PROLOGO

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La canzone American idiot dei Green day risuonava nelle mie orecchie facendomi dimenticare del resto del mondo.
Ero solo io e la mia musica.
Non potevo chiedere di meglio, se non un tempo migliore.
Piccole gocce cominciarono a bagnarmi i capelli facendomi sbuffare per la frustrazione, era da due settimane che continuava a piovere e speravo vivamente che smettesse.
Odio la pioggia.
Mi tolsi gli auricolari e il mondo divenne silenzioso e rumoroso allo stesso tempo: le persone, le auto, il frastuono della città, il vento che fischiava, lo scroscio della pioggia sull'asfalto, i miei passi, tutto sembrava fondersi in un unico e immenso casino. Nonostante ciò, mi sembrava tutto cosí silenzioso, mi rimisi gli auricolari, un'altra volta. Tirai velocemente sulla testa il cappuccio della felpa per coprirmi e iniziai a correre cercando un posto per ripararmi da quella fastidiosa pioggia, che man mano continuava a farsi più intensa.
Con un po' di fiatone arrivai sotto una piccola tettoia in legno, guardai sul display del cellulare l'orario e decisi che avrei aspettato lí finché non avesse smesso di piovere.
Sbuffai per l'ennesima volta in quella giornata, di sicuro non era stata per niente bella: svegliarsi presto per andare a scuola, la verifica a sorpresa di chimica, l'interrogazione di storia andata male, il cibo schifoso della mensa, la pioggia e i miei vestiti un po' bagnati. Incrociai le braccia e mi sedetti sul gradino, dovetti stringermi le gambe al petto, non solo per il freddo ma anche per l'acqua che stava entrando nelle mie scarpe.
Decisi di cambiare canzone mettendo la modalitá casuale e senza volerlo partí la mia canzone preferita

Do you know what's worth fighting for
When it's not worth dying for?
Does it take you breath away
And you feel yourself suffocating?
Does the pain weight out the pride?
And you look for a place to hide?
Did someone break your heart inside?
You're in ruins
One, 21 guns
Lay down your arms
Give up the fight
One, 21 guns
Throw up your arms into the sky
You and I..

La canticchiai e mi resi conto di essere osservata quando improvvisamente sentii una voce.

«Ti piacciono i green day?» smisi di cantare e guardai Luke davanti a me rivolgermi un ampio sorriso.

«Si, molto» dissi e mi strinsi ancora di più, cercando di trovare un po' di calore

«Cosa ci fai qui?» chiesi, forse un po' troppo freddamente

«Mi sto riparando dalla pioggia, proprio come te» mi fece notare e si sedette accanto a me.

«Hai freddo?» chiese dopo qualche minuto di silenzio.

No, non ho freddo. Mi diverto a tremare. Genio.

«Secondo te?»

«Si, hai freddo» rise e notai due adorabili fossette ai lati della sua bocca.

«Tieni» si tolse la giacca e me la porse sulle spalle, facendomi sentire subito meglio.

«Uhm, grazie» gli sorrisi. Era il primo ragazzo che faceva qualcosa di carino per me.

«Non voglio rischiare che tu muoia di freddo» ricambiò il sorriso e ancora una volta potei ammirare le sue fossette

«Comunque, io sono Luke» mi porse la mano sorridendomi e le sue iridi azzurre incontrarono le mie color nocciola per più di un secondo. Avevo questa grande paura di guardare le persone negli occhi, paura che qualcuno riuscisse a capire tutto ciò che ho passato, del dolore che ho provato, di comprendermi con un solo sguardo, paura che svanì in quegli attimi in cui i nostri sguardi si erano incrociati.

«So chi sei. Sei molto conosciuto a scuola» nonostante questo fosse solo il primo anno per entrambi nella nostra scuola, Luke era abbastanza conosciuto. Come sapevo che era anche per lui il suo primo anno? Semplice. Le voci girano.

«Uhm, diciamo di si. Ho un debole per farmi mettere nei casini» accennò una lieve risata

«Isabella Walker» porsi la mia mano verso la sua, stringendola e sperai con tutto il cuore di aver trovato un amico.

Amnesia •Luke Hemmings•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora