8. November Rain, Guns N' Roses

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Yuki.

‹‹Lasciami andare››. Un sapore ferroso in bocca mi provoca un senso di nausea. Ho così dolore ovunque che presto perderò i sensi.

‹‹Non urlare››

Quella voce...

‹‹Nessuno ti salverà.›› La risposta è secca, cupa.

Tremo di più.

Mi sveglio di soprassalto, con il cuore che batte a mille e un sapore metallico in bocca, mentre mi rendo conto che sono stata io a mordermi il labbro furiosamente. Ho la fronte sudata e il fiatone. Mi guardo intorno e cerco di capire dove mi trovo. Sono in un fottuto letto. La camera è avvolta nel buio. Dalle finestre filtra la luce lunare, il cielo libero dalle nuvole. ‹‹Che ore sono? Dove mi trovo?››

Mi metto seduta sul letto e piano mi alzo, accendendo la luce. Corro verso la finestra e la spalanco. La mia camera non è grandissima, ma è avvolta nel lusso. Come sono finita qui? Ricordo di essermi addormentata sul jet. Ma adesso?

Mi volto, accorgendomi del cellulare sul mio comodino. Attivo lo schermo e guardo l'orario. È l'una del mattino. ‹‹Cazzo, ho dormito tutto il giorno!››

Decido di uscire dalla camera, e in punta di piedi, aiutandomi con la torcia del telefono, spengo la luce e impugno la maniglia. La apro piano e resto immobile per qualche secondo.

Inizio a camminare, e aprendo piano una porta, una calda cucina mi compare davanti, mi avvicino piano e spalanco il frigo. È pieno di cibo, tutto dall'aspetto invitante. Scuoto la testa e prendo una bottiglietta di acqua, bevendo come una forsennata.

Esco dalla cucina e continuo a camminare, fino a ritrovarmi in un grande salotto.

'E' una suite o una casa?'

‹‹Non lo so››, sussurro.

Attraverso la grande sala e apro piano una porta a caso. Un'altra camera da letto. Chiudo subito e mi domando inutilmente dove sia il bagno.

Continuo a camminare e aprendo un'altra porta, osservo un corridoio al buio illuminato con delle lucine accese al muro, e varie porte ai lati.

'E' un hotel.'

Annuisco e sono quasi sicura di riuscire a scappare in questo momento.

Che idioti. Sono da sola in questa immensa camera. Non ho idea di dove si trova la mia valigia, ma chi se ne frega. È la mia occasione.

‹‹Non stai scappando, vero?››

‹‹Porca troia››, urlo lasciando cadere il cellulare che si schianta al suolo.

Il cuore mi schizza fuori dal petto e nel momento in cui si accende una luce mi volto verso la voce. La figura possente e alta di Zero è in piedi dietro di me. Ha i capelli spettinati, indossa solo dei pantaloncini neri e il suo maestoso petto nudo è davanti ai miei occhi. Non ha minimamente l'aria arruffata che abbiamo tutti appena svegli, e questo dovrebbe essere illegale.

Mi ricompongo, raddrizzando la schiena. ‹‹Cosa ci fai qui?›› Faccio fatica a respirare, a causa dello spavento che mi ha provocato questo diavolo dagli occhi verdi.

‹‹Sei nella mia suite, e hai dormito per tutto il pomeriggio. Era ovvio che ti saresti svegliata di notte. E immagino che i tipi come te non riescono a stare tranquilli al proprio posto.››

‹‹Tipi come me?››

Zero mi fissa impassibile; le spalle larghe, le braccia toniche e muscolose, il volto fiero con lo zigomo leggermente viola per via del mio pugno. E quei dannati occhi che trasmettono inquietudine provocandomi un brivido lungo la schiena.

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