Capitolo 5

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SEBASTIAN

È proprio vero quello che dico. Ci credo ciecamente.

Mi fido di lei. Come non mi è mi successo in vita mia. È così gentile, spontanea.

E giovane... pervertito, mi ricorda la mia mente.

Non so nemmeno quanti anni abbia questa creatura così lontana dal mio mondo, fatto di bambolone sexy e rifatte, vizi e soldi.

Ripercorro la mia vita sentimentale in cerca di una sensazione anche solo lontanamente simile a come mi sento adesso.

Niente, nulla, nada.

Ho sempre visto il sesso come un'abitudine, un modo per passare il tempo divertendosi, un'azione naturale ed istintiva che gli uomini provano... una cosa meccanica.

Olivia mi guarda come se fossi impazzito. «Dici sul serio? Senza nemmeno farmi firmare, non so... un contratto di riservatezza?». È giovane, sì, ma ha la testa sulle spalle. Più di me, questo è certo.

Mi viene da ridere, come non facevo da anni.

Dio, quanto vorrei baciarla. Sebastian... datti una cazzo di calmata.

«No, nessun contratto... credi che dovrei? Io non credo», dico. «Ora finiamo il dolce, ti va?».

Lei annuisce, anche se non sembra molto convinta. Le piace il dulce de leche. È da annotare.

Mangiamo in silenzio fino quando Olivia non si appoggia allo schienale della sedia, esclamando: «Sono piena!».

Le tolgo il piatto da davanti e rimetto tutto nel carrello, rifiutandomi di farle muovere un solo dito.

Ora che ci penso, era da un po' che non facevo un pasto completo, e sano. In compagnia, poi... no, Roman non conta, con lui si discute solo di sport, e impegni di lavoro.

E nemmeno la donna che mi ha mandato in camera la settimana scorsa conta. Ero sconvolto quando l'ho vista. Così formosa, così... volgare. E quello che indossava poi: un vestitino striminzito che faceva vedere più pelle del dovuto. C'è stato un tempo in cui non ci avrei pensato due volte ad andare a letto con lei, per far passare la serata, facendo una cosa che mi andava di fare.

Ma le cose sono cambiate.

Non bevo più, non scopo più con la prima che incontro. Ho superato quella fase, il lutto per la perdita, non sono più quella persona.

Abbiamo cenato, poi le ho detto gentilmente di andare via.

Non posso fare altro che paragonare Olivia a quella donna, quella succinta.

Due poli opposti.

Olivia stasera indossa un vestito nero, sopra il ginocchio, con un motivo geometrico di "vedo, non vedo" sulle spalle e sulla schiena. I sandali neri allungano le gambe senza farla sembrare volgare, anche se è formosa. Mentre l'altra... non voglio nemmeno pensarci mentre Olivia è qui. Mi sento sporco.

«Tutto bene?», mi chiede alla fine. «Sono cinque minuti buoni che non dici una parola», sorride.

«Scusami, ero sovrappensiero». È bello averla in giro per casa. «Ti posso fare una domanda?», partorisco alla fine.

La spavento così?

Sembra pensarci su, poi risponde: «Certo».

«Ti sembrerebbe inappropriato se ti chiedessi di rimanere qui? Solo per qualche giorno... ».

#Wattys2016 Saved Love - Una canzone per salvarciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora