Capitolo 12

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OLIVIA, 26 Ottobre 2013

Credevo di stare meglio.

Di averlo dimenticato una volta per tutte e di essere andata avanti con la mia vita, anche se un po' a rallentatore.

Già, realizzo che è proprio il modo giusto per descrivere la cosa.

All'inizio, quando ero tornata da Ibiza, non riuscivo a muovermi senza fare una fatica immensa. È una cosa che parte dalle viscere. Un dolore che ti svuota completamente.

Con il tempo quel vuoto si è colmato, ma è rimasta quella sensazione di non agire come tutti gli altri.

Il problema sono io, sono io quella che non riesce a prendere velocità. Pensavo che il tempo avrebbe aiutato, che avrei ripreso a correre come il resto del mondo, le mie pile dovevano solo ricaricarsi un po'.

Per un periodo ha anche funzionato.

Attaccata alla spina della corrente, mi stavo ricaricando esattamente come un telefonino. Lentamente, vedevo le tacchette della mia vitalità risalire fino a livelli quasi accettabili, e mi sono convinta di aver superato tutto.

Fino a ieri sera.

Andrea mi ha aperto gli occhi, in modo brutale, ma l'ha fatto.

Niente è dimenticato.

Sono coperta di cicatrici che non sono guarite, e coprirle con un cerotto non significa farle sparire. Che stupida a pensarlo.

Sono lì, s'infettano, si riaprono ad ogni movimento brusco. Ed è proprio quello che è successo ieri. Non avevo una reazione così forte da quando me ne sono andata dalla suite in cui avevo abitato per quasi due settimane insieme a... lui.

Ho gridato, ho pianto, mi sono sfogata finalmente per tutta questa situazione.

Le parole mi sono uscite dalla bocca senza che un filtro mi bloccasse, come non facevo da tempo.

Ho sempre riflettuto molto su come dire le cose che non mi stavano bene, specialmente ad un amico. Ma Andrea ha davvero esagerato questa volta.

L'ho aggredito, anche se solo verbalmente. Ad alzargli le mani ci ha pensato Daniel.

Non doveva mettersi in mezzo, non volevo metterlo nella posizione di schierarsi contro uno dei suoi migliori amici ma credo che Andrea se la sua meritata in fondo.

Scrivo un messaggio a Daniel per ringraziarlo, e lui risponde subito.

"Non potevo non difenderti, quello stronzo l'ha fatta grossa stavolta. Non ti preoccupare, ho scelto io di farlo. Ti voglio bene... come stai?".

Rispondo, ma evito la domanda.

Non lo so nemmeno io come sto, è questo il problema. Mi sembra di essere tornata indietro di un mese, per la confusione e il dolore ma allo stesso tempo non sono apatica e nemmeno depressa.

Sono arrabbiata.

Con Sebastian che mi ha tradita, con quella maledetta isola, con Andrea che non sa tenere la bocca chiusa, con me stessa per aver permesso ad un uomo portarmi via il sorriso.

"Stasera pizza e film? Savi vuole vederti prima di partire".

Ah già, hanno un viaggio in programma. Digito velocemente una risposta e mi vado ad accertare che ci siano abbastanza pop corn per tutti e tre. Faccio finta di non ricordarmi che Sebastian adora i pop corn e richiudo l'anta del mobile sbattendola per la frustrazione.

#Wattys2016 Saved Love - Una canzone per salvarciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora