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-Rin, io cerco di coprirti, ma in caso andasse male...io ti ho voluto bene.- Ecco che Chow partiva con i discorsi da persona pessimista.
Le lanciai un'occhiata, e sospirai.
I miei mi avevano ordinato di non uscire a vita, ed eccomi scappare di casa in direzione di Siviglia, proprio dietro Berlino...

Sapevo che una volta tornata a casa sarei stata punita, ma sinceramente mi ero imposta di godermi quella giornata al massimo.
Probabilmente l'ultima uscita della mia vita.

-Chow, non cominciare. Mi sono infiltrata in degli stadi illegalmente e non mi è mai successo nulla. Figurati se succede oggi.- La rassicurai, sebbene lei avesse un po' ragione a preoccuparsi. Sua sorella ne stava combinando una dietro l'altra.

-Va bene, ora vai. Il tuo tedesco ti sta aspettando.- Mormoró Chow, indicando la macchina nera che era di fronte a casa nostra.
Marc-André ci stava fissando da qualche minuto, e quando incroció il mio sguardo, mi sorrise.
Mi parve di sciogliermi.

-Ciao Chow.- La salutai calorosamente prima di affrettarmi a salire nella macchina.
Salutai Marc-André con un bacio, e allacciai la cintura.

-Ti conviene partire immediatamente, abbiamo le ore contate.- Lo incoraggiai, e lui mi diede stranamente ascolto.
Non gli avevo ancora raccontato nulla, e non avevo idea su come rendere le cose più facili.

-Va bene, ora mi dici che hai combinato?- Mi morsi il labbro, sapendo che non potevo tirarmi in dietro ai suoi occhi azzurri e alla sua espressione seria con tanto di sopracciglio alzato.

-Okay, giura che non te la prendi.- Dissi, racimolando il coraggio avanzato da quel giorno con i miei genitori.

-Prendermela per cosa?- Il suo tono di voce si fece minaccioso, e mi pentii per aver combinato tutto quel casino e anche per aver mangiato l'ovetto Kinder di mia sorella quando avevo quattro anni. Mi sentivo più in colpa che mai.

-Nulla di che, giuramelo e basta.- Insistetti, ma lui non sembró cedere.

-Rin...- Cominció con tono pericolo, senza staccare gli occhi dalla strada.
Io feci un profondo respiro, e decisi di attaccare.

-Imieimihannotrovatouncinesedasposare.- Affermai velocemente, togliendomi un peso.

-Eh?-

-I miei mi hanno trovato un cinese da sposare.- Ripetei, con una smorfia. Temevo il peggio, e infatti, il ragazzo si bloccò in mezzo alla strada, facendo quasi uno scontro con la macchina davanti. Erano le cinque e mezza del mattino, non c'era molta gente, ma non volevo assolutamente essere causa di un brutto incidente.

-Dimmi che stai scherzando.- Marc-André mi guardò così serio come non l'avevo mai visto.

-No, ma io non voglio sposarmi con un cinese. Ora guarda la strada, ti prego.- Lo ripresi leggermente preoccupata dal fatto che avesse perso concentrazione.

-Si, scusami.- Marc-André puntó gli occhi sulla strada, ma pareva sempre turbato. Tamburellava le dita sul volante -E che hai intenzione di fare? Non credo tu possa ribellarti.-

-Voglio vivermi questo giorno come fosse l'ultimo, Eisblume.- Sussurrai, sapendo che aveva ragione lui. Ai miei non interessava nulla se non volevo sposarmi.

Lui annuì, cupo.
Nessuno parlò per tutto il viaggio, e avevo paura di avergli rovinato la giornata.

[...]

-Siete bellissimi, grazie di essere venuti.- Raquel ci accolse, dandoci un bacio sulla guancia. Era raggiante, e quel vestito le stava d'incanto.
-La cerimonia è stata magnifica, vi auguro il meglio. Siete voi i bellissimi!- Esclamai, sebbene io e Raquel non avessimo un gran rapporto. Ero contenta di essere lì, però.

Eisblume « Marc-André Ter Stegen.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora