Capitolo 14

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ROMAN, 25 Ottobre 2013

Arrivo alla capanna da eremita di Sebastian. Dio che ricordi questo posto.

Belli e brutti.

Non so perché mi abbia fatto chiamare, ma io come al solito mi sono precipitato. Magari si vuole rimettere al lavoro, per questo mi ha fatto venire qui. Avrà rispolverato l'attrezzatura per un nuovo disco? Magari è riuscito a dimenticare quella ragazzina... che fatica è stata escogitare un piano per farla uscire di scena. Per fortuna ha funzionato, senza neanche troppi sforzi, ma devo ammettere che Rikard ha fornito un contributo non indifferente alla causa. Lavoro per lui adesso... e la paga non è male.

Mi chiedo se Seb abbia chiamato Veronica... così, giusto per rimettersi in pista e tornare a lavoro. Lei è sempre stata "utile", per così dire.

Dovrò contattare le emittenti radio, in questo caso. Si ritorna all'attacco.

Sono pimpante quando busso alla porta principale, qualcuno mi da il permesso di entrare ed apro la porta.

Sebastian è seduto sulla poltrona, un bicchiere di whiskey in mano. Fa ruotare il liquido ambrato e tintinnare il ghiaccio dentro il bicchiere.

C'è anche Axel con lui. Collaborazione in vista? Non ne hanno mai fatta una. Sarebbe un successone, sono già eccitato.

C'è qualcosa che non va però. Hanno entrambi lo sguardo scuro, severo.

Sebastian mi fulmina ad ogni passo ed è visibilmente ubriaco.

Oh Dio, no... non può aver scoperto... tutto.

Eppure il suo sguardo dice il contrario. Anche Big John sembra più incazzato del solito. Non sapevo nemmeno fosse stato richiamato a lavoro.

«Siediti», m'intima Sebastian, ed io eseguo il suo ordine. Non l'ho mai visto così in vita mia.

«Seb, io... », faccio per dire, ma lui mi blocca con la mano. Si solleva dallo schienale, furioso, e desidero non aver fatto nulla per meritarmi questa freddezza.

«Sta' zitto, Roman. Te lo dico io quando parlare». Le fiamme nei suoi occhi lampeggiano. «Vedi, io so già tutto. So cos'hai fatto, so tutti i dettagli del tuo piano per allontanarla da me... », fa una piccola pausa, e capisco che anche solo pensare alla ragazzina gli provoca un dolore immenso. «Quello che non capisco è il perché. Ci ho pensato, giuro, e ho delle opzioni». Appoggia i gomiti sulle ginocchia, e mi inchioda al divano, lì dove sono, strofinandosi le mani l'una contro l'altra.

Axel e Big John sembrano arrabbiati quanto lui, sento i loro sguardi schifati su di me, annuso la tensione che c'è nella stanza.

«Sto aspettando», dice Sebastian, e allora mi sciolgo, comincio a parlare.

«Io... l'ho fatto solo per proteggerti. Non volevo che ti distraesse dai progetti che avevamo in ballo, non volevo che si approfittasse di te, della tua debolezza. Non volevo che ti facesse mollare tutto. E poi pensavo che fosse una delle tante... quini parlando con tuo padre abbiamo pensato che...», dico improvvisamente pieno di entusiasmo. Rido, ma nessuno ride con me.

Mi ritrovo in mezzo alla stanza, con le braccia spalancate in attesa di essere perdonato. «Mi dispiace Seb. Immagino di aver combinato un bel casino, ma posso rimediare, io... e poi ho visto che non le sei corso dietro, quindi ho pensato che non fosse così importante».

A quel punto Sebastian scatta.

Mi raggiunge di corsa e mi sbatte contro la porta d'ingresso.

In lontananza sento Axel raccomandarsi di non farmi troppo male, ma io sono concentrato sugli occhi di Sebastian. Così pieni di rabbia, quasi animaleschi.

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⏰ Ultimo aggiornamento: May 13, 2017 ⏰

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