipici tedeschi come regalo. Lo hai educato proprio bene con i modi di fare cinesi.- Mia madre si rivolse in me in cinese, probabilmente per non farsi capire dal ragazzo.
Io non sapevo neppure cosa ribattere, perciò finsi un sorriso di circostanza.

-Sei migliorato molto, Marc-André.- Il cuore mi batteva forte nel petto, mentre cercavo di capire il perché fosse lì. Lui mi sorrise, come se volesse farmi capire che era tutto perfetto.

-Ti dispiacerebbe seguirmi in camera? Dovrei parlarti.- Dissi, guardandolo dritto negli occhi. -Se non vi dispiace.- Mi affrettai a dire, rivolgendomi ai miei genitori.
Loro acconsentirono senza farsi problemi, e io davvero ero curiosa di sapere come avesse fatto Marc-André a comprarsi in quel modo i miei genitori.

Lui mi seguii in camera, e appena notai che nessuno era nei paraggi, la chiusi a chiave.

-Vorrei baciarti, abbracciarti e mille altre cose ma proprio non riesco a capire cosa tu ci faccia qua.- Sbottai, con le braccia allacciate sotto il seno. Mi era mancato, eppure la rabbia e la curiosità avevano la meglio.

-Dovevo vederti, Daniela mi ha detto tutto: del vestito e del matrimonio, e io non posso starmene con le mani in mano. Ho semplicemente contattato un ragazzo cinese che conosco e gli ho chiesto cosa fare in queste occasioni. Ai tuoi non gli ho detto nulla di noi, solo che mi dai ripetizioni di cucina.- Sembró improvvisamente agitato, mentre cercava qualcosa nelle tasche.
-Ti ho preso un biglietto per Barcellona, se vuoi venire con me sei la benvenuta.

Mi diede il biglietto stropicciato nelle mani, e io lo osservai con il cuore in gola.
Sapevo che mi stava facendo un gran favore, ci conoscevamo da poco, eppure avevamo instaurato una buona intesa. Potevo sapere che non era facile per lui arrivare a tanto. Lui stesso mi aveva detto che era molto razionale e poco incline ad aprirsi.

-Ripetizioni di cucina?- Scoppiai a ridere. Non potevo affatto immaginarmelo cucinare il pollo alle mandorle o gli spaghetti di soia.
Inoltre, c'era un buon motivo se non avevo mai un turno in cucina.
Notando il suo sguardo corrucciato, mi affrettai a rimediare, tornando seria.- E quando sarebbe il volo?

-Domani alle dieci di mattina. Hai tutto questo tempo per pensarci.-

Io socchiusi gli occhi, e mi lasciai andare contro di lui.
Partire o non partire? Era quello il vero dilemma.

Eisblume « Marc-André Ter Stegen.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora